Compiacimento del procuratore capo per il "pro-legalitario" Cofferati

"Quando sento il primo fischio... il mio sangue comncia a tremar" diceva una vecchia canzone popolare, per la classe politica odierna invece "i fischi e le proteste sono segnali inquietanti". Non è mai stato così d'attualità il detto "... è il segno dei tempi".

Se l’esponente di spicco dei Ds bolognesi Salvatore Caronna (consigliere a Palazzo d’Accursio e in regione ed ex segretario della federazione) bolla come "un atteggiamento provinciale" chi si è soffermato a rilevare l'assenza da Bologna del sindaco Sergio Cofferati nel giorno delle celebrazioni per l'anniversario del 25 aprile, non nascondendo invece preoccupazione per le contestazioni andate in scena (non solo contro Cofferati a Genova) - veri e propri “segnali inquietanti” secondo Caronna, il procuratore capo Enrico Di Nicola dà un’interpretazione meno preoccupata dei fischi, pur non esimendosi dall’esprimere compiacimento per la linea “pro-legalità” del primo cittadino.
"Dire che è contro la resistenza chi ha fatto applicare la legge non mi trova d'accordo", sono le parole di Di Nicola, ma subito dopo ha sottolineato anche che "la protesta è sacrosanta" e che "l'unico diritto che in una democrazia non è ammesso è l'uso della violenza per motivi politici". Cosa che, a Genova, non è accaduta. I fischi a Cofferati sono stati lanciati al "cino-cremonese" da un gruppo di manifestanti che aveva esposto il cartello "Chi sgombera e reprime non parli di resistenza" in riferimento alla linea dura del sindaco bolognese contro le baracche abusive dei rom e le occupazioni di case da parte dei collettivi.
Anche su questo fronte, e sul “rispetto della legalità”, dai piani alti del Palazzo di Vetro di piazza Trento Trieste sono arrivate espressioni di supporto. "Chi porta avanti il discorso della legalità mi trova consenziente; – ha affermato Di Nicola- come infine si può non ricordare che Cofferati che ha invitato quei soggetti alla tolleranza?".