Arte di strada

JR, un fotografo clandestino

Ecco il lavoro di un giovane "photograffeur" parigino, JR, che invade le zone periferiche e degradate del pianeta affigendo illegalmente gigantografie dei ritratti degli abitanti. Con le sue azioni si pone come l'ennesima conferma della portata artistica dell'arte di strada e della sua estrema capacità di porre questioni politiche di rilievo: dal peso dell'immaginario sulle nostre pratiche di vita e sulla costruzione degli stereotipi culturali, alla necessità di riappropriarsi degli spazi di libertà in città sempre più securitarie, sempre più repressive.
20 giugno 2009 - Simona De Nicola

JR women africa "I am 25 years old and I own the biggest art gallery in the world. I exhibit freely in the streets of the world, catching the attention of people who are not museum visitors. My work mixes art and acting, talks about commitment, beauty, freedom, identity and limits".

Sono queste le parole con cui JR, giovane fotografo francese, descrive se stesso e il suo lavoro. Le sue origini affondano nella street art dei sobborghi parigini e il nome d'arte deriva dalle iniziali del suo vero nome, che ha scelto di mantenere anonimo per tutelare la sua identità: come molti artisti dell'underground urbano coltiva l'anonimato e appare sempre mascherato negli interventi pubblici, anche per proteggere la libertà delle sue azioni, per lo più prive di autorizzazioni e spesso eseguite di notte.

JR ama definirsi un artiviste, dalla contrazione di artista e attivista, a sottolineare la duplice natura del suo lavoro: un percorso di ricerca della bellezza, nonchè strumento di denuncia e attivismo sociale.

JR women africa La leggenda vuole che abbia iniziato a fotografare nel 2000, dopo aver fortuitamente trovato nella metropolitana una 28 millimetri forse dimenticata da un turista. Una macchina fotografica di poco valore, che segna però una svolta nella sua ricerca artistica.

La particolarità del suo lavoro consiste essenzialmente nella modalità con cui espone i ritratti. Le foto scattate sono infatti stampate in formato gigantesco, anche di molti metri, e poi affisse illegalmente nei punti più disparati delle città: sui muri, sulle strade, sugli autobus e su ogni altro elemento urbano che si presti a far da supporto. JR trasforma così gli spazi urbani in enormi gallerie all'aperto, dove non è richiesto il biglietto per l'ingresso, non esiste una entrata né una uscita e dove spettatore diviene chiunque passi in prossimità delle installazioni.

Le sue sono fotografie bizzarre che giocano a inseguire i passanti e li interrogano: impossibili da passare inosservate. Volti e occhi giganteschi, che pongono quesiti e mettono lo spettatore faccia a faccia con tutto ciò con cui è difficile confrontarsi: esclusione sociale, violenza, povertà, stereotipi. Sono immagini che mettono in guardia sul pericolo che può nascondersi nei cliché e nei dispositivi che lavorano silenziosamente nel linguaggio visivo. Con i suoi fotograffiti JR ci spinge a interrogare il codice che regola le immagini veicolate da chi ci governa, dai media e dalla pubblicità. E per far questo rompe il regime visivo a cui siamo costantemente sottoposti e invade le strade con insolite immagini.

JR face to face Dalle banlieue parigine arriva fino a Gerusalemme, passando per Los Angeles, Bueinos Aires e le zone di guerra della Liberia e così facendo forza le soglie degli spazi, rompe i clichès, risveglia l'immaginario sopito di numerose città e restituisce un volto a tante persone. Presto la portata innovativa della sua arte è stata colta dai critici del circuito dell'estabilishment: le sue opere sono poi state accolte nelle più prestigiose gallerie di arte del mondo, contese dalla Tate alla Biennale di Venezia.

Ecco alcuni dei suoi progetti: Carnet 2 Rue, diario di esperienze di street art in giro per il mondo, con artisti del calibro di Shepard Fairy e Akim, Woman, omaggio alla forza e alla bellezza delle donne, eroine quotidiane; Face to face, in cui israeliani e palestinesi sono messi faccia a faccia.

JR women brazil JR con le sue azioni si pone come l'ennesima conferma della portata artistica dell'arte di strada e della sua estrema capacità di porre questioni politiche di rilievo, dal peso dell'immaginario sulle nostre pratiche di vita alla necessità di riappropriarsi degli spazi di libertà in città sempre più securitarie, sempre più repressive.

E sempre più grigie.

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