Settant'anni fa moriva Antonio Gramsci

Navigare nel ghiaccio?


27 aprile 2007 - Carlo Loiodice

Il 27 aprile del 1937, settant’anni fa, moriva Antonio Gramsci. Una ricorrenza, quella di oggi, scarsamente annunciata e poco evocata.
Ecco la cronologia dei suoi ultimi anni, che riporto dall’edizione delle “Lettere dal carcere” uscita da Sellerio nel 1996.
Segue una lettera del 18 aprile 1927, di nessun rilievo politico, ma interessante per illuminare uma-namente il personaggio. Però… A ben rifletterci… Non male la metafora del viaggio al polo come suggerimento di comportamento politico in situazioni difficili… Che sia attuale come suggerimen-to?

1934 - Il 24 settembre, richiamandosi all’articolo 176 del Codice penale, inoltra un’istanza a Mus-solini per essere ammesso alla libertà condizionale. Il decreto di liberazione è emesso il 25 otto-bre. Due giorni dopo, in compagnia di Tatiana, può uscire per la prima volta dalla clinica Cusu-mano.
1935 - Il 25 aprile fa richiesta a Mussolini per ottenere il trasferimento nella casa di cura Poggio Sereno di Fiesole, specializzata per le malattie nervose. Il 12 luglio è visitato dal professor Vitto-rio Puccinelli, che ne certifica le gravi condizioni. Rinnova il 15 luglio l’istanza a Mussolini per poter lasciare Formia. Il 24 agosto è ricoverato presso la clinica Quisisana di Roma. Vanno a trovarlo Carlo e Sraffa, è assistito assiduamente da Tatiana.
1937 - Il 21 aprile scade il periodo di libertà condizionale. Quattro giorni più tardi è colpito da e-morragia cerebrale. Muore il 27 aprile. L’indomani pomeriggio si svolgono i funerali: le sue ce-neri vengono inumate al Verano a Roma e dopo la liberazione traslate al cimitero degli Inglesi.

18 aprile 1927.
Mia carissima Julca,
riprendo a scriverti, dopo tanto tempo. Ho ricevuto solo pochi giorni fa due tue lettere: una del 14 febbraio e l’altra del primo marzo e ho pensato tanto tanto a te; ho proprio fatto un inventario di tutti i miei ricordi e sai quale immagine m’è rimasta più impressa? Una delle prime, di tanto tempo fa. Ricordi quando sei ripartita dal bosco d’argento, dopo il tuo mese di vacanze? Io ti ho accom-pagnato fino all’orlo della strada maestra e sono rimasto a lungo a vederti allontanare. Ci erava-mo appena conosciuti, ma io ti avevo fatto già parecchi dispetti e ti avevo fatto anche piangere; ti avevo canzonato col comizio dei gufi e avevo avuto l’elettricità dei gatti quando tu suonavi Beetho-ven. Così ti vedo sempre mentre ti allontani a passi brevi, col violino in una mano e nell’altra la tua borsa da viaggio così pittoresca . Qual è adesso il mio stato d’animo? Ti scriverò più a lungo le prossime volte (domanderò di scrivere una doppia lettera) e cercherò di descriverti gli aspetti posi-tivi della mia vita di questi mesi (gli aspetti negativi ormai sono dimenticati); vita interessantissi-ma, come puoi immaginare, per gli uomini che ho avvicinato e le scene alle quali ho assistito. Il mio stato d’animo generale è improntato alla più grande tranquillità. Come posso riassumerlo? Ri-cordi il viaggio di Nansen al Polo ? E ricordi come si svolse? Poiché non ne sono molto persuaso, te lo ricorderò io. Nansen, avendo studiato le correnti marine ed aeree dell’Oceano Artico ed a-vendo osservato che sulle spiaggie della Groenlandia si ritrovavano alberi e detriti che dovevano essere di origine asiatica, pensò di poter giungere o al Polo o almeno vicino al Polo, facendo tra-sportare la sua nave dai ghiacci. Così si lasciò imprigionare dai ghiacci e per 3 anni e mezzo la sua nave si mosse solo in quanto si spostavano, lentissimamente, i ghiacci. Il mio stato d’animo può paragonarsi a quello dei marinai di Nansen durante questo viaggio fantastico, che mi ha sempre colpito per la sua ideazione, veramente epica.
Ho reso l’idea? (come direbbero i miei amici siciliani di Ustica). Non potrei renderla in modo più breve e sintetico. Dunque non preoccuparti per questo lato della mia esistenza. Invece, se vuoi che io ti ricordi sempre con tenerezza (scherzo, sai!), scrivimi a lungo e descrivimi la tua vita e quella dei bambini. Tutto mi interessa, anche le minuzie. E mandami delle fotografie, ogni tanto. Così se-guirò anche con gli occhi, lo sviluppo dei bambini. E scrivimi anche di te, molto. Vedi, qualche vol-ta, il signor Bianco ? E vedi quel curioso tipo di africanista che una volta mi promise un fritto di rognoni di rinoceronte? Chissà se si ricorda ancora di me; se lo vedi parlargli di questo fritto e scrivimi le sue risposte; mi divertirò un mondo. Sai che non faccio altro: pensare al passato e rian-dare tutte le scene e gli episodi più buffi; ciò mi aiuta a passare il tempo, qualche volta proprio ri-do di cuore, senza neanche accorgermene. Cara, Tania mi annunzia altre tue lettere; come le at-tendo! Saluta tutti i tuoi. Ti voglio molto bene.
ANTONIO.