Dopo l'arresto di quattro studenti dell'Università di Bologna, l'Onda ha chiesto con forza che i vertici dell'Ateneo prendessero una posizione chiara, come altri rettorati hanno fatto rapidamente. L'Alma Mater, invece, non ha modificato di un millimetro la linea che la contraddistingue: porte sbarrate davanti alla protesta degli studenti, mutismo più assoluto. E quando l'Onda si è presentata ai piani alti del rettorato, occupando l'ufficio del magnifico fantasma Pier Ugo Calzolari, alla solita prorettrice Paola Monari è toccato riprendere i panni del parafulmine: l'Ateneo di Bologna non si esprime sul lavoro dei giudici, per l'Ateneo di Bologna i magistrati conoscono la legge.
L'Ateneo di Bologna, insomma, ha altro a cui pensare. Vero. L'Ateneo di Bologna, infatti, in questi stessi giorni è impegnato a promuoversi in tutta Italia, visto che tra un po' un piccolo esercito di matricole dovrà decidere a quale università versare migliaia di euro di tasse ogni anno. E nella gara pubblicitaria ogni mezzo, per Unibo, è lecito. Anche il più squallido sessismo, che per vendere un silicone sigillante così come un libretto universitario mette in vetrina il corpo femminile e un modello sociale, culturale e (dis)educativo che finisce per annullare ogni distanza tra la formazione accademica e il motorshow. Sotto le "fantastiche 4", apparse sui muri di mezza Italia per fare da spot ai poli della Romagna, lo slogan: "Il massimo per i tuoi studi universitari". Eh, già.
Proteste immediate hanno spinto l'Ateneo a ritirare la pubblicità scaricando ogni responsabilità sull'agenzia a cui era stata affidata, e i poli romagnoli non hanno gradito.
Intanto, quattro studenti sono ancora in carcere e il rettorato continua a tacere. Alla prorettrice-immagine, dunque, il posto che le compete.
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