No Dal Molin: Lettera al presidente Prodi

Pubblichiamo il testo integrale della lettera portata domenica scorsa da un gruppo di ciclisti vicentini giunti a Bologna per consegnarla a Prodi
10 febbraio 2007

On. Presidente del Consiglio dei Ministri
prof. Romano Prodi

On. Presidente,

siamo un gruppo di cittadini di Vicenza, impegnati ai vari livelli nella vita politica e sociale della nostra comunità, con una passione che sappiamo di condividere con Lei: la bicicletta.

Da mesi, la nostra città sta attraversando momenti di forte tensione, di slanci ideali, ma anche di cocenti delusioni. La decisione da Lei assunta, di acconsentire al progetto di costruzione di una nuova base americana al “Dal Molin”, ci delude e amareggia, ma non smorza in noi la volontà di resistere e il desiderio di lottare per i valori nei quali crediamo.

Lei sostiene che questa scelta è coerente con la politica estera e di difesa del nostro Paese, ma ciò che sta scritto nel programma dell'Unione – cui abbiamo aderito fin dai giorni delle primarie – indica una diversa strategia sul tema delle basi militari: “… reputiamo necessario arrivare ad una ridefinizione delle servitù militari che gravano sui nostri territori, con particolare riferimento alle basi nucleari. Quando saremo al governo daremo impulso alla seconda conferenza nazionale sulle servitù militari…al fine di arrivare ad una soluzione condivisa che salvaguardi al contempo gli interessi della difesa nazionale e quelli altrettanto legittimi delle popolazioni locali …”
Nulla di tutto ciò è stato fatto, al contrario, con il caso “Dal Molin” il Governo imbocca un percorso irto di contraddizioni:

Nel corso della conferenza stampa di Bucarest, Lei ha altresì affermato che il problema della base di Vicenza è “di natura urbanistico-territoriale, non politica”. Ci pare che i ripetuti vertici di maggioranza, la costituzione di un comitato permanente di oltre 120 deputati e senatori del centrosinistra, l'entusiastica e colorata mobilitazione del popolo del NO, stiano a dimostrare l'esatto contrario, ossia che si tratta essenzialmente di un problema politico .

Ma anche volendo accedere alla Sua ricostruzione, va chiarito che la realtà è ben diversa da quanto viene rappresentato nei vari talk-show televisivi. Il progetto viene sempre descritto come un semplice ampliamento, tutte le immagini in 3D presentano la caserma immersa nel verde e in aperta campagna, come se Vicenza fosse un piccolo centro agricolo e non il capoluogo di una delle province più industrializzate d'Europa; il cuore – oggi un po' ansimante – del mitico distretto Nord-Est; la patria dei “schei”; della cementificazione scriteriata; della fabbrica diffusa e degli inutili capannoni.

Come sarebbe bello vedere i nostri ministri, i presidenti di regione, i sindaci delle grandi città accalorarsi per avere più strumenti per la difesa del suolo e delle risorse naturali o per un serio programma di recupero del patrimonio immobiliare fatiscente e abbandonato. Purtroppo non è così e si continua a “mangiare”, ogni giorno, fette di territorio di questo “Bel Paese” non più riproducibili.

Noi crediamo che il “Dal Molin” sia una risorsa da tutelare, poiché la sua area scoperta costituisce un presidio di verde insostituibile (che determina il microclima dei quartieri a nord della città), perché si trova a soli 2 chilometri dal Municipio e perché l'UNESCO considera i nostri beni artistici, un patrimonio dell'Umanità.

L'esercito americano, ha ben altro in mente, vuole insediare 2.100 paracadutisti della 173° brigata aviotrasportata, occupando 55 ettari di terreno, su cui far calare 707.000mc di cemento armato a prova di attacco terroristico. Il consumo d'acqua giornaliero presunto, si aggirerà sui 260 l/sec, pari a 3,2 milioni di metri cubi l'anno, che rapportato ai consumi dei cittadini di Vicenza, equivale a 30.000 nuovi abitanti (i residenti sono 114.000). La domanda di potenza elettrica è di 9 Mw e il consumo di energia, di 30,5 Mwh - equivalente al fabbisogno di 26.000 vicentini – quanto al gas naturale, sarà pari agli usi civili di 5.500 residenti.

Mentre infrastrutture e sottoservizi, già ora, sono inadeguati a soddisfare i bisogni della popolazione locale.

Tra i tanti modi scelti dai vicentini per esprimere il dissenso verso questo progetto devastante, abbiamo voluto la bicicletta, perché incarna la passione per la vita, l'amore per la natura e il rispetto per gli altri. Non siamo estremisti antiamericani, come tanta stampa ama dipingerci, ma cittadini lesi nei propri diritti, che rivendicano un futuro per sé e i propri figli, libero dalle armi e dalla moderna schiavitù di un'economia distruttiva.

Questa lettera, con la nostra piccola fatica di ciclisti, vuole essere un atto d'amore per la nostra terra tradita - in primo luogo dal suo sindaco - e un riconoscimento agli ideali che ci hanno sempre animati. Siamo certi che Lei capirà e che accetterà il nostro invito di venire a Vicenza, magari per la grande manifestazione del 17 febbraio, ad ascoltare le ragioni della gente e a visitare una città che fu “bellissima” e che vorrebbe essere ricordata come patria del Palladio, non come vorrebbe Bush, per essere la più grande base americana d'Europa.

IL CONSIGLIERE COMUNALE DEI VERDI
Ciro Asproso

Vicenza, 9 febbraio 2007