Piazza Grande di giugno è in strada

La crisi vista da vicino

Dalla prima pagina: "Solleva un problema il fatto che tre personaggi molto
diversi tra loro per ruolo e approccio alla questione povertà, come don
Giovanni Nicolini, il sociologo Maurizio Bergamaschi e Bruno Papignani,
segretario della Fiom, vedano l'impoverimento come un rischio reale per
una fascia più ampia di cittadini? Noi crediamo di sì".
10 giugno 2009

Questo mese Piazza Grande si occupa di un argomento quanto mai attuale:
la crisi e l'impoverimento che, nonostante il quasi totale disinteresse
della politica nazionale, sta colpendo aree sempre più vaste di
popolazione. Per capire cosa sta succedendo siamo andati nelle mense dei
poveri dove si reca tantissima gente che la casa ce l'ha ancora ma non
ha i soldi per fare la spesa.

Per capire come vivono questo momento gli operai che hanno perso il
lavoro abbiamo raccontato la storia della Sabiem (una delle tante
fabbriche che hanno chiuso i battenti negli ultimi periodi) e abbiamo
intervistato Bruno Papignani, segretario provinciale della Fiom a Bologna.

Nelle successive pagine dell'inchiesta trovate un'intervista a Don
Giovannni Nicolini, ex direttore della Caritas bolognese e persona molto
attiva nell'elaborare e nel proporre nuove iniziative volte a combattere
la crisi, e a Maurizio Bergamaschi, docente di Sociologia alla facoltà
di Scienze Politiche di Bologna, che da anni si occupa di disagio adulto
e di esclusione sociale.

Per finire, segnaliamo l'articolo a pagina 4 "Stress da non lavoro", che
racconta un'iniziativa nata a Bologna che si propone di contrastare il
disagio psicologico di chi perde il lavoro.

Seguono l'inchiesta le consuete rubriche su immigrazione e cultura e
l'agenda con gli appuntamenti del mese.

Lo scorso mese la Camera dei Deputati ha approvato il pacchetto
sicurezza targato Lega Nord che propone di istituire il registro
nazionale delle persone senza dimora. A questo punto manca l'ultimo via
libera dal Senato e poi il pacchetto sicurezza sarà legge.

Come riportato a pag 3 nel comunicato "La morte dei diritti", la FIOPSD,
Federazione italiana degli organismi delle persone senza dimora ha già
annunciato che se ciò dovesse accadere insieme all'Associazione Avvocato
di strada solleverà il dubbio di costituzionalità. Il prossimo mese vi
racconteremo gli sviluppi di questa vicenda.

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Dalla prima pagina

"Rischi e responsabilità"

Un mese fa abbiamo rivolto sei domande a tutti, o quasi, i candidati
alla carica di sindaco di Bologna. Ogni domanda individuava un tema specifico, un
aspetto critico della città. Tra le questioni poste ce n'era una di
"scottante attualità": come reagirà il prossimo sindaco di Bologna alle
difficoltà che molti cittadini potrebbero vivere a causa della crisi economica globale?

Nel numero che presentiamo abbiamo voluto indagare quanto fosse
opportuno il condizionale della frase precedente. Un rischio
impoverimento riguarda anche questa città?
A quanto pare, sì. Spesso, in passato, abbiamo denunciato l'allarmismo
con cui i media e alcuni politici parlavano di problemi come la
sicurezza e il degrado. Oggi, nonostante i dati che abbiamo raccolto
disegnino una tendenza chiara verso il rischio d'impoverimento, non
vogliamo concorrere a alimentare panico ingiustificato. Rimane però
doveroso notare come i dati della questura di Bologna, ad esempio,
guadagnino le prime pagine se parlano di un aumento dei borseggi, mentre
i numeri sulla crescita dei casi di cassa integrazione (in provincia un
aumento del 632% che riguarda oltre 600 aziende) facciano meno sensazione.

Le testimonianze che abbiamo raccolto, parlando con gli operai della
fonderia Sabiem, con gli operatori dei centri d'ascolto di Caritas e
Antoniano, con esperti dell'argomento, hanno mostrato inequivocabili
convergenze. Solleva un problema il fatto che tre personaggi molto
diversi tra loro per ruolo e approccio alla questione povertà, come Don
Giovanni Nicolini, il sociologo Maurizio Bergamaschi e Bruno Papignani,
segretario della Fiom, vedano l'impoverimento come un rischio reale per
una fascia più ampia di cittadini? Noi crediamo di sì.

C'è da discutere se questa situazione sia riconducibile alla crisi
economica che interessa buona parte del pianeta o se abbia delle radici
locali più antiche. Lo stato di salute del settore manifatturiero
bolognese non è dei migliori e non lo era neanche prima del 2008, ce lo
ha confermato Papignani. È lungo l'elenco delle fabbriche storiche che
hanno chiuso e lasciato il posto a centri commerciali o appartamenti
privati, la Minganti, la Casarlta, la Sasib, per citare i casi più noti,
e oggi la Sabiem. Non si tratta di nostalgia per il lavoro operaio, ma
per quello garantito che ha lasciato il posto al lavoro precario, spesso
diffuso nelle attività commerciali sorte in luogo delle fabbriche.

Crisi o non crisi quello che ci troviamo davanti è una fascia di
persone, soprattutto uomini di circa 50 anni che hanno perso il lavoro e
faticano a ricollocarsi. Non riescono più a pagare il mutuo della casa
da poco contratto e non si rivolgono ai servizi sociali trattenuti dalla
vergogna per la loro condizione. La perdita del lavoro, la povertà
vengono vissuti sempre più come una tragedia individuale, di cui non si
coglie la dimensione sociale e politica. Poveri e soli, fingendo finché
si può.

Quando questo giornale comincerà a circolare in città, potremmo già
conoscere il nome del futuro sindaco, se non dovesse essere necessario
il ballottaggio. In ogni caso, chiunque vada a Palazzo D'Accursio un
problema ce l'ha già: mettere in campo misure di welfare capaci di
intervenire su ingresso e reinserimento nel mercato del lavoro, sul
problema abitativo di cittadini italiani e stranieri, lavoratori e
studenti fuori sede, su una crescita di domande di assistenza sociale di
sussistenza.

di Leonardo Tancredi