Fuori e lontana dal mainstream, la nostra redazione lavora ogni giorno
per offrire un'informazione indipendente (e partigiana). La libertà di
stampa, per questo, l'abbiamo a cuore e la pratichiamo. E sappiamo
bene che in questo periodo tale libertà vede i suoi margini, già
miseri, messi a rischio da iniziative e politiche liberticide e
autoritarie. Ma dalla manifestazione del 3 ottobre ci sentiamo
distanti. E non solo perché, osservando il contesto in cui nasce, ci
viene da pensare che forse sarebbe opportuno dedicare una pagina in
meno alla prostata del premier e una in più a ciò che sta accadendo
sui luoghi di lavoro, nelle scuole, nei Cie. Non solo perché ci viene
da pensare che, forse, finisce per risultare ridondante ed
autoreferenziale il vedere una trasmissione "sotto attacco" parlare di
un giornale "sotto attacco", e il giorno dopo quello stesso giornale
parlare di quella stessa trasmissione e così via.
Ci sentiamo lontani perché la manifestazione della stampa, prevista
per il 19 settembre, è stata spostata per la morte dei sei militari
italiani in Afghanistan e, nel mare di lacrime di coccodrillo e nel
fiorire di tricolore, nel comunicarlo gli organizzatori hanno ritenuto
necessario andare ad aggiungersi al coro ipocrita della guerra
"giusta" e "legale". Ma la stampa libera le guerre le racconta, non
dovrebbe preoccuparsi di giustificarle. Se anche questo non fosse
bastato, ci sentiamo lontani dalla manifestazione della stampa perchè
ci sentiamo vicini ai precari della scuola. Si è voluto infatti che,
il 3 ottobre, le due cose non fossero compatibili. Gli organizzatori
della manifestazione sull'informazione hanno pensato bene di spostare
la propria iniziativa nello stesso giorno in cui, da tempo, sempre a
Roma era programmato il corteo dei precari della scuola. Ovvero i
protagonisti di un licenziamento di massa senza precedenti, che
devasta non solo le loro vite ma anche il mondo dell'educazione e
della formazione. Il risultato è che la manifestazione della stampa
toglierà visibilità a quella dei precari, mentre si possono definire
solo patetiche le pressioni per far confluire la seconda nella prima.
I sindacati e i partiti la crisi l'affrontano così. E poi si consumano
ancora ore di dibattito e fiumi di inchiostro a chiedersi perchè vince
Berlusconi. La nostra libertà di stampa, il 3 ottobre, sarà al fianco
dei precari.
La redazione