Zero in condotta - Speciale precarietà

Ricercatori precari

Intervista ad Anna Borghi, portavoce del movimento dei docenti ricercatori precari di Bologna, per delineare una breve storia della rete nazionale di cui il gruppo bolognese è un importante nodo.
27 aprile 2007

manifestazione dei ricercatori precari «Tutto inizia nel marzo 2003 - spiega la portavoce cittadina Anna Borghi - con l'occupazione degli atenei italiani da parte del neo-costituito movimento dei ricercatori precari, in seguito alla presentazione in Parlamento del DDL Moratti: la battaglia per il riconoscimento del docente a contratto comincia qui.»
La riforma Moratti, infatti, agendo in continuità con le precedenti politiche universitarie introduce la figura a tempo determinato del docente a contratto, destinata a sostituire progressivamente il ricercatore a tempo indeterminato.
Si crea così un variegato mondo precario che investe una molteplicità di figure universitarie: «dottorandi con borsa a finanziamento dell’università e a finanziamento esterno, dottorandi senza borsa, assegnisti di ricerca, borsisti post-lauream e post-dottorato, collaboratori coordinati e continuativi, dottorandi senza borsa; collaboratori coordinati e continuativi, a progetto ed occasionali, professori a contratto, ricercatori in formazione, cultori della materia».
Una realtà tragicamente variopinta che investe il 60% del mondo universitario bolognese, mentre a livello nazionale «siamo in 60mila, età media anche alta (anche più di 40), stipendio sui 3/4mila euro a contratto, quando spesso si ottiene anche un solo contratto all’anno».
L'epidemia precaria all'università significa basse retribuzioni, attività svolte in gran parte gratuitamente, assenza di copertura del welfare, nessuna certezza sulle prospettive di inserimento professionale, contributi scarsi o nulli: sono evidenti le conseguenze per la didattica, nel rapporto con gli studenti e per la ricerca.
Le difficoltà sono molteplici: Anna Borghi le individua principalmente nella resistenza di molta parte del mondo universitario a riconoscersi lavoratori precari a tutti gli effetti e ad unirsi al dissenso di tutto il resto del mondo precario. Nonostante ciò le cose vanno avanti (come ben si può evincere dal sito del nodo bolognese http://cbr.debord.ortiche.net), anche grazie ad «una minoranza attiva» che con la Piattaforma delle ricercatrici e dei ricercatori precari lotta sui due nodi centrali: per la didattica si vuole che la retribuzione dei professori a contratto, erogata mensilmente, sia pari a quella dei ricercatori strutturati confermati e sia rapportata al numero di ore, non al numero di crediti di ciascun insegnamento; per la ricerca, invece, si pretende che si garantisca a tutti i soggetti precari la possibilità di accedere a un fondo individuale da destinare all’attività connessa alla ricerca e alla formazione, si riconosca il diritto per i ricercatori precari di essere titolari di progetti di ricerca, si riservi una quota dei fondi di ricerca a progetti di personale non strutturato, ci si impegni a portare a conoscenza le modalità e le procedure per l’accesso ai finanziamenti destinati all’attività dei ricercatori non strutturati con le stesse modalità previste per il personale strutturato.
Una tappa fondamentale di questo percorso di rivendicazioni è la manifestazione nazionale dell'11 maggio a Roma. Col cambio di governo ancora non si avverte neanche una brezza di cambiamento, anzi: l'Università e la Ricerca sono state penalizzate dall'ultima Finanziaria, che insieme al DLL Bersani ha ulteriormente tagliato i già esigui finanziamenti.
Come si legge dal comunicato stampa del sito, i ricercatori precari chiedono al governo:
- assunzioni subito e negli anni a venire sufficienti a rilanciare l'istruzione, l'università e la ricerca
- un netto aumento dei finanziamenti pubblici nel settore per riavvicinare l'Italia agli altri Paesi europei, da cui questo governo la sta allontanando
- regole trasparenti che garantiscano autonomia a chi lavora nella ricerca e nell'università e spezzino il potere delle clientele che sperperano i fondi pubblici e frenano lo sviluppo
Come ricorda Anna Borghi, in preparazione di questo importante appuntamento la Rete Ricercatori Precari a Bologna sta organizzando una serie di assemblee pubbliche a cui invita tutte le ricercatrici e i ricercatori precari, i docenti, gli studenti, tutti coloro che si interessano e/o lavorano nell'università e nella ricerca.
Infine, l’appuntamento settimanale con i ricercatori precari di Bologna è al Vag61, ogni martedì alle 18 per «l'assemblea / aperitivo precario».

bologna@ricercatoriprecari.org
http://cbr.debord.ortiche.net