In queste ore il presidente colombiano Álvaro Uribe viaggia da Madrid a Roma dove sarà ricevuto con tutti gli onori dal Capo del governo italiano Silvio Berlusconi e oltre Tevere da Papa Benedetto XVI, ma anche da un sit-in di protesta. Vediamo chi è nel dettaglio l’uomo della guerra bushiana al terrorismo e delle multinazionali.
Il Velino, sito facente capo al portavoce del Popolo delle Libertà, Daniele Capezzone, annuncia oggi che la visita di Álvaro Uribe a Madrid è stata un grande successo. Come al tempo del neoliberismo trionfante e come se nulla fosse successo, ieri sera Uribe ha cenato con i massimi dirigenti delle principali multinazionali spagnole, Endesa, Iberia, Telefónica Latinoamérica, BBVA, Cepsa e Prisa (la società editoriale di “El País” di Madrid e di decine di media latinoamericani). Non solo, ci spiega che il presidente delle Camere di commercio spagnole Javier Gómez-Navarro sponsorizza fortemente la ricandidatura per la terza volta (in barba alla Costituzione) alla guida del paese latinoamericano di Álvaro Uribe. È ben strano che ciò avvenga visto che contemporaneamente quelle stesse multinazionali, usando il megafono di “El País”, hanno combattuto con tutte le loro forze la possibilità che lo stesso possa fare (ma con un referendum popolare) l’omologo venezuelano Hugo Chávez evidentemente non così supino alle multinazionali spagnole da trent’anni considerate le migliori pagatrici di tangenti del pianeta.
Seguire il flusso del denaro da sempre aiuta a capire come l’indigeribile divenga digeribile. Ed è necessario allora ricordare cosa sono stati sette anni di Colombia con Uribe al potere.
La Colombia oggi è un paese completamente dominato dai paramilitari che solo a parole Uribe aveva promesso di smantellare. La presenza dei paramilitari è giustificata in genere con l’esistenza della guerriglia delle FARC ma questa è una straordinaria foglia di fico per coprire affari economico-criminali per miliardi di dollari e tutte le organizzazioni indipendenti per i diritti umani sono concordi nell’attribuire a paramilitari ed esercito oltre il 90% degli episodi di violenza.
I paramilitari negli anni di Uribe hanno sottratto almeno 7 milioni di ettari di terre fertili a piccoli produttori per consegnarle alle multinazionali dell’agroindustria. La maggior parte dei contadini espulsi dalle loro terre fanno della Colombia uno dei primi paesi al mondo per numero di rifugiati interni.
Quasi un terzo dei parlamentari che lo appoggiano è inquisito o processato per narcotraffico. Il voto con il quale Uribe ha potuto ricandidarsi per la seconda volta è processualmente provato che è stato comprato con la corruzione (scandalo Yidis Medina).
Lo scandalo dei falsi positivi (oltre mille semplici cittadini ammazzati e fatti passare per guerriglieri per ottenere più soldi dal governo di George Bush) è uno dei peggiori casi di violazione dei diritti umani negli ultimi vent’anni al mondo che ha portato all’incriminazione del generale Mario Montoya considerato il liberatore di Ingrid Betancourt.
Sono decine di migliaia i morti ammazzati durante la presidenza Uribe. In particolare la Colombia ha il triste primato dei sindacalisti assassinati dai paramilitari (2.500 in vent’anni) con le multinazionali che fanno comunemente ricorso a sicari per mettere a tacere i conflitti sul lavoro.
Solo negli ultimi quattro anni le uccisioni e sparizioni forzate sono state oltre diecimila. Forse non è un caso che contemporaneamente gli investimenti stranieri si sono triplicati e che le multinazionali spagnole brindino al loro uomo a Bogotà.
L’uomo che oggi accogliamo in Italia e in Vaticano e che a luglio sarà ospite speciale al G8 come campione (lui terrorista) della guerra al terrorismo.
Pubblicato su Latino America