SCUOLA: 16.000 ASSUNZIONI IN RUOLO O 40.000 TAGLI?
Il Ministero del Tesoro ha autorizzato l'assunzione in ruolo per 16.000 unità, di cui 8.000 ATA e 8.000 docenti.
Il contingente è scandaloso sia in riferimento alle centinaia di migliaia di incarichi annuali che ogni anno devono essere conferiti per il minimo funzionamento della scuola (alla faccia della flessibilità) e per garantire cospicui profitti all'amministrazione sulla pelle dei precari, sia rispetto agli oltre 40.000 pensionamenti che scatteranno dal 1 settembre.
Le assunzioni saranno poi vincolate dalle manovre "tagliaposti" varate quest'anno dal Governo, ovvero, negli ordini di scuola e nelle classi di concorso su cui si è abbattuta la scure dei tagli non ci dovranno essere assunzioni.
Tutto ciò avviene non a caso in agosto, quando i lavoratori della scuola non sono in grado di esprimere il proprio dissenso. Solo un mese fa si favoleggiava ancora di assunzioni per 32.000 unità.
In sintesi, il Governo assume poco più di un terzo del personale andato in pensione e in pratica non tira fuori un centesimo; avvierà comunque un anno scolastico che sarà caratterizzato da una scuola pubblica con ancora meno mezzi e quindi con un chiaro calo dell'offerta formativa; il tutto aumentando lo sfruttamento strutturale di centinaia di migliaia di precari (alcuni con decenni di esperienza) e costringendo anche il personale di ruolo ad inaccettabili carichi di lavoro, in particolar modo nel settore degli ATA nella scuola primaria. In questo modo è possibile sottrarre risorse, provenienti dalle tasse versate dai lavoratori, per foraggiare banche, imprese, scuole private e guerre varie.
Il saldo occupazionale negativo è un chiaro segnale di come si intende affrontare la crisi a livello politico. Consideriamo poi che i tagli più consistenti verranno eseguiti al sud; proprio quel sud al quale in questi giorni vengono destinate risorse demagogicamente definite "anti-crisi", mentre intanto si licenziano migliaia di precari della scuola.
Per quanto tempo si può pensare che i lavoratori accetteranno queste politiche opportunistiche e fallimentari? E se a settembre i precari decidessero di rifiutare questo continuo sfruttamento privo di prospettive per il futuro?
La CUB Scuola Emilia Romagna sta già organizzando la resistenza dei lavoratori che ci vedrà in piazza già a partire dalle nomine dei supplenti annuali e ci porterà a forti mobilitazioni in autunno, al fianco delle altre categorie di lavoratori, ugualmente attaccati da chi ha causato la crisi ed ora vuole preservare i propri beni e profitti sulla pelle di tutti noi.
CUB Scuola Emilia Romagna