Nonostante l'indulto, al carcere della Dozza di Bologna si continua a stare molto stretti. L'ennesima certificazione dell'eccessivo sovraffollamento arriva dal secondo rapporto semestrale 2006 dell'Ausl di Bologna sul penitenziario di via del Gomito: “L'affluenza è pressoché doppia rispetto a quanto può ospitare la struttura. Celle di 10 metri quadrati, previste per una persona, sono effettivamente occupate da due o tre detenuti. Il che, oltre a peggiorare le condizioni di vita e di privacy dei reclusi, fa sì che gli alimenti e le attrezzature di cottura, i fornelli a gas, siano appoggiati in bagno con gli evidenti problemi igienici che ne derivano”.
E se non bastasse, al conto va aggiunto che nessun aspiratore d'aria nei wc funziona: i motori che li fanno funzionare sono guasti e non ci sono i soldi per ripararli.
Sovraffollamento a parte, l'elenco delle carenze igienico-ambientali è lungo: muffe e intonaci cadenti sovrastano i vani doccia, infiltrazioni e perdite contraddistinguono i soffitti delle cucine (come anche in altri locali). Le aree cortilive sono invase dai rifiuti e le pareti che delimitano gli spazi per l'ora d'aria sono preda di muffe e umidità, mentre il ristagno danna corrode i pavimenti.
Ecco come sono i luoghi di vita quotidiana per 806 detenuti (la capienza consentita sarebbe di 437). Cioé esattamente 47 persone in meno rispetto al dato del secondo semestre 2003, quando erano 853. L'ultimo censimento prima dell'indulto, invece, riferiva di 1.059 carcerati (tra cui 22 semiliberi, 11 ammessi al lavoro esterno e due bambini di meno di tre anni). L'affollamento è particolarmente concentrato nel settore giudiziario: 661 reclusi contro una capienza ufficiale di 321.
Alla Dozza, ci sono anche 452 detenuti stranieri, 227 uomini tossicodipendenti (e 11 donne), vari carcerati sieropositivi. Nel secondo semestre 2006 si sono contati anche tre casi di sospetta Tbc e cinque di scabbia.