Più che una neccessità sembra essere diventata una mania.
Ad appena due giorni dall’appello delle associazioni di volontariato della Consulta contro l’esclusione sociale, in cui si invitava il Comune di Bologna a smetterla con la politica degli sgomberi, individuati come ulteriore causa di emergenza sociale ed emarginazione, l’Amministrazione di Palazzo d’Accursio fa di nuovo cadere la “mannaia della legalità” sulla testa di famiglie rom: in questa occasione il fatto avviene al campo di via della Volta.
In questo frangente l’allontanamento sarà temporaneo, tre mesi per un nucleo famigliare ed un mese per l’altro. Il provvedimentoo che riguarda in totale 17 persone di cui 13 bambini fa infuriare la comunità Papa Giovanni XXIII di don Oreste Benzi e l'Altra Sinistra al Comune di Bologna.
"Lotteremo con il nostro presidente Don Oreste fino al giorno dello sgombero e anche oltre", fa sapere l'associazione, mentre Valerio Monteventi (consigliere indipendente del Prc) parla senza mezzi termini di una "rappresaglia" da parte della giunta comunale.
Lo sgombero, annunciato da due ordinanze emanate il 25 novembre, coinvolge persone già messe nel mirino qualche tempo fa dai Servizi sociali di Palazzo D'Accursio per aver compiuto abusi edilizi all'interno del campo
(poi abbattuti dagli stessi immigrati). Si tratta di rom reduci dalle baraccopoli di via Roveretolo, con sei bambini sotto i sei anni e due di un anno: uno di questi, informa il Giovanni XXIII rivolgendosi anche all'arcivescovo Carlo Caffarra, è "reduce da un prolungato ricovero presso la clinica Gozzadini dell'ospedale Sant'Orsola" e dimesso solo a metà novembre.
Alla notizia che il Comune si stava preparando ad intervenire contro le due famiglie nelle scorse settimane si erano mobilitate anche le maestre delle scuole Bottego, frequentata da tempo da alcuni dei piccoli rom.
L'Altra sinistra di Prc, Verdi e Cantiere, dopo aver cercato di evitare l'intervento, se la prende con la vicesindaco Adriana Scaramuzzino. "Questa è la logica del ‘colpiscine uno per educarne cento’ - dichiara Monteventi - Si vuole mandare solo un segnale repressivo, infatti non c'è niente di nuovo da imputare a quelle due famiglie. In questo modo si butta al vento un progetto educativo e si mettono persone, la maggior parte delle quali bambini, in mezzo ad una strada".
A quanto risulta ai consiglieri, la Giunta intende intervenire soprattutto per via delle condizioni del campo, dove sarebbe stato rotto un generatore di corrente, il canale sarebbe usato come discarica (ci sarebbero finite biciclette e anche alcune batterie per auto).
"Ma di questo non c'e' traccia nelle ordinanze - sottolinea il Verde Roberto Panzacchi, che da insegnante si è occupato a lungo di nomadi - e non si valutano le conseguenze di questo intervento. La sospensione temporanea va bene nell'hockey, qui si rischia di dover ricominciare tutto da capo, coi bambini da ricontattare per portarli a scuola".
I consiglieri contestano anche un altro sgombero previsto nelle prossime ore: quello di una famiglia serba dal campo di Trebbo di Reno. Il nucleo, con tre bambini a carico, sarà allontanato perché è scaduto il permesso di soggiorno. Attendevano una risposta per essere riconosciuti come rifugiati e hanno fatto anche domanda per il decreto flussi, ma la “dura lex” dell’ordine costituito non ha la pazienza di attendere.