Ecco il quadro che emerge in alcune significative cifre.
Alla data del 30 novembre 2006, la popolazione degli 11 campi nomadi fissi, presenti in otto Comuni del bolognese, ammonta a 571 persone, di cui il 68% risulta di nazionalita' italiana: in cinque campi sono presenti solo zingari italiani, mentre in tre risiedono solo cittadini stranieri (rumeni e slavi).
I due terzi degli zingari che vivono a Bologna sono italiani, mentre quattro nomadi su dieci sono minorenni; la maggior parte va a scuola solo fino ai 14 anni. Lo stesso rapporto, quattro su dieci, riguarda anche il tasso di disoccupazione tra i rom in eta' lavorativa: senza impiego sono soprattutto le donne, mentre 60 persone tirano avanti lavando vetri, raccogliendo ferro, chiedendo l'elemosina o facendo le carte.
Il problema piu' grosso per i campi nomadi della provincia di Bologna e' rappresentato dai servizi, igienici e non: a disposizione dei 571 nomadi, infatti, ci sono 99 wc (uno ogni sei persone), 90 docce (una ogni nove) e 51 cucine (una ogni tre famiglie). L'acqua e la luce sono le uniche utenze fornite in tutti i campi tramite allacciamento pubblico, seguono le fognature, che mancano solo nei due campi profughi per ex jugoslavi, dove si utilizzano fosse biologiche.