L'impiegato che molesta le colleghe rimane al lavoro, chi libera spazi invece...

I due pesi e le due misure dell'Ateneo

Linea dura contro gli occupanti di Bartleby, che rischiano lunghe sospensioni. Chi allunga le mani sulle colleghe della facoltà, invece, rimane al lavoro.
26 giugno 2009

Alcune settimane fa la stampa locale ha riportato il caso di un dipendente dell'università di Bologna finito agli arresti domiciliari per molestie sessuali. Aveva allungato le mani, in più occasioni, su alcune colleghe della facoltà di Scienze motorie. L'Ateneo era a conoscenza degli episodi e per l'uomo era scattato il trasferimento a Matematica. Con grande gioia delle studentesse e delle dipendenti di questa facoltà, si immagina, che dopo aver letto della vicenda sui giornali saranno state ben contente del "regalo" ricevuto. Il giudice che ha ordinato l'arresto ha formalmente criticato l'Ateneo per non aver preso sufficienti provvedimenti.
Pochi giorni dopo, la notizia è che la prorettrice agli studenti Monari si prodiga per far scattare seri provvedimenti disciplinari nei confronti degli occupanti di Bartleby, in via Capo di Lucca, e poco dopo che il rettore Calzolari è riemerso dall'oltretomba per dire che condivide la linea dura: gli studenti rischiano fino ad un anno di sospensione dall'università.
Ricapitolando. Se all'università di Bologna molesti sessualmente delle colleghe, non salti neanche un giorno di lavoro e al massimo cambi aria. Se nella stessa università liberi uno spazio vuoto da anni e nel giro di poche settimane organizzi decine di iniziative culturali, il rischio è di venire di fatto allontanato dalla vita dell'ateneo. Non c'è che dire, non fa una piega.