DA ROMA GUARDANDO ALL'AQUILA E AL MONDO
"Siete vientos en los calendarios y geografias de abajo: primer viento, una digna juventud rabiosa"
(Subcomandante Marcos, Ezln, Chiapas, Mexico, messaggio alla Grecia ribelle, dicembre 2008)
L'8, il 9 e il 10 luglio il presidente-padrone del governo italiano Silvio Berlusconi ospiterà il summit dei "Grandi" della Terra nella fortezza di un corpo di polizia dello Stato a Coppito, nei dintorni dell'Aquila, fra le terre e le popolazioni convolte dal terremoto d'Abruzzo: là dove per sua espressa volontà è stato spostato il vertice dedicato alla crisi globale, originariamente previsto al largo delle coste sarde della Maddalena, nel mare della Costa Smeralda e su una nave extra-lusso. Ad opera di questo satrapo del sistema di speculazione e guerra cui questa crisi risale, prende così corpo anche sul piano dell'immagine il tentativo di rilegittimare la fallimentare governance politica globale, che non a caso vedrà la riunione del G8 trasformarsi in G14 e poi G21.
Il situazionista della reazione Berlusconi offre in tal modo ai potenti della Terra - e alla scommessa dettata dall'emergenza di allargare il loro "club" - l'occasione d'uno spettacolo di «sobrietà», come ha detto lui stesso: uno spettacolo che si vorrebbe adeguato a fronteggiare i crescenti segnali di ostilità e di ribellione, diffusi in ogni angolo della Terra, a scelte strategiche poste al servizio degli interessi delle poche corporations espropriatrici di quasi tutta la ricchezza globale e affamatrici di oltre 1 miliardo di persone nel mondo.
Dietro il cabaret compassionevole allestito per portare a spasso i massimi decisori politici mondiali fra le tende dei terremotati, in verità il summit dei Grandi si prepara a confermare quelle scelte e quel dominio: rifinanziare la speculazione finanziaria, salvare le banche, precarizzare ed asservire ancor più il lavoro e al contempo rafforzare le architetture securitarie, implementare la cooperazione degli Stati nelle pratiche di repressione e accompagnare lo sfruttamento senza frontiere dell'umanità e delle risorse del pianeta con l'innalzamento ulteriore delle frontiere di sangue e vergogna che affrontano le grandi migrazioni dalle terre umiliate, martoriate e desertificate da tale sfruttamento, continuare la militarizzazione delle università, rendendole sempre più luogo della repressione e non di socialità, con il fine di disciplinare le vite degli studenti e normalizzare il conflitto.
Ma questo G8-G14-G21, oltre che sulla scena disastrata d'un terremoto come quello d'Abruzzo reso micidiale dalla speculazione e dall'ingiustizia sociale, oltre che alll'ombra degli scandali addensati intorno alla figura dell'"ospite" Berlusconi, si svolgerà sullo sfondo d'una serie recente di rivolte contro l'oppressione, esplose ad ogni latitudine e in diverse dimensioni precisamente nel pieno del dispiegamento della dinamica di crisi: dall'Argentinazo alla rivolta di El Alto in Bolivia a quella dell'Appo a Oaxaca in Messico e oggi alla resistenza dei popoli originari dell'Amazzonia peruviana, alle rivolte contro il Cpe e di sollevazione delle banlieues in Francia del 2005; da quelle delle e dei migranti dentro e contro i lager e i sistemi di espulsione e respingimento dei contrafforti dell'Unione europea, dal Peloponneso a Ceuta e Melilla a Lampedusa, alla recente rivolta giovanile in Grecia contro lo Stato e la repressione dopo l'assassinio poliziesco di Alexandros Grigoropoulos a 16 anni; dalle tumultuose proteste contro i poteri economici e i governi responsabili della crisi in Islanda come a Dublino, alle rivoltose contestazioni del summit G20 a Londra - dov'è stato ucciso dalla polizia il cittadino Ian Thomlison - e poi di quello Nato a Strasburgo, fino alla notte di rabbia del 1° maggio a Berlino.
Anche sul piano delle mobilitazioni d'attivismo contro il G8, l'appuntamento di luglio è stato preceduto in Italia da una sequenza di campagne, manifestazioni e iniziative di lotta rivolte ai vertici a livello ministeriale e di lobbies che l'hanno preparato: nel caso dei summit sull'Agricoltura e sull'Ambiente come in quello dei rettori universitari che a Torino ha visto il corteo dell'Onda studentesca concludersi in scontro frontale con lo schieramento repressivo, come pure nei casi degli appuntamenti a Roma dei ministri economici il 28 marzo, quando sono state sanzionate sedi di banche e assicurazioni durante un corteo di sindacati di base e di giovani studenti e precari che ha battuto il tentativo di vietare il centro storico e politico alle manifestazioni di dissenso, e dei ministri di Giustizia e degli Interni il 29 e il 30 maggio, quando azioni dirette creative hanno colpito l'Oim, occupato simbolicamente chiese e comunicato coi reclusi del lager-Cie di Ponte Galeria e un corteo antisecuritario e antirazzista si è svolto nelle strade della capitale italiana in continuità con quello delle e dei migranti la settimana precedente a Milano. Mentre nelle ultime settimane parti significative delle stesse popolazioni terremotate dell'Aquilano hanno espresso ribellione, portandola fin sotto i palazzi del Parlamento e del governo nella capitale, contro le politiche di menzogna sulla "ricostruzione" e contro la scelta di trasferire lo spettacolo del G8 fra le loro tende.
L'assemblea nazionale a L'Aquila il 1° giugno ha lanciato un appello a realizzare contro il G8 «una mobilitazione diffusa» nel segno della «radicalità», la successiva assemblea del 21 ne ha stilato il calendario. In questa cornice la Rete NoG8 di Roma, convergenza di movimenti di lotta diversi della città che ha organizzato gli appuntamenti di marzo e di maggio prima ricordati, propone per le giornate del summit dei capi di Stato e di governo dei "Grandi" una "Giornata d'Accoglienza ai Potenti della Terra" individuata nel 7 luglio, quando le delegazioni internazionali transiteranno per la capitale, anche garantendo in diverse parti della città alcuni "info-point" rivolti a chi voglia parteciparvi; e di praticare con azioni per gruppi d'affinità una "Mappa della Crisi", sul modello di quella sperimentata a Londra durante il G20, in più città italiane, europee e dei Paesi del "Club dei Grandi" nei giorni di effettivo svolgimento del summit in Abruzzo.
Il 10, ultimo giorno del vertice, i sindacati di base e varie reti di autorganizzazione sociale danno appuntamento proprio a l'Aquila per un corteo generale al cospetto dei potenti del malgoverno globale.
Noi, attiviste e attivisti autocton* e migranti delle lotte metropolitane, precarie e studentesche, umili costruttrici e costruttori
di forme di vita indipendenti, gelose e gelosi della nostra sincera e convinta indipendenza politica, anticapitalist* e antifascist* tanto quanto antiautoritar* e antimilitarist*, antirazzist* quanto antisessist*, alternativ* quanto libertar*, aderiamo alla manifestazione finale all'Aquila; e ci proponiamo di realizzare intanto nella "Giornata d'Accoglienza" del 7 luglio a Roma una dinamica di blocco della circolazione e della mobilità che, combinando pratiche creative e intelligentemente radicali, rivolga la nostra degna rabbia ad ostacolare la funzionalità della celebrazione dei potenti della Terra e della loro bancarotta. La cooperazione tra realtà diverse che condividono pratiche e interessi spaventa chi gestisce la crisi, per questo riteniamo che questa inter-azione sia un passaggio fondamentale e necessario, un punto di forza per contrastare insieme il disegno di un mondo invivibile e asservito dalle logiche di profitto.
Lo stesso proponiamo alle reti e a* singol* del movimento - italiano, europeo e globale - che vogliano convergere con noi e che accoglieremo per quanto possibile, con risorse ed iniziative di movimento a partire dalla costituzione di almeno un "info-point" in un luogo da strappare alla normalizzazione e alla pacificazione imposte, nel quadro delle caratteristiche locali e delle modalità condivise della mobilitazione unitaria a Roma.
Proponiamo ancora a tutte le reti, i movimenti, i collettivi, le singole e i singoli attivist* nelle metropoli del "Club dei Grandi" di condividere una "Mappa della Crisi", aperta e quanto più possibile globale; e di praticarla attivamente, in comunicazione reciproca, nelle giornate successive.
Proponiamo di far convergere iniziative ed azioni su alcune direttrici della crescita e della continuità d'un movimento di ribellione da sviluppare nei mesi a venire, attraverso la denuncia pubblica e l'assedio sociale:
- dei maggiori responsabili della crisi, della sottrazione di reddito, di libertà e di diritti;
- delle strutture di architettura securitaria;
- dei maggiori responsabili della precarietà, dei licenziamenti, delle morti sul lavoro;
- dei centri di distruzione delle risorse e della vita del pianeta;
- dei centri di aggressione contro le condizioni materiali primarie di vita;
- dei centri responsabili dell'espropriazione della ricchezza sociale e della conoscenza.
Con queste proposte e con questi obiettivi, da oggi ci poniamo a disposizione d'una cooperazione politica attiva e d'una connessione tra pratiche sociali alternative, a partire dalle giornate di luglio 2009.
"Akat qhiparux waranq waranqanakax kutinixa (tornerò e saremo milioni)"
Tupac Katari, 1781
Viola: è il colore dello spettro visibile a maggior frequenza e minore lunghezza d'onda, è il colore del movimento di liberazione delle donne e dell'autodeterminazione sessuale, è il colore del sogno, della metamorfosi, della transizione, della magia, dell'urgenza d'espressione dei bambini.
Pure, viola è il colore della schiavitù, nel XVI secolo in Inghilterra designava il lutto estremo, nella capoeira è associato all'Orixa Iansa dea dei venti e delle tempeste, a Lima è il colore della dedizione al Cristo Nero, "Signore dei Miracoli", dipinto e venerato dagli schiavi africani e su cui gli indios trasferirono la devozione a Pachacamac, "Colui che muove il mondo", il padrone dei terremoti...
Nelle giornate contro il G8 della crisi, il viola sarà il nostro colore.
Vendetta: è una parola dura, che non lascia spazi.
E' una dedica a chi si alza una mattina, prende un autobus o la macchina o una moto, arriva al lavoro e vi trova la morte. E' dedicata alle statistiche che conteggiano queste morti, più numerose di quelle d'una guerra.
E' una dedica, ancora, a chi parte dalle proprie radici per cercare un futuro migliore e trova confini, muri e razzismo: in Italia non è certo raro trovare una vergogna chiamata Cie, "centri d'identificazione ed espulsione", formula anodina per aggirare qualsiasi rispetto dell'umanità e che nascondo quelli già conosciuti nella storia come lager.
Sono le nostre parole e le nostre mani, le nostre emozioni e le nostre ragioni, che disegnano la vendetta. Sono un corpo collettivo che si muove veloce per la metropoli. Quella stessa velocità che ci porta da uno sfruttamento ad un altro, dall'incertezza del presente alla negazione d'un futuro, la rivoltiamo contro chi ci espropria della nostra vita.
V di vittoria: immagine classica, indice e medio divaricati in segno d'una resistenza che vince.
Perché è necessario volere e perseguire un cambiamento reale e radicale. La vittoria che cerchiamo non è fatta certo della stessa pasta del potere che combattiamo. Ciò che vogliamo è il nostro tempo che ci rubano; la partecipazione che impediscono e la voce che ci soffocano; la ricchezza che ci sottraggono. Quella che ci muove è la necessità di nuove scelte politiche, economiche e sociali di contro al segno di continuità nel profondo di questa crisi che sarà riprodotta all'infinito per riprodurre
il capitale e il suo dominio. Quella che cerchiamo è la vittoria che sta nell'aver strappato un metro in più, aver ripreso un respiro a pieni polmoni, aver attestato la realizzabilità d'un progetto di liberazione.
E' vittoria anticapitalista che cerchiamo di riprodurre e sostenere. Le vittorie possono essere anche molto piccole, ma costruiscono un cammino. Noi siamo decise e decisi a perseguirle. Questa volta, molte altre volte ancora.
V come viola,
V come vendetta,
V come vittoria!
V-Strategy
Roma, Italia, giugno 2009
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