Il caso di una coppia rumena e del loro bambino

"Che civiltà è mai questa?"

Riceviamo e pubblichiamo una lettera di denuncia dell'Avvocato Marina Prosperi: "Che civiltà è mai questa che assiste passiva alla sottrazione di un minore ad una famiglia in difficoltà economica? Che civiltà è questa che pur riconoscendo il diritto dei genitori a vedere il figlio neonato, lo procrastina di giorni?".
22 luglio 2009

 

Dopo le recenti elezioni direi che si possano già fare prime considerazioni.
Parto dalla fine: a Bologna non esiste un assessorato ai Servizi Sociali.
Arrivo all'inizio.
Il 6 luglio una giovane coppia rumena denuncia il rapimento del
proprio neonato di 4 giorni. La rapitrice, una ragazza con problemi
psichici viene arrestata..il bambino ricoverato in ospedale.
I genitori, non si capisce con quale legittimazione, vengono privati
del diritto di vedere il figlio, e la madre, tornando in ospedale per
l'allattamento, apprende che il bambino è stato allontanato e
ricoverato altrove.
Due giorni fa vengo contatta da una sindacalista RDB la quale mi
informa del fatto che questa ragazza rumena da giorni piange
disperatamente domandandosi che fine ha fatto suo figlio.
Immediatamente vengono contattati i servizi che solo dietro insistente
richiesta fissano un incontro con i genitori, un'interprete di fiducia
della sottoscritta e la sottoscritta. Viene esclusa categoricamente la
sindacalista, ma viene ammessa una mediatrice culturale presente al
momento dell'intervento di " protezione " del bambino.
A seguito dell'incontro la sottoscritta insiste affinchè venga redatto
un documento in cui si raccolgano le dichiarazioni della coppia che
appunto richiedono l'immediata reintegrazione del nucleo famigliare
con la restituzione del minore e la precisazione di non aver mai
espresso la volontà di rinunciare alla maternità ed alla paternità.
Oggi, i servizi sociali comunicavano che si sarebbe deciso un incontro
con modalità protette tra il bambino e i suoi genitori e che
l'incontro stesso sarebbe potuto avvenire solo venerdì o lunedì.
La sottoscritta richiedeva concitamente che venisse fissato al più
presto ma il servizio replicava che i responsabili erano in ferie,
l'assessore non era stato nominato e di rivolgersi al sindaco.
Ora io chiedo a tutti voi di rivolgervi al sindaco: è mai possibile
che una madre traumatizzata dal rapimento del figlio, debba girare
piangendo la nostra città e non avere il diritto di ottenere
assistenza, protezione e informazione sulle sorti del figlio?
Che civiltà è mai questa che assiste passiva alla sottrazione di un
minore ad una famiglia in difficoltà economica? Che civiltà è questa
che pur riconoscendo il diritto dei genitori a vedere il figlio
neonato, lo procrastina di giorni?
In questi giorni mi sono occupata di parecchie cose, è il lavoro e non
mi lamento. Non credo che questo sia solo di un caso individuale. A
questa coppia è accaduto qualcosa di estremamente grave che credo
debba destare l'interesse e la preoccupazione di tutti.


  Avv. Marina Prosperi