“Marathon” si svolge durante una competizione di resistenza al ballo; molto diffusa nell’ Argentina degli anni 30 , epoca delle Grande Crisi.
La gara è soltanto un pretesto… una circostanza metaforica… corpi in movimento… miti storici… l’uomo che compete quotidianamente per il suo sogno. Il Premio?...
”la cosa importante è mantenere il movimento generale, continuare lo spettacolo”.
L’animatore di questa gara è una figura miserabile ed onnipotente, nessuno sa qual è il premio, ciò che da l’impulso è il desiderio di ciascuno. E’ un’opera con alta valenza metaforica, intreccia miseria quotidiana con miti storici come quello del Conquistatore e del Dittatore. Provoca interrogativi etici, la cui risposta non si trova sulla scena bensi’ il problema è gettato al pubblico.
Peter Brook parla di un “teatro necessario” (per lo meno per chi lo fa ) che ha a che vedere con il mostrare la crudeltà , ricordiamoci dell’effetto catartico della tragedia greca, in contrapposizione con un “teatro del bello” ovvero l’illusione, che per il mondo crudele in cui viviamo risulta un teatro cinico; parafrasando l’Animatore: “se questo non fosse ridicolo, sarebbe una tragedia….continui il ballo signori!”
Carlos Branca è ujn regista italo-argentino di opera lirica ma, fondamentalmente, è un uomo di teatro. Ha diretto più di trenta opere nel suo paese, l’Argentina, dove nella stagione 2005 ha vinto con il lavoro “Tlausicalpan” il premio della critica come migliore opera dell’anno. Dal 2005 è ritornato alle sue origini, l’Italia. Nel 2007 curerà la regia, a Buenos Aires, dell’opera “Estaba la madre” di Luis Bacalov, con la direzione musicale dello stesso maestro, vincitore fra altro del premio Oscar per la colonna sonora del film “Il postino”. Con Luis Bacalov sta lavorando anche a due nuove opere che andranno in scena nel prossimo anno sia in Europa che in Sud America.