La prima puntata del percorso di autoformazione "Not[Net]Working" si apre con un'introduzione, ad opera dell'InfoFreeFlow Crew, su una serie di concetti "base", utili al susseguente dibattito.
Si comincia con un excursus storico-giuridico sul concetto di copyright, sul suo uso in chiave di appropriazione da parte capitalista di quelle che sono le "commons", le risorse comuni a tutta la società, apartire da esempi ormai celebri come le "enclosures" poste da Marx come l'inizio della proprietà privata borghese.
Viene mostrato come dalla nascita della stampa, il diritto d'autore sulle "opere dell'ingegno", ben lungi dal servire gli interessi e quindi essere utile al sostentamento dell'autore stesso, si è sempre dimostrato uno strumento di privatizzazione e di creazione di valore fittizio da parte del capitale (o capitalista) di turno che "investiva" in questo tipo di produzione o nella distribuzione di tali opere.
Arrivando ai giorni nostri, è facile notare come le battaglie "contro la pirateria" e "per il diritto d'autore" vengano portate avanti da organismi come la RIAA (omologo statunitense della "nostra" SIAE) in una maniera che tende sempre a difendere i profitti delle case editrici / discografiche, a volte persino bypassando le volontà espresse dagli autori in favore di altri tipi concessioni sui diritti (copyleft).
Privacy: controllo.
Lato economico della privacy: la società dell'informazione.
Ippolita (Karl)
Partendo dai lavori di ricerca del collettivo Ippolita ("Luci e ombre di Google" e "Open non è Free") di cui fa parte, Karl affronta attraverso innumerevoli esempi pratici il passaggio al cosidetto "Web 2.0".
Web 2.0 richiama immediatamente una Rete dove i legami (link) si infittiscono e si moltiplicano, ma anche che si accentrano e si qualificano in maniera peculiare.
Legati a doppio filo con l'emergenze del Web 2.0, ci sono tutta una serie di temi, fatti e movimenti (come la differenza tra l'Open source e il Free Software dimostrano emblematicamente) che vanno a comporre un quadro dai risvolti immediatamente economici: la libertà ("Free-dom") degli utenti e degli sviluppatori di software, passa il testimone a un nuovo tipo di "produzione" del software ("Open Source Community") che si configura assolutamente dentro "l'economia dell'informazione/conoscenza": Open Source vuol dire produzione diffusa/orizzontale, Free Software vuol dire libertà (del programmatore, dell'utente, del codice).
Web 2.0 vuol dire, anche, intuitivamente, Social Network: seguendo l'analisi ricca di riferimenti a grandi società "di database" come Google, Facebook, MySpace, guardati sotto il duplice aspetto delle "tipologie di reti" che vanno a strutturare i legami tra gli utenti (users) e la struttura "economica" (dai server, alle "cittadelle del coding").
Si arriva così a quello che il nodo di tutta l'analisi e sul quale gli studiosi dei fenomeni della Rete si dividono: qual'è, in fondo, il "motore" dell'economia di Facebook? Come fa una società a moltiplicare esponenzialmente il suo valore sul mercato finanziario, avendo come "base materiale" da cui estrarre valore economico d'impresa "oggetti" volubili e incerti come i database costruiti mediante l'utilizzo della sua piattaforma da parte degli utenti (per essere più precisi: sono i meta-dati, cioè la categorizzazione (profiling) che viene effettuata *a partire* dai dati degli utenti che rappresenta il reale *prodotto di mercato*, sotto forma di potenziali consumatori da vendere alle aziende tramite la pubblicità ad-hoc)?
In breve, saremo "sommersi" dall'ennesima "bolla speculativa delle DOTCOM" oppure si prepara qualcosa di molto più preoccupante, per molti aspetti, come una "società del controllo totale e globale"?
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Ascolta Raffaele di InfoFreeFlow intervistato da Zic.it