"Dove sono gli zelanti difensori della vita scesi in piazza per il caso Englaro?"

La storia di una bambina

Sei anni, di origine nigeriana. Gravemente malata è uscita dal coma e i medici del Sant'Orsola vorrebbero dimetterla: ma nella piccola abitazione in cui vive la famiglia non c'è posto per ricavare una stanza dedicata a lei e con le attrezzature necessarie. A raccontarne la storia, oggi con una conferenza stampa, è Bologna città libera: "Che città è diventata questa se per affrontare un problema di questo tipo bisogna fare una denuncia alla stampa?". Leggi il comunicato di Bcl.
29 aprile 2009

La bambina è attualmente ricoverata al reparto di Medicina Generale
dell´Ospedale Sant´Orsola e i medici hanno sollecitato la famiglia per
le dimissioni della piccola, ma per poterlo fare è richiesta una
abitazione idonea, con una stanza dedicata a lei (con certe
caratteristiche igieniche, con le dimensioni necessarie per accogliere
i macchinari per la dialisi e per la respirazione artificiale).
La famiglia Bidini è di origine nigeriana: il padre (in Italia dal
2002) fa l´operaio in una fabbrica tessile a Castelmaggiore; la madre
(in Italia dal 1999) fa l´assistente di base all´ASP Giovanni XXIII (è
in aspettativa dall´ottobre 2007 per seguire la bambina); poi ci sono
tre bambini e una nonna.
La famiglia abita attualmente in una piccola abitazione di 55 metri
quadri, acquistata con un mutuo che sta ancora pagando. E in sei ci
abitano... è evidente che in un alloggio di quelle dimensioni non si
può ricavare una stanza destinata solo alla bambina.
Il Comune di Bologna, a cui i Bidini si sono rivolti, ha detto che non
si può fare nulla perché, avendo una casa in proprietà, non possono
essere attivati i meccanismi dell´edilizia pubblica. I Bidini
sarebbero disposti anche a vendere il piccolo appartamento, ma poi
come farebbero a pagare un affitto a prezzo di mercato per un alloggio
delle dimensioni richieste? Rischierebbero di finire per strada senza
nessuna alternativa.

La vita della bambina è stata drammatica:
- è non vedente dalla nascita e con fortissimi problemi di udito;
- nel 2007, in seguito a una crisi epilettica, fu vittima di una
grave insufficienza renale; ricoverata all´Ospedale Maggiore, fu poi
trasferita a un ospedale di Padova, dove venne operata e rimase
ricoverata per due mesi (da allora vive in dialisi);
- nel novembre 2007 ebbe una grave pancreatite;
- nel settembre 2008 la bambina entra in coma, viene ricoverata al
Maggiore, poi è trasferita al Bellaria dove è operata due volte alla
testa; rimane in quell´ospedale in rianimazione per un mese;
- poi viene trasferita nel reparto di rianimazione dell´Ospedale
Sant´Orsola, dove rimane tre settimane; nel novembre 2007 viene
trasferita al reparto di Medicina Generale.

Da un po´ di tempo la bambina è uscita dal coma e dà qualche piccolo
segnale di miglioramento. Ora i medici la vogliono dimettere, ma
nessuno aiuta la famiglia a creare le condizioni per le dimissioni.

DOVE SONO TUTTI GLI ZELANTI "DIFENSORI DELLA VITA" CHE SCESERO IN
PIAZZA PER IL CASO DI ELUANA ENGLARO?
E´ POSSIBILE CHE IN UNA CITTA´ RICCA COME BOLOGNA NESSUNO SI FACCIA AVANTI PER AIUTARE LA FAMIGLIA A TROVARE UNA CASA?
E I SERVIZI SOCIALI DEL COMUNE DI BOLOGNA, AL DI LA´ DI RISPOSTE
BUROCRATICHE, PROPRIO NON RIESCONO A FARE NULLA?

CHE CITTA´ E´ DIVENTATA BOLOGNA SE, PER AFFRONTARE UN PROBLEMA DI QUESTO TIPO, BISOGNA FARE UNA DENUNCIA ALLA STAMPA?

Bologna città libera