Nonostante l'ostinatezza del governo Berlusconi sul tema negli ultimi mesi forte e diffusa è stata la mobilitazione contro il pacchetto sicurezza, che hanno visto migliaia di migranti scendere in piazza con tutta la loro voglia di essere protagonisti della loro vita, figure professionali prendere posizione contro le devianze imposte al loro lavoro, tantissime persone protestare contro le politiche securitarie del governo Berlusconi. Mobilitazioni che si sono battute contro il pacchetto sicurezza ma che sono state capaci di allargare lo sguardo ed inquadrare e cogliere anche la necessità di combattere tutte quelle battaglie affini alla questione sicurezza: contro le detenzioni nei Cie e i respingimenti in mare, per il diritto a casa lavoro e residenza per profughi e migranti, contro il dogma della sicurezza e per libertà e diritti per tutt*.
Pubblichiamo di seguito stralci di un approfondimento pubblicato sulla rivista cartacea di Carta (numero 23) a firma di Fulvio Vassallo Paleologo, docente dell'università di Palermo oltre che membro dell'Associazione studi giuridici sull'immigrazione. [www.carta.org]
Un diritto penale speciale
Si stanno costituendo le condizioni per un processo penale speciale per i migranti. Ed è già definito il quadro di un nuovo diritto penale speciale. che non si limita agli immigrati, ma coinvolge tutti i cittadini, con il ricorso alla sanzione penale totalmente rimessa alla discrezionalità amministrativa per sanzionare i comportamenti più frequenti nelle situazioni di conflitto sociale. Va in questa direzione la reintroduzione del reato di oltraggio a pubblico ufficiale, che costituirà in futuro un arma potentissima in mano alla polizia per mettere sotto processo qualsiasi persona, migrante o cittadino, che abbia comportamenti qualificati discrezionalmente come offensivi per l'autorità. Un passaggio decisivo dallo stato di diritto allo stato di polizia.
Il reato di clandestinità
L'introduzione del reato di immigrazione clandestina, seppure sanzionato da una pena pecuniaria, costituisce una rilevante rottura del principio di eguaglianza affermato dall'art. 3 della Costituzione dato che coloro che si troveranno in una condizione di irregolarità non potranno fare valere in giudizio i propri diritti e i propri interessi legittimi come previsto dall'art. 24 della Costituzione, che riguarda tutti gli esseri umani e non soltanto i cittadini.
Detenzione amministrativa ed espulsione
Il prolungamento dei tempi della detenzione amministrativa fino a sei mesi viola la riserva di giurisdizione stabilita dall'art. 13 della Costituzione poiché snatura la funzione dell'internamento nei Centro di identificazione ed espulsione [Cie], misura non più finalizzata all'esecuzione delle misure di allontanamento forzato, ma vera sanzione per una condizione soggettiva di irregolarità, applicabile, anche con successivi internamenti, nei confronti di chi non ha commesso alcun reato. La sanzione del reato di immigrazione clandestina consentirà inoltre alle autorità di polizia di detenere e allontanare dal territorio i migranti privi del permesso di soggiorno senza applicare le garanzie procedurali [a partire dal diritto di difesa] previste dalla direttiva comunitaria sui rimpatri, che stabilisce la priorità dei rimpatri volontari e limita i casi di detenzione amministrativa alle ipotesi nelle quali non siano possibili altre forme di limitazione della libertà di circolazione.
La denuncia del lavoro nero
L'introduzione del reato di immigrazione clandestina comporterà anche uno stravolgimento di quanto previsto dall'art. 2 del Testo Unico sull'immigrazione che riconosce a tutti, quale che sia la loro condizione di soggiorno, i diritti fondamentali della persona. La certezza dell'allontanamento forzato, a seguito della scoperta della condizione di irregolarità, potrà impedire anche le già modeste possibilità di denuncia dei caporali e dei datori di lavoro in nero, limitando l'accesso alle misure di protezione sociale previste dall'art. 18 del Testo Unico sull'immigrazione n.286 del 1998, sempre più rimesso alla discrezionalità delle autorità di polizia.
Il diritto d'asilo negato
Il reato di immigrazione clandestina costituirà un ulteriore ostacolo per l'accesso alle procedure di protezione internazionale e permetterà, in caso di diniego sulla prima istanza, un allontanamento forzato verso paesi che non rispettano i diritti fondamentali della persona. In contrasto con quanto previsto dalle convenzioni internazionali e dalle direttive comunitarie, si introduce come regola la detenzione amministrativa dei richiedenti asilo costretti all'ingresso irregolare dalla mancanza di qualsiasi possibilità di ingresso legale.
La salute e la scuola
Con l'entrata in vigore delle norme che inaspriscono le sanzioni penali per gli immigrati privi di permesso di soggiorno non sarà possibile neppure riconoscere un figlio, avere accesso alle cure mediche senza il rischio di essere espulsi, rivendicare la retribuzione per il lavoro prestato. Diventerà impossibile per i figli di immigrati irregolari completare i corsi di studio oltre la scuola dell'obbligo. Le nuove norme consegnano i migranti irregolari a una condizione di sfruttamento servile che si sta estendendo rapidamente. Il disegno di legge sulla sicurezza cancella gli orientamenti giurisprudenziali che avevano escluso la sanzionabilità penale degli immigrati irregolari che dopo l'ordine di allontanamento si erano trattenuti nel territorio nazionale per un «giustificato motivo», come la mancanza di documenti, o di mezzi economici per fare rientro nel paese di origine.
Il permesso di soggiorno «a punti»
La previsione di un permesso di soggiorno «a punti» che i migranti regolari possono perdere sulla base di valutazioni discrezionali delle autorità di polizia, in caso di mancato rispetto del cosiddetto «accordo di integrazione», viola l'articolo 10 della Costituzione, che afferma il principio secondo cui spetta alla legge la definizione della condizione giuridica dello straniero. Tutti gli immigrati, anche quelli regolari, diventano così «ostaggio» delle autorità di polizia.
articolo tratto da InfoAut