Si è chiusa l'indagine sui "pattuglianti" bolognesi accusati di usurpazione di funzione e lesioni, a danno di alcuni No global, nelle manifestazioni di piazza del 2 giugno 2004 e del maggio 2005. La Procura è venuta a conoscenza degli episodi, si può dire, per caso: alcuni No global erano stati denunciati per resitenza alle forze dell'ordine, ma dai filmati è risultato che in realtà stavano resistendo ai pattuglianti da cui erano stati aggrediti. Il sostituto
procuratore Morena Plazzi, titolare dell'inchiesta, ha già inviato gli avvisi di fine indagine - che preludono ad altrettante richieste di rinvio a giudizio - per i 13
indagati, tra i quali due poliziotti della Questura di Bologna.
I capi d'accusa non sono cambiati ma, nel frattempo, si sono aggiunte le contravvenzioni nei confronti dei volontari nelle cui case sono state trovate munizioni illecitamente detenute e, in un paio di casi, dei tesserini della Polizia di Stato di cui non avrebbero dovuto essere in possesso. Già nelle precedenti perquisizioni, a partire dal maggio 2006, erano saltati fuori manganelli, manette, nocchiere e altre attrezzature da "picchiatori" che utilizzavano durante i loro servizi di "ronda".
I due poliziotti, un agente delle volanti e un primo dirigente, sono invece finiti sotto indagine in un secondo momento per omissione di rapporto, visto che all'indomani degli scontri del 2 giugno non hanno segnalato la condotta impropria dei pattuglianti, pur trovandosi vicinissimi a loro, come è risultato dai filmati. Nonostante quanto accertato dalle indagini, il Comune di Bologna ha respinto per due volte la richiesta dell'Altra sinistra di revocare le convenzioni con i volontari per il controllo del territorio.