Questione morale

Edoardo II vs il Papi d'Italia

Ripubblichiamo un commento dei compagni di InfoAut che prende le mosse dal discorso mediatico sulla grandeur decadente del premier e dal continuo oltraggio al corpo femminile che se ne origina: «Il potere utilizza i corpi e il loro uso nella marcia società contemporanea, per tentare di espellere, dal gioco politico, un agglomerato d'interessi, sintetizzato nel presidente Berlusconi [...] Come con l'affare mani pulite, dall'alto si tenta di anticipare quella che potrebbe essre una forte messa in discussione dell'ordine e dei poteri da parte della piazza, attraverso un cambio alla sala dei bottoni, per mani di giudici e di illustri penne. Questa si chiama reazione preventiva!»
23 giugno 2009 - InfoAut Bologna

Secondo il regista Derek Jarman il regno di Edoardo II fu tormentato da una profonda questione morale. Il sovrano legato in una relazione con il suo amico Gaveston non avrebbe più fatto mistero del suo amore omosessuale e in una società medievale come quella inglese del 300, che aveva nel corpo del sovrano il principio dell'ordine e della giustizia del potere, tale sovversione non poteva essere accettata. Il capo dell'esercito Mortimer, un vescovo, e la regina-moglie di Edoardo organizzano una congiura che porta prima all'assassinio di Gaveston e poi all'incarcerazione e all'omocidio di Edoardo II.
In questa pellicola dei primi anni 90, Jerman, usando diverse fonti storiche, da vita al "Gaveston-gate" e lo propone attraverso la narrazione di un provocatorio paradosso: Edoardo II e la sua relazione chiave di volta per un cambio di potere, diviene anche motivo di rivolta e scontro sociale. Negli unici momenti in cui appare "il popolo", questo si scontra con la celere, e la gente fuori dalla corte, che sembra venire in marcia  dalle barricate di stonewall, si pone al fianco del sovrano, sintesi simbolica di emancipazione e contropotere dei corpi. La provocazione e il paradosso storico e antropologico è dato: il sovrano soggetto di
sovversione dei segni e dei codici del potere, il popolo armato fuori la corte che resiste alla reazione dell'esercito, della regina e del potere religioso.

Questo film militante, raro esempio di cinema post-modernista che si ostina ad avere le idee chiare, a cogliere la questione del potere aldila' e contro questioni morali può funzionare da scintilla critica in queste giornate segnate dal "cinziapatrizia-gate", dalle vicende e prodezze notturne del Papi d'Italia. Un indignazione diffusa sta attraversando l'Italia, ed è anche vero che soldi pubblici spesi in viaggi e serate faraoniche farebbero perdere in questi tempi di crisi le staffe anche al più spregiudicato libertino, ma questa indignazione che interpreta un malcontento e una rabbia sociale contro il potere con quali segni si costruisce, e a cosa rimandano? Leggo tra i forum, i social net work, giornali e settimanali generalisti frasi come: "C'è DEL MARCIO se il capo del governo può essere messo spalle al muro da una puttana barese: SE TIRA FUORI LE FOTO CADIAMO NELL'ABISSO", "mandiamo a casa il puttaniere!", "PAPI TEME CHE IL CASO MILLS E LA PUTTANOPOLI BARESE SPINGANO LA CONSULTA A BOCCIARE IL LODO ALFANO", "l'Italia è in mano ai papponi, cacciamoli!", e via di seguito...

La cosa che colpisce, aldila' dei piu' o meno eleganti editoriali della stampa nostrana, sono proprio frasi come queste, espressione di un concetto che continua a martoriare e pervertire le identità dei corpi, in questo caso femminile. Dopo un inverno trascorso a manipolare e utilizzare orrendi stupri per vincere battaglie contro la soggettività migrante, questa volta il potere utilizza i corpi e il loro uso nella marcia società contemporanea, per tentare di espellere, dal gioco politico, un agglomerato di interessi, simbolizzato nel presidente Berlusconi, il Papi d'Italia. Tra i palazzi di alcune redazioni, certi uffici di imprese e multinazionali, procure, e segreterie di partito sembra che ci sia una comunità di intenti che sta portando alla mossa giusta (per loro!), raccogliendo due risultati: continuare a spogliare i corpi della loro dignità e del loro (contro)-potere, e mandare a casa un pezzo di ceto politico che in questo anno ha manifestato la più completa incapacità di traghettare l'economia e la società italiana, seguendo gli interessi capitalistici, dentro e fuori la crisi economica globale. In autunno e in inverno un pezzo di Italia nelle piazze gridava "noi la crisi non la paghiamo", oggi un altro pezzo di società, nei bar, nei facebook, e sulla stampa sghignazza "mandiamo a casa il puttaniere!". Come con l'affare mani pulite, dall'alto si tenta di anticipare quella che potrebbe essere una forte messa in discussione dell'ordine e dei poteri da parte della piazza, attraverso un cambio alla sala dei bottoni, per mano di giudici e di illustri penne.

Questa si chiama reazione preventiva! E sembra pienamente allinearsi con quel trand tutto italiano che sta permettendo a forze reazionarie di consolidarsi al nord e al sud, e mi riferisco alla lega nord da una parte e all'Italia dei valori dall'altra, una dice:"datemi una ronda e puliro e disinfetterò le vostre città da trans, migranti, rom", l'altra dice:"fatemi riempire un carcere di poltronari e politicanti e vi tirero' fuori dalla crisi!". Nella storia d'Europa, tranne che nel cinema di Jerman, la questione morale è da sempre stata uno strumento in mano alle elites per epurare parti del suo stesso ceto prossimo alla crisi, una sorta di strategia di salute pubblica-politica interna per assicurare al potere un suo sano e saldo mantenimento.
E' il gioco della lenta e "dolce" reazione. Anche in questo caso a farne le spese saranno i soggetti deboli intossicati per mezzo dei media dall'oppio della questione morale e ridotti per un altro po' di tempo nell'incapacità di muovere una critica forte e soggettiva a questo sistema che con o senza il Papi d'Italia continuerebbe a produrre morti sul lavoro, precarietà, povertà, e violenze tra poveri.

Per noi parte antagonista il compito è quello di smascherare e decostruire le strategie della controparte sia sul piano sociale-mediatico che su quello politico-economico, sgomberando il campo del conflitto e dell'opposizione sociale da questioni morali, con la forza dei movimenti che dalle giornate degli studenti di torino, alle battaglie nei territori dicono "la vostra crisi non la paghiamo!". In questo slogan e nei passi avanti che sapra' fare consolidandosi nelle piazze, università e posti di lavoro, la questione dei corpi torna ad avere il senso di emancipazione e lotta dura, che porta il segno del contropotere e non sarà più un
provocatorio paradosso cinematografico... finalmente Edoardo II potrà tornare ad essere il monarca tiranno che realmente è stato...

Infoaut Bologna