E’ durato due ore il presidio dei precari della scuola questa mattina davanti all’Ufficio Scolastico Provinciale, segno di una battaglia per i diritti che va avanti e che si fa sentire forte proprio oggi, di fronte alla scadenza della presentazione delle domande per il decreto cosiddetto “salva precari” ma rinominato dai diretti interessati “ammazza precari”. Matteo del Coordinamento precari illustra al megafono in cosa consista questo decreto e in che modo si riveli in realtà una controproducente per chi lo sottoscriva. Tale misura prevede infatti che coloro che abbiano lavorato nell’anno scolastico 2008-2009 con un contratto fino al 30 giugno e non abbiano un contratto per l’anno scolastico in corso, possano fare richiesta per essere inseriti in questa graduatoria di disponibilità su base distrettuale, che assegna loro 12 punti corrispondenti a un anno di servizio. Avranno così la priorità nell’assegnazione delle supplenze temporanee ma saranno obbligati, pena la perdita dei 12 punti, ad accettare tutte le proposte che verranno loro offerte. Si creano così gli “insegnanti a squillo” che ad ogni chiamata devono rispondere “signorsì” come un soldato al proprio generale, per non ritrovarsi privati dei propri diritti. I precari chiedono invece di poter ottenere questo punteggio lavorando sui banchi di scuola e non stando a casa a non fare ciò per cui si è studiato. Inoltre il numero di coloro che non hanno i requisiti per presentare la domanda è notevolmente alto, come testimonia una ragazza che al megafono racconta la propria esclusione dal decreto in quanto l’anno scorso aveva un contratto solo fino al 6 e non al 30 giugno. Nell’impossibilità concreta che tutti rifiutino questo contratto, per evidenti necessità lavorative e di reddito, la protesta di oggi è un segno della volontà del Coordinamento Precari di non collaborare, di mostrare che non viene accettato passivamente, ma che si attuano misure per contrastarne l’applicazione, come la scelta da parte dei precari di soli 4 distretti del Centro di Bologna, obbligando così gli altri distretti a chiamare gli insegnanti in base alle vecchie graduatorie di istituto, uniche a cui riconoscono la validità. Sugli striscioni esposti si legge della svalutazione della scuola “Clandestina nel paese delle veline” e ridotta a merce al ribasso: “Fuori tutto! Si svende la scuola Pubblica”. Attorno alle 12 si decide di entrare nell’Ufficio, per chiedere agli impiegati di interrompere il proprio lavoro per dieci minuti e scendere a mostrare solidarietà ai precari con la propria presenza. Da una lista vengono letti i nomi di molti dipendenti, ma l’invito è esteso anche al direttore dell’Ufficio Scolastico Provinciale Vincenzo Aiello e al direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale Marcello Limina, non nel tentativo di cercare un incontro con i vertici, che è già stato fatto e non ha prodotto alcun risultato, ma rivolgendosi a loro come cittadini. Tuttavia nessuno scende, arriva solo un invito a salire per parlare con il vice direttore Panzardi e viene quindi mandata una piccola delegazione. L’incontro si rivela deludente, come il precedente, Matteo riferisce che Panzardi “non intende esprimere solidarietà né come funzionario né come cittadino”. Dopo aver rumorosamente ringraziato per la NON-solidarietà espressa dai dipendenti dell’Ufficio Scolastico, i precari annunciano che nei prossimi giorni verrà richiesta la possibilità di istituire uno spazio di informazione denominato “Filo Diretto” all’interno dell’Ufficio stesso. La manifestazione di oggi ha dimostrato che la protesta non si ferma, che non si accettano passivamente i ricatti ministeriali ma si sceglie di non collaborare.
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