Grande è la confusione di certa sinistra che guarda a destra...

Le fasci-nazioni de "L'altro"

Sul periodico di Sansonetti Andrea Colombo partecipa a un'inquietante opera di sdoganamento dell'estrema destra. Un commento dal blog AAP
4 settembre 2009

Ancora "L'altro" e i fasciofuturisti

Il giornale “L’altro. La sinistra quotidiana” (ma sarebbe meglio dire il “radical-chic quotidiano”) continua con i sofismi anti-antifascisti proprio mentre ogni giorno aumenta la violenza della destra di governo e dei fascisti di strada. E continua a strizzar l’occhio ai “ragazzi di CasaPound”.

Non è un mistero che in tempi di crisi economica le élite dominanti abbiano sempre promosso politiche autoritarie, razziste, familiste, sessiste e omofobe. Non è un mistero che Fascismo e Nazismo siano regimi nati dalla crisi del 1929. Né si può dubitare che oggi stia avvenendo qualcosa di analogo sotto i nostri occhi. Cioè che la fascistizzazione e il disciplinamento sociale siano una risposta preventiva alla crisi economica.

Basta leggere quei vecchi libri passati di moda che non piacciono più ai sinistri giornalisti radical-chic. Un esempio a caso:

«Tutti i governi della repubblica tedesca dopo il settembre 1930 rappresentavano un regime presidenziale piuttosto che un governo parlamentare. Essi governavano con decreti d’emergenza invece che con la normale procedura parlamentare. Questo enorme aumento del potere d’emergenza era naturalmente in flagrante contraddizione con lo spirito della Costituzione benché forse non andasse contro la sua lettera. Nel suo primo periodo esso servì principalmente per investire le autorità esistenti di poteri straordinari per sopprimere quella che a torto o a ragione era considerata una minaccia o un pericolo per l’ordine repubblicano» (Karl Korsch, Scritti Politici, Bari, Laterza, 1975).

Eppure Andrea Colombo, ex dirigente di Potere Operaio, ex politico rampante, ex portavoce di Rifondazione comunista al Senato quando il pacifista Bertinotti era il numero tre dello Stato e benediva i militari della Folgore, non si riesce a capacitare e scrive su “L’altro”:

«In ultima analisi, l’origine materiale dell’ideologia che fa dell’odio antifascista il dovere primo del buon credente di sinistra è proprio nella memoria storica (fondata) che identificava nei fascisti le guardie nere del capitalismo. Dubito tuttavia che questa immagine, senz’altro in buona parte valida fino alla metà degli anni ’70, e certamente in alcuni casi anche oggi, si possa applicare universalmente, ignorando i percorsi e le sterzate profonde della cultura dell’estrema destra a partire dalla fine dei ’70».

Notare la frase un po’ contorta e contraddittoria. Quali sterzate? Colombo non lo dice, lo accredita come un dato di fatto. Ma forse, da vari anni, la sterzata è la sua. Ci sarebbe dunque un fascismo buono e anticapitalistico?

Forse invece c’è chi ha attraversato gli anni Settanta senza capirne molto. C’è chi credeva di far parte di un movimento religioso e di essere un “buon credente”. Poi ha scoperto che i neofascisti non hanno sei occhi o le branchie. E ora dubita della sua stupidissima “fede”.

Come si sa, l’ideologia del Fascismo è nata storicamente da una rete di scambi e ibridazioni tra “destra” e “sinistra”, combinando lotta di classe e nazionalismo, dittatura del proletariato e stirpe eletta, socialismo e razzismo.

L’ideologia fascista da sempre si è alimentata di discorsi rivoluzionari e libertari per virarli verso l’autoritarismo. Per questo la resistibile ascesa del fascismo porta sempre con sé persistenti fenomeni di collaborazionismo e mimetismo politico. Per questo i neofascisti sono tanto interessati a fare discorsi “di sinistra”, “anticapitalisti”, “rivoluzionari”, “antimperialisti”. Non da oggi è la loro strategia.

 

(dal blog dell'Assemblea Antifascista Permanente)