Il Pacchetto Sicurezza è entrato definitivamente in vigore l'8 agosto e i suoi effetti cominciano da subito a farsi sentire. In quest'inizio d'agosto tra smozzichi di ferie e vampate di caldo le forze dell'ordine metteno a vigore la nuova legge lavorando a pieno ritmo con arresti e deportazioni di igranti un po' ovunque.
Migrant* che però, dal canto loro, non stanno a guardare e da qualche giorno stanno dando il filo da torcere alle forze dell'ordine, prima al Cie di via Corelli a Milnao, quindi in quello di corso Brunelleschi a Torino.
Il tutto è in realtà iniziato quasi una settimana fa (8 agosto) quando i detenuti del Cie milanese hanno iniziato uno sciopero della fame contro le insopportabili condizioni di vita all'interno del centro e contro il decreto sicurezza. Di fronte a questa situazione, e nella prospettiva di trascorrere ben sei mesi dentro quei moderni lager che vanno sotto il nome di CIE (ex-CPT), i detenuti di via Corelli tornano ad esprimere la loro protesta collettiva. Il segnale di lotta dei prigionieri di via Corelli viene raccolto prima da Ponte Galeria (Roma) e poi da Gradisca (Gorizia), quindi a Torino (oggi al 3° giorno di sciopero della fame).
La protetsa a Milano precipita ed espolde l'altro ieri (12 agosto) quando la Polizia impedisce l'incontro di antirazzisti solidali coi detenuti scioperanti. La protesta divampa all'interno del centro; prima con forti percosse contro le porte poi dando fuoco a lenzuola e cartone (il fuoco è durato più di un'ora e mezza), infine scardinando alcune porte (quelle che impediscono loro di uscire all'aperto durante le ore notturne). Tutte le sezioni del CIE, compresa quella femnminile, sono state coinvolte dalla protesta, mentre contemporaneamente all'esterno prendeva corpo una lunga battitura a sostegno della lotta.
La polizia sceglie di non intervenire, lo sciopero parte anche a Torino.
La mobilitazione continua il 13 agosto con scioperi protratti. A Milano dopo avere scoperto che a moltissi di loro è stato prorogato il termine di uscita dal Centro di altri due mesi, i reclusi di Corelli partono con una nuova sommossa.
Dettaglio non secondario, la protesta nasce nel settore femminile, ampiamente popolato did etenute nigeriane. Presto però si diffonde anche nel settore maschile. La polizia usa gli idranti e tenta di entrare nelle gabbie. Testimonianze dal centro denunciano che alcune detenute sono state picchiate. Il raid poliziesco finisce verso l'ora di cena: almeno quattro persone finiscono in opsedale: teste rotte e gambe fratturate. I detenuti vengono chiusi a chiave nelle loro stanze e non possono comunicare con gli altri prigionieri. Inoltre è stato imposto il black-out in tutte le sezioni. Al pestaggio pare abbiano partecipato anche i militari.
Il secondo giorno di sciopero della fame al Ciedi corso Brunelleschi (Torino) inizia con il rifiuto dell cibo a colazione e a pranzo, i reclusi nel pomeriggio cominciano a gridare tutti assieme «libertà! libertà!» mentre la polizia si agira tra le gabbie in tenuta anti-sommossa.
Esasperati cominciano a spaccare le porte. La polizia carica ma per ben due volte i reclusi tengono, non fuggono, anzi resistono. Alla terza carica la polizia e i militari riescono a sfondare, e picchiano duro...
Le notizie di oggi (14 agosto) ci raccontano invece della calma imposta a bastoni dopo la tempesta. Dentro a Corelli la polizia, già ieri sera, ha arrestato 14 persone. Tra questi ci sono 4 o 5 donne. Gli arresti sono stati comminati per resistenza. La polizia sta inoltre effettuando un grosso trasferimento di reclusi verso il Cie di Bari con l'idea evidentemente di spezzare la resistenza e la compattezza dei prigionieri in lotta. Tra i trasferiti, c'è anche qualcuno dei protagonisti della sommossa di Gradisca della settimana scorsa, vittime di tre rivolte e due trasferimenti in pochi giorni.
L'infamia non è minore per forze dell'ordine e Croce Rossa torinese. Da Radio Blackout giunge la notizia che un ragazzo si e' ferito gravemente sbattendo la testa contro la porta. Nonostante il molto sangue perso la Croce Rossa non fa nulla. Inoltre da questa mattina la Croce Rossa nega l'acqua a chi è in sciopero della fame: o mangiate e bevete, dicono, oppure nulla.
Intensità, durata e estensione di queste rivolte estive sono un indicatore importante della volontà di ribellarsi dei destinatari delle leggi liberticide e razziste imposte col Pacchetto Sicurezza. Se non è certo la prima volta che i CIE/CPT si infiammano di fronte alle condizioni di vita disumane, alle angherie compiute da poliziotti e degli operatori della Croce Rossa e ad una immotivata e inaccettabile negazione della propria libertà, c'è in questo nuovo ciclo una novità che va salutata e segnalata con forza: i detenuti finalmente cominciano ad essere in grado organizzarsi politicamente, lanciando appelli decisi collettivamente, traducendoli in più lingue e comunicando direttamente con i media dal basso. Una strada da praticare e sostenere.
da Infoaut