Mongolfiera n. 84 del 9 luglio 1988

Afriche libere

Un grande meeting musicale dedicato al leader nero Nelson Mandela per il suo settantesimo compleanno. Il 16 luglio 1988 in Piazza Maggiore a Bologna si terrà un grande concerto gratuito che vedrà alternarsi suI palco alcuni tra i migliori rappresentanti della musica africana contemporanea: So Kalmery e Ujamaa, Farafina, Dou Dou N'Daje Rose di Dakar, Ghetto Blaster, Mahlathini con le Mahotella Queens e la grande Miriam Makeba. Per l'occasione, Mongolfiera ha chiesto a Luigi Elonghi (grande esperto di musica africana, residente a Parigi) di presentare lo straordinario evento.
30 aprile 2007 - Valerio Monteventi, Luigi Elonghi

AFRICHE LIBERE
Nelson Mandela compie 70 anni: un grande meeting musicale dedicato al leader nero.

"Afriche Libere", la copertina del n. 84 di Mongolfiera - 9 luglio 1988 Bologna come Londra, Piazza Maggiore come Wembley, un'estate che sarà ricordata all'insegna dell'Africa e della lotta conto l'apartheid. Parole grosse, ma che sono circolate e circolano nella presentazione del mega-concerto che il 16 luglio, in Piazza Maggiore, festeggerà il 70° compleanno di Nelson Mandela.
"La musica rappresenta oggi una forma di comunicazione. anche politica di grande livello. Il colossale raduno di Wembley dimostra come sia possibile dare risposte alle speranze inespresse che vivono nel mondo giovanile. C?è bisogno di una iniziativa che cammini. anzi che voli come vola la musica".
Inserirsi nel filone londinese di venta quindi naturale per chi, come CGIL - CISL -
UIL. ha voluto con un evento musicale unico chiamare a raccolta giovani, ragaz-
ze, lavoratori per una testimonianza "impegnata" che dica "no" al ripugnante
regime sudafricano e, fin che ci siamo, che dica pure "no" agli striscianti razzismi di casa nostra.
"Afriche Libere" si chiamerà, dunque, la manifestazione; proprio per affermare il
duplice impegno.
Dalle righe fin qui succedutesi un attento lettore (qual è quello di Mongolfiera) potrà notare il tono freddo, un po' d'agenzia, in cui sono imbevute le parole.
"Ma come, una simile iniziativa non stimola il vostro entusiasmo", verrebbe da chiederci, voi sempre alla ricerca di artisti impegnati, storcete il naso di fronte a un gruppo di uomini di spettacolo che testimoniano la loro avversione al razzismo?
Chiariamo subito le cose. "Afriche Libere" ci piace, ci piace che sul palco ci siano
artisti africani come Miriam Makeba, Dou Dou N'Diaye Rose, So Kalmery, Ghetto Blater e Farafina. Quello che non ci piace molto, anzi per dir la verità ci infastidisce, è questa "mano benevola e ospitale che Bologna, nella sua totalità, porge all'iniziativa".
Ci viene da dire questo perché sfogliando l'elenco degli sponsor della kermesse notiamo che, accanto alla Regione Emilia-Romagna, alla Provincia e al Comune di Bologna, alla Federcoop e all?Unipol è segnato anche l'Ente Fiera, quello che lo scorso anno veniva contestato dai suoi lavoratori precari per la presenza alla Fiera del Libro per ragazzi di uno stand del Sud Africa.
Ci solletica pure lo spirito critico la benevolenza degli albergatori bolognesi (affigliati sia alla Cofesercenti che alla Confcommercio) che metteranno a disposizione gratuitamente le stanze dei loro alberghi per gli artisti africani. Forse sarebbe stata più utile un?opera di convinzione nei confronti dei loro cugini "commercianti riccionesi" così impegnati a tirar giù le serrande per scacciare i "vu cumprà".
Non ce ne vogliano i taxisti (non ci sono assolutamente antipatici), ma la loro disponibilità a portare in giro per la città, gratis, i musicisti, assieme all'impianto di 60 mila watt messo a disposizione da Vasco Rossi e il palco e l'impianto luci utilizzati nelle ultime tournée da Paul Young e Joe Cocker, danno quel senso di "perfezione" che, quando è così "troppo perfetto", stanca.
Forse perche una buona parte dclla "classe politica bolognese" ha svolto i suoi studi presso l'Aldini-Valeriani (e si sa che nei primi anni di istituto tecnico si impara bene ad usare la lima), ma la capacità con cui, in questa città, si "lìmano" le contraddizioni è veramente incredibile. Anche in questa iniziativa ha fatto capolino l'ormai famoso IX° Centenario (riproposto già in tutte le salse, buono per i vari "cioccapiatti" di turno). Infatti, a Settembre, verrà concessa la Laurea ad Honorem a Nelson Mandela (una laurea che, a detta degli organizzatori del concerto, dovrebbe finalmente trovare tutti d'accordo, dagli studcnti al corpo accademico, al Rettore).
Ebbene, assieme al grande meeting, verrà lanciata una campagna perché Nelson Mandela possa ricevere. personalmente. la Laurea ad Honorem qui a Bologna. Le migliaia di cartoline che "pioveranno" sull'Ambasciata Sudafricana di Roma.
"Costruiranno - è stato detto - una campagna di liberazione non banale, tesa a valorizzare l'onoreficenza al leader africano; per fare in modo che, fra cento anni, il IX Centenario sia ricordato come quello di Nelson Mandela".
D'accordo che la "spettacolarizzazione degli eventi" richiama le grandi masse, ma non vorremmo che l'Africa diventasse un business (non tanto economico, quanto di immagine).
Vorremmo ricordare che, nel corso di questi anni, i vari leader dell'ANC, da Lutuli a Tambo allo stesso Mandela, hanno chiesto ai movimenti democratici dei paesi occidentali di fare pressione affinché venissero attuate le sanzioni economiche nei confronti del regime sudafricano. Winnie Mandela ha dichiarato, più di una volta, che l'aiuto più grande che può venire dai paesi industrializzati per la liberazione di suo marito è il boicottaggio dei prodotti del Sud Africa.
Ebbene, proprio di questi giorni la notizia del boom dei traffici commerciali con il Sud Africa. Le unità provenienti dal Mediterraneo hanno viaggiato, con lew ultime partenze di giugno, a pieno carico. In crescita è l'esportazione di beni di consumo come elettrodomestici, materiali per l'edilizia, macchinari.
Il consorzio internazionale SAECS. di cui fa parte anche il Lloyd Triestino (gruppo IRI-FINMARE. a partecipazione statale) gestisce il traffico tra l'Europa e il Sud Africa. Dal Mediterraneo, con scali nei porti italiani di Trieste, Napoli, Livorno e La Spezia, operano le navi Africa ed Europa del Lloyd Triestino, oltre al porta-container Langeberg della compagnia sudafricana Safmarine (costruita nei cantieri navali italiani).
Ben vengano quindi i grandi meeting musicali, utili a sensibilizzare e a far conoscere la vergogna dell'apartheid, ma non lasciamo che le iniziative di boicottaggio economico, egualmente utili alIa causa del popolo nero, siano portate avanti solo da una donchisciottesca minoranza.
Se si vuole seguire la "linea londinese" lo si faccia fino in fondo.

Valerio Monteventi

IL CONCERTO DELLE AFRICHE LIBERE

Anche se le grandi adunale per i concerti anti-apartheid rischiano la banalizzazione della moda (musicale e politica), "Afriche libere", organizzata per festeggiare i settantesimo compleanno di Nelson Mandela. Ha sicuramente il merito di una scelta che premia alcuni tra i va1ori più incontestabili ed autentici della musica africana contemporanea. Segno che questa volta il vento dello show business d'oltrape non ha influenzato i promotori della manifestazione di Piazza Maggiore a Bologna.
Uno spettacolo da non perdere. che offrirà gratis al pubblico emiliano il meglio delle melodie e dei ritmi dei sei paesi del continente del sole, eseguiti - secondo le caraueristiche delle formazioni in programma - tanto nella versione moderna che auraverso la strumentazione tradizionale. Pertanto niente di folk1oristico, poiché nell'Africa del 1988, e probabilmente in quella del 2000, la musica elettro-acustica si diffonde suI permanere di quella tradiziona1e, e le due coesistono nei villaggi e nei centri urbani: spesso - come a Bologna - sulla stessa scena, e talora nella composizione del medesimo gruppo.
Di più, come nelle cerimonie e nei riti che perpetuano i costumi ancestrali, musica e danza sono componenti indissolubili di un tutto in cui si celebra l'unione delle società umane con le forze dell'universo. Ciò che rende alle orchestre africane una potenza espressiva e una forza d'attrazione e d'animazione a cui è difficile sottrarsi.
Nell'insieme Borkinabé Farafina (che vuol dire "gli uomini dalla pelle nera", in una delle lingue mandinghe) il suono inimitabie del balafon - simile allo xilofono occidcntale - di Mahama Konaté accompagna tutta una complessa poliritmia. eseguita da almeno tre differerenti tamburi, e sulla quale prendono corpo) i passi di danza di Adama Ye "Paco", ballerino e percussiooista di talento.
Altri ritmi e un attro modo di ballare con l'orchestra di percussioni Dou Dou N'Daye Rode de Dakar, il massimo ispiratore delle più recenti correnti della musica senega1ese e ospite d?onore, insieme a Miles Davis e a Ray Charlcs, dell'edizione '88 del Festival Jazz di Parigi.
Lo Zaire sarà rappresentato da So Kalmery, interprete di una tendenza assai spiritual che affonda le sue radici nel Praka, antichissimo ritmo della sua terra. So, già conosciuto nel nostro paese, dove si è esibito a Bari l'anno scorso, vive abitualmente a Parigi, al pari dei Ghetto Blaster, gruppo nigero-camerunese formatosi per lo più nella capitale francese, sull'onda dell'esplosione della musica nera nella prima meta degli anni '80.
Un ben altro discorso meritano Pierre Akendengue e Miriam Makeba, due autentici giganti e pionieri della nuova musica africana.
Akendengue, gabonese di Libre Ville, applica da sempre la ricerca melodica sulla trama ritmica dell'Africa centrale atlantica; il suo ultimo disco, il cui titolo - "Espoire a Soweto" - ben si adatta al programma del giorno, segue le inclinazioni di uno stile personalissimo.
Miriarn Makeba non dovrebbe aver bisogno di presentazioni: da vent'anni esiliata per via della sua militanza anti-apartheid, la "signora della canzone africana" è conosciuta e apprezzata in tutto il mondo. Ultimamente ci ha regalato un libro autobiografico, "Makeba: my story", e un LP, "Sangoma", registrato "a capella" cioé cantato senza accompagnamcnto strumentale, secondo una concezione espressiva inalterata da secoli.
Per chiudere, una band di Soweto, Mahlathini and Mahotella Queens, probabilmente il gruppo rivelazione del Festival: suI tempo zulu adattato alle sonorità moderne, la voce profonda ed inesauribile del vecchio leone
Simon Nkabinde, in arte Mahlathini, troverà l'arrnonia nel canto delicato delle sue tre regine: vestite in tradizionale, queste donne non più giovanissime cantano e ballano nello stesso tempo, con un'eleganza e una morbidezza, che ci renderanno, in una serata forse indimenticabile, un frammento limpido dell'anima africana.

Luigi Elonghi