DAL NOSTRO INVIATO A FERRARA
Decisa e articolata la requisitoria finale del pm Nicola Proto, che ha riportato in aula le discussioni e le prove raccolta in quattro anni di dibattimento, volta a scardinare la linea difensiva che imputerebbe la morte di Federico, avvenuta in seguito ad un violento controllo di polizia, all'assunzione di sostanze stupefacenti: una linea che si è dimostrata fare acqua da più parti, secondo l'accusa.
Il primo punto difensivo a non reggere, per il pm Proto, sarebbe quello riguardante la tempistica delle telefonate tra le volanti alfa 2 e alfa 3, la volante dei carabinieri, coinvolte nei fatti del 25 settembre 2005 e la centrale: i tabulati e gli orari delle telefonate dimostrerebbero sia che la volante alfa3 era in realtà già nei pressi di via Ippodromo quella sera, zona abitualmente interessata da controlli di polizia, sia la tardività nella richiesta dei soccorsi da parte dei quattro agenti di polizia. Il tutto, secondo il pm, si sarebbe svolto tra le 5.47 e le 6.09 del mattino, una restrizione dei tempi rispetto alle valutazioni dell'accusa.
La dinamica dei fatti sarebbe confermata anche dalle dichiarazioni delle due testimoni chiave dell'inchiesta, le signora Lucia Bassi e la signora Annamarie Tsagueu.
La prima aveva affermato di aver visto tre dei quattro agenti immobilizzare al suolo Federico tenendolo in malo modo, seduti sui suoi piedi, sulle cosce e sul petto.
La seconda, camerunense irregolare inizialmente reticente a testimoniare per la sua condizione di clandestinità, ha affermato di aver assistito ad un pestaggio in piena regola, e di aver sentito le richieste d'aiuto del ragazzo.
La parte più articolata della requisitoria è stata sicuramente quella dedicata all'analisi ed al confronto delle perizie scientifiche presentate dalla difesa. Perizie che, secondo il pm, pur godendo di attendibilità scientifica e dell'autorevolezza derivante dagli istituti da cui sono state espletate, peccherebbero di contestualizzazione e mancherebbero nel collegare fattispecie astratte e fattispecie concrete.
Secondo i periti, infatti, la morte sarebbe stata causata dall'indebolimento del fisico di Aldrovandi dovuto all'assunzione di sostanze stupefacenti ed allo stato di agitazione in cui verteva, che ha portato ad un ipotesi di diagnosi di "Excite Delyrium Sindrome", un' anomala patologia psichiatrica che porterebbe stati di eccitazione tali da confondere le normali percezioni della stanchezza e del dolore, provocando quasi una forza sovraumana, uno stato di confusione totale e l'impossibilità di controllare i propri comportamenti. Tale tesi si incastrava perfettamente con le dichiarazioni dei quattro imputati, secondo i quali la sera del 25 settembre Federico era reprensibile, particolarmente violento e riottoso.
Tuttavia, secondo il pm, la diagnosi di Excite Delyrium Sindrome cozzerebbe con le dichiarazioni dei testimoni secondo cui il giovane avrebbe risposto col suo nome ad una dei quattro agenti di polizia che glielo aveva chiesto, cosa impossibile per una persona che ha completamente perso il controllo di sé.
Le stesse perizie, inoltre, secondo il pm confermerebbero la tesi secondo la quale la morte di Federico sarebbe stato causata da un'asfissia avvenuta per via posturale e per via meccanica: la posizione supina che gli agenti avrebbero fatto assumere a Federico e la pressione esercitati dai loro corpi su quello del giovane avrebbero agito direttamente sul suo cuore, come dimostrano alcune foto di edemi formatisi sulle pareti cardiache.
Foto che nelle perizie realizzate a Torino appaiono sottovalutate, non contestualizzate.
Pare proprio questa la critica fondamentale alla perizia torinese: le analisi mediche potrebbero essere corrette, ma mancano di una valutazione che le spieghi.
Di certo il corpo di Federico era stremato, ma probabilmente a causa della violenta colluttazione con gli agenti di polizia, delle ferite riportate sul cranio dichiarate dalle perizie stesse compatibili con ferite da sfollagente, con le ferite ai polsi dichiarate compatibili con ferite da difesa, con le ferite al viso che ne proverebbero lo strusciamento sul manto stradale.
E' da escludere la causa tossicologica: la tossicologa in aula ha negato che i livelli di chetamina presenti nel sangue del ragazzo avrebbero potuto provocarne la morte..
In conclusione della sua requisitoria il pubblico ministero ha infine richiesto per gli imputati una pena di 3 anni ed otto mesi per omicidio colposo.
La giustificazione di questa richiesta è la mancanza del principio di proporzionalità nell'intervento degli agenti, espletato nell'uso improprio degli sfollagente (due dei quali si sono addirittura rotti durante la colluttazione, per poi scomparire misteriosamente per alcuni giorni) confermato dalle lesioni su corpo del ragazzo, del mancato obbligo di protezione da parte degli stessi che non hanno prestato ascolto alle ripetute richieste d'aiuto di Federico.
Restano aperti ancora numerosi interrogativi su un processo che si avvicina finalmente alla conclusione, a fare da sfondo ai dibattimenti nelle aule dei tribunali le grida di verità e giustizia da parte della madre di Federico e degli amici del Comitato Verità per Aldro, molti dei quali presenti in aula.
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