Il sindaco al Quartiere Saragozza

Verifica di metà mandato

Lo scorso 14 Novembre Sergio Cofferati, con l’Assessore alla mobilità Maurizio Zamboni, ha incontrato i cittadini del Quartiere Saragozza in seduta aperta del Consiglio di Quartiere.
28 novembre 2006 - Antonio Faggioli

Nel suo tour per la città, lo scorso 14 Novembre il Sindaco ha tenuto un'assemblea di quartiere con i cittadini del Saragozza. Era stata convocata una seduta aperta del Consiglio di Quartiere.
Cofferati ha introdotto l’incontro riprendendo alcuni temi generali, tra quelli contenuti nel “programma di mandato”, ritenuti prioritari per il cambiamento e lo sviluppo della città.
1) Andamento demografico, che richiede impegni sia per l’età evolutiva (asili nido e scuole) sia per quella anziana (servizi sociali. 2) Infrastrutture da realizzare per la viabilità (metro, people mover, passante nord, servizio ferroviario metropolitano, nuova stazione ferroviaria). 3) Precariato da ridurre nel tempo. 4) Ambiente, limitatamente a SIRIO che sarà attivo anche nel periodo natalizio, con la motivazione che lo scorso anno la sua disattivazione aveva prodotto “troppi ingorghi”.
2) L’amministrazione si è assunta tali impegni, senza trascurare particolari e nuovi obiettivi, emersi “in corso d’opera”, di cui è necessario tenere conto nell’attuazione del programma, da arricchire anche con le proposte dei cittadini.

Gli interventi dei cittadini (circa 60 i presenti), hanno focalizzato i seguenti problemi.
1) Ampliare le competenze dei Quartieri, ancor prima dell’istituzione della Città Metropolitana.
2) Attribuire ai Quartieri competenze in materia di “cultura”.
3) Attribuire alla Città Metropolitana competenze in materia di salute
4) Definire i progetti dell’Amministrazione per gli istituti Aldini-Valeriani.
5) Avviare la soluzione del precariato del personale scolastico; nessuno dei 100 posti vacanti con il pensionamento di tale personale, è stato coperto da precari scolastici, ma solo da precari comunali di altre qualifiche.
6) Risolvere alcuni problemi degli anziani, in particolare accessibilità, sicurezza e pulizia dei marciapiedi, ascensori nelle abitazioni che ne sono prive, ulteriore sviluppo dell’assistenza domiciliare.
7) Realizzare più efficaci azioni per la sicurezza delle donne.
8) Definire “i tempi della città”, secondo la Legge n. 53/2000 e il T.U. degli Enti locali, in un quadro complessivo che non contempli solo gli orari dei pubblici esercizi.
9) Assicurare coordinamento e integrazione tra politiche per l’ambiente e politiche per la salute.
10) Coordinare i diversi Assessorati per obiettivi, strategie e azioni comuni finalizzate alla tutela dell’ambiente e della salute (integrazione tra i diversi processi di pianificazione).
11) Promuovere una vera partecipazione dei cittadini alle decisioni per i cambiamenti della città.

Nelle sue conclusioni, il Sindaco ha ripreso solo alcune (e parzialmente) delle proposte avanzate dai cittadini. Ciò ha fatto percepire come meramente rituale la sua iniziale richiesta di proposte “per arricchire” di ulteriori obiettivi il programma di mandato.
1) Città Metropolitana e Quartieri : conferma della nuova istituzione locale, anche ai fini della riforma dei Quartieri (da trasformare in “municipalità”); nessun accenno circa l’ampliamento nel frattempo delle loro competenze (cultura), né per quanto riguarda l’eventuale competenza della Città Metropolitana in materia di salute.
2) Aldini-Valeriani : attribuire all’istituto una valenza regionale o nazionale, per cui l’Amministrazione rinvia ogni decisione a progetti e finanziamenti statali e regionali.
3) Precariato scolastico : nessuna risposta alla proposta di utilizzare 25 posti dei 100 vacanti per l’immissione in ruolo di precari scolastici.
4) Anziani : nessuna risposta ai problemi posti.
5) Sicurezza delle donne : non esiste a Bologna una situazione di emergenza.
6) I tempi della città : nessuna risposta.
7) Politiche ambientali e sanitarie coordinate : nessuna risposta.
8) Coordinamento tra gli Assessorati nei processi di pianificazione, per assicurare obiettivi, strategie e azioni comuni in materia di ambiente e salute : ha risposto l’Assessore Zamboni, dichiarando che il PGTU ha posto obiettivi di mobilità che implicitamente debbono essere intesi anche quali obiettivi ambientali e di salute.
9) Partecipazione : nessuna risposta.

Alcune considerazioni sul tema ambiente / salute.
E’ evidente che ambiente e salute non hanno quell’attenzione dell’Amministrazione che si riscontra nell’opinione pubblica. Il funzionamento di SIRIO anche nel periodo natalizio è sraro motivato con la prevenzione di “ingorghi” e non con la tutela dell’aria e della salute.
I provvedimenti del PGTU per una migliore mobilità vengono considerati efficaci anche per la tutela dell’ambiente e della salute, senza considerare che questo non è sempre vero. E’ infatti dimostrato che la riduzione degli accessi al centro storico controllati da SIRIO, ancora eccessivi (70.000 permessi, oltre agli accessi alle autorimesse e quelli da ticket), non ha prodotto il rientro nei limiti delle PM10 né ridotto i rischi della mortalità e morbosità attribuibili. Nel 2005 i superamenti del limite giornaliero delle polveri fini ( 50 microg/m3 da non superare più di 35 giorni l’anno), sono stati 90 e nel 2006 sono già stati 90 al 26 novembre. Le polveri fini nei giorni di superamento aumentano il rischio di infarto del 5%; nei 4 giorni successivi a quello del superamento i casi di primo infarto aumentano dell’ 1% e le recidive del 2% ogni 10 microg/m3 oltre la media.
Non si vogliono monitorare con SARA le PM10 nel centro storico, con la motivazione che l’uso del rilevatore mobile surroga adeguatamente gli impianti fissi e che le polveri fini in centro sono conseguenti alla loro ampia diffusione in area vasta. Non si tiene conto che : a) rilevazioni con mezzo mobile sono state eseguite in centro solo tre volte (Novembre-Dicembre 2003 da parte di ARPA , Dicembre 2005 da parte di Chimica Industriale dell’Università, Dicembre 2005-Gennaio 2006 da ARPA), quindi estemporanee senza carattere di continuità; in tutte tre le occasioni le PM10 sono risultate con concentrazioni di gran lunga superiori a quelle registrate dalla centralina di S.Felice che monitorizza il fenomeno in area vasta; 2) le polveri fini del centro storico sono la sommatoria di quelle diffuse provenienti da area vasta con quelle prodotte in loco, la cui aerodispersione è ostacolata dalla particolare configurazione urbana (effetto canyon). Nonostante tutto questo l’Assessore Zamboni ha sostenuto che il prossimo PGTU riporta gli obiettivi attesi non solo in termini di mobilità ma anche di salute; in verità , a parte obiettivi di sicurezza (decremento della incidentalità stradale), non vi sono quelli di salute con i decrementi attesi della morbosità e della mortalità che ogni anno Comune e Provincia rendono pubbliche in quanto attribuibili alle polveri.
E’ evidente che processi di pianificazione, quali il PSC e il PGTU, non hanno avuto i contributi di integrazione degli Assessorati all’Ambiente e alla Salute; e questo non solo per carenza di coordinamento dei due Assessorati e dei relativi apparati tecnici, ma soprattutto per la mancanza ancora oggi di quel Piano per la Salute di Bologna, previsto dal Piano Sanitario Regionale fin dal 2000, che doveva individuare gli obiettivi prioritari in materia di salute, le strategie amministrative, le azioni da attivare.
Altro obiettivo che non compare nelle pianificazioni sino ad ora avviate è il comfort acustico, con le ben note conseguenze lamentate dai cittadini. La zonizzazione acustica del 1999 non è stata aggiornata (doveva esserlo dopo 5 anni); nel 2003 risultava che il 52,4% della popolazione cittadina era esposta a livelli di rumore oltre i limiti di legge (il 41,2% tra 65 e 70 dBA e l’11,2 oltre i 70). Manca la disciplina comunale contro il rumore, dal momento che il vigente Regolamento risale al 1992 e non è mai stato aggiornato.

Nelle risposte del Sindaco è totalmente mancata quella relativa alla partecipazione, fortemente rivendicata dai cittadini in quanto ritenuta mancante, benché ampiamente valorizzata nel “programma di mandato”.
Il PSC e il PGTU sono stati definiti “partecipati”, quando in realtà l’Amministrazione ha attivato una semplice “consultazione” sulle proposte che avanzava. Oltre che per obiettivi generali di tali processi di pianificazione, per quelli di tutela del binomio ambiente-salute sono mancate :
- la diffusione delle conoscenze sui rischi ambientali e sanitari;
- la stima del bilancio rischio / beneficio conseguente alle proposte;
- l’adesione alle decisioni adottate dall’Amministrazione.
L’Amministrazione non ha tenuto conto non solo delle numerose elaborazioni culturali e scientifiche in materia, ma nemmeno degli impegni assunti con il proprio Regolamento d’Igiene (vedi artt. 6 e 19)
Giulio Maccacaro, noto scienziato che ha fatto della partecipazione per la prevenzione la propria missione, ha affermato (1972) :
- la partecipazione non è ma diventa, e diventa non per forza di decreto ma di esercizio;
- le azioni per la salute debbono basarsi, più che su una “struttura organizzativa”, su una “struttura di partecipazione”;
- la partecipazione deve essere promossa dal governo locale, che definisce le sedi, i tempi, le regole;
- sono attivi nella partecipazione soggetti individuali, collettivi e istituzionali;
- a tutti i partecipanti si assicura la “comunicazione interattiva” sullo stato del sistema, sui problemi di interesse comune, sulle politiche del governo locale;
- i rischi individuati sono gestiti con decisioni quanto più condivise;
- le decisioni spettano comunque al governo locale;
- la partecipazione si valuta non in base all’unanimità o meno delle decisioni, ma sulla misura delle proposte accolte dall’amministrazione locale, tenuta a motivare quelle non accolte.
Gli articoli 6 e 19 del Regolamento d’Igiene sono osservanti delle linee guida dell’O.M.S. :
- la “comunicazione del rischio” è il procedimento per la gestione partecipata del rischio stesso;
- la partecipazione presuppone : individuazione del rischio – sua stima e valutazione – informazione e comunicazione a tutti i partecipanti sui caratteri del rischio – gestione del rischio valutando il rapporto rischi/benefici e il livello di rischio eventualmente accettabile a fronte di benefici comuni che si ritengano prevalere sui rischi – condivisioni dei provvedimenti, con impegno della comunità a comportamenti positivi per la salute e l’ambiente.
Pur disponendo di elaborazioni culturali e linee guida per avviare sperimentazioni locali in materia di partecipazione, il Comune di Bologna non sembra interessato al riguardo.


Antonio Faggioli