Le rare volte in cui riesco a mettere le mani su una delle bici rosse del Comune (non ho una bici mia, a Bologna) vado verso il centro pedalando lungo una quantità indescrivibile di sensi vietati, marciapiedi e portici - con la massima attenzione e rispetto per i pedoni. Dovrei forse condividere la strada con autobus snodabili, camioncini e la massa infinita di titolari di permesso per la ZTL? Il Codice della Strada, proprio come ogni altra legge, è espressione dei rapporti di forza in atto nella società: le durate dei semafori pedonali rispetto a quelli per le automobili lo testimoniano in modo matematicamente inequivocabile, e la mancata distinzione tra utenza forte e utenza debole della strada ne fa una legge iniqua. E una legge iniqua che ti espone a rischi personali va, quantomeno, elusa.
Ora, come certamente avrete letto, alcuni dei comportamenti sopra elencati - soprattutto nel tardo pomeriggio, dopo lo spritz - potrebbero costarmi dei punti sulla patente, quei punti che la mia guida automobilistica - al contrario di quella ciclistica, irreprensibile - aveva preservato: secondo l'articolo comma 48, sub 2 (o qualcosa del genere: l'architettura di questi decretoni è delirante) del decreto sicurezza approvato pochi giorni fa se il conducente è persona munita (...) di patente di guida, nell'ipotesi in cui, ai sensi del presente codice, sono stabilite le sanzioni amministrative accessorie del ritiro, della sospensione o della revoca della patente di guida, le stesse sanzioni amministrative accessorie si applicano anche quando le violazioni sono commesse alla guida di un veicolo per il quale non è richiesta la patente di guida.
In città sviluppatesi contro pedoni e ciclisti la fine dell'elasticità nell'applicazione del C.d.S. nei loro confronti significa privarli della loro sola autodifesa, e derubarci dell'appeal che questi mezzi non inquinanti (gli unici davvero tali) possedevano. Ma la cosa ancora più preoccupante è come (anche) questa norma tracci la via verso una società in cui non già la devianza, ma addirittura i comportamenti quotidiani non perfettamente mainstream (e lucrativi) vengano visti con sospetto o posti sotto l'osservazione occhiuta delle autorità.
L'area del non-normato e l'area del non-perseguito (benché formalmente perseguibile) sono spazi di libertà in cui si allentano i conflitti tra struttura e individuo, si individuano soluzioni diverse dallo standard e si lasciano semplicemente respirare e interagire le persone. Non a caso il paradigma di una società totalmente oppressiva è quello tratteggiato dal motto tutto ciò che non è permesso è vietato; al quale aggiungerei per completezza e tutte le norme emesse vengono applicate. Qui e ora, tra uso propagandistico della norma e sincero delirio law & order, stiamo subendo un'ipernormazione pericolosa e volta a intimidire – non a caso, e contestualmente a ciò di cui stiamo parlando, da oggi il semplice esistere come individuo privo di permesso di soggiorno sul territorio nazionale configura un reato, un reato compiuto essendo ciò che si è, prescindendo dalle azioni.
Il fanatismo normativo, inoltre, non è che la torsione a 360 gradi del più scoperto arbitrio: ci sono talmente tante norme che mai sarai in regola – quindi non ho che da scegliere con quale pretesto colpirti. Partecipi a una critical mass? Bene, dì addio alla patente – e questo è solo un esempio; nel momento poi in cui una parte (minoritaria) di chi usa la bicicletta riconosce e rivendica questa pratica anche come atto politico, il potere minaccia la sanzione economica o con risvolti economici nei confronti di chi va in bici esattamente come si va in bici (ovvero rispettando norme di buonsenso e non norme per automobili).
O nel collassante mainstream fino al collo, o spinti ai margini della società; minestra o finestra è il messaggio di una massa travolgente di provvedimenti legislativi europei o nazionali – ed è invece proprio in mezzo ai pendolari tra queste due dimensioni che dobbiamo costruire la massa critica per la tutela dell'agibilità esistenziale del territorio, o, per dirlo diversamente, la resistenza all'oppressione e alla persuasione.