Non pagheremo noi la vostra crisi!
BUON LAVORO, MALEDETTO LAVORO...
Un ciclo di cineforum, assemblee, dibattiti su lavoro e precarietà
5 Venerdì al Vag61 di Bologna – Via Paolo Fabbri 110 (vicino al ponte S. Donato, bus 20-37)
> Leggi il documento di presentazione della rassegna
Venerdì 17 Aprile
Quando gli operai decidevano: le Assemblee Autonome degli anni '70, Autonomia ed autorganizzazione oggi
Organizzata con il Centro di Documentazione sui Movimenti Francesco Lo Russo - Carlo Giuliani, questa giornata tenta di raccontare cosa è stato e ha rappresentato il movimento dell'autonomia visto attraverso le esperienze delle assemblee e dei raggruppamenti autonomi di fabbrica e di domandarsi se e in quali forme si manifestino l'autonomia e l'autorganizzazione dei lavoratori ai nostri giorni.
“Gli operai nella fabbrica non vanno per fare le inchieste, ma perché ci sono costretti. Il lavoro non è un modo di vivere, ma l’obbligo di vendersi per vivere. Ed è lottando contro il lavoro, contro questa vendita forzata di sé stessi che si scontrano contro le regole della società. Ed è lottando per lavorare meno, per non morire più avvelenati dal lavoro, che lottano anche contro la nocività. Perché nocivo è alzarsi tutte le mattine per andare a lavorare, nocivo è seguire i ritmi, i modi della produzione, nocivo è fare i turni, nocivo è andarsene a casa con un salario che ti costringe il giorno dopo a tornare in fabbrica.”
Assemblea Autonoma di Porto Marghera
Ore 19.00 – 20.30:
>>> Proiezione dei documentari di Manuela Pellarin, “Porto Marghera:gli ultimi fuochi” e “Gli anni sospesi”
>>> Intervento di Devi Sacchetto (Università di Padova) “Soggettività politica a Porto Marghera: origini e sviluppo dell'Assemblea autonoma.”
Scheda del documentario: Porto Marghera: gli ultimi fuochi
Soggetto e sceneggiatura: Manuela Pellarin, Enrico Soci; fotografia: Giovanni Andreotta; montaggio: Massimiliano Corò; consulenza storica: Cesco Chinello; produzione: Controcampo Produzioni S.r.l.
Durata: 54 min. – Italia, 2004
Il titolo del documentario ha diversi significati: la parola “fuoco” significa sia “fiamma o incendio”, sia “sparo”. In questo caso, il termine si riferisce anche alle fiamme che fuoriescono dal Petrolchimico, che rendono la zona industriale di Porto Marghera visibile a diversi chilometri di distanza. Il futuro del polo chimico industriale è oggi segnato: i danni ambientali che ha causato non possono essere ignorati, così come le centinaia di morti di cancro. La parte più inquinante della produzione industriale è stata delocalizzata in Asia orientale, ma l’Italia continua ad essere uno dei più importanti produttori di Pvc. Nel documentario, il falò acceso nella fabbrica dismessa, dove gli immigrati irregolari cercano di scaldarsi, è un simbolo della nuova composizione di classe, che ha trasformato un paese di emigrazione in un paese di immigrazione. Ma la frase “gli ultimi fuochi” si riferisce anche alla stagione di lotte che ha travolto quest’area industriale negli anni Sessanta e Settanta. Lotte che hanno caratterizzato l’area e lasciato un impatto duraturo su di essa. Talvolta la storia ha dei violenti sussulti: negli anni ’60 contadini provenienti da varie parti del Veneto furono catapultati in uno dei centri più caldi di elaborazione politica realizzato dalla classe operaia. Prima, la classe operaia non aveva mai identificato così chiaramente la fabbrica come la causa dei disagi più gravi e come l’elemento che annienta la vita. Proprio questa insistenza sulla nocività del lavoro, non solo nell’industria chimica ma, oggi, ad esempio anche dei lavoratori precari dei call center, ci impone di leggere questa storia non come repertorio da museo, ma come parte di una tradizione operaia che parla al nostro presente. Mettendo in stato d’accusa i modi e i rapporti di lavoro, oggi. Il sindacato, e in particolare la Cgil, espulse gli organizzatori delle proteste che si stavano estendendo da Porto Marghera al resto del Veneto. Ma questa nebulosa riuscì a creare forme di organizzazione autonoma. L’Assemblea Autonoma di Porto Marghera nei primi anni Settanta organizzò non solo le lotte nelle fabbriche dell’area industriale, ma anche le occupazioni delle case, la formazione di comitati di quartiere e le lotte di autoriduzione dei prezzi. Con migliaia di lavoratori e cittadini, arrivò anche a bruciare le bollette dell’elettricità.
ore 21.00 – 21.30:
>>> breve aperitivo con stuzzichini
A seguire:
>>> Dibattito con:
- Sandro Mezzadra (Università di Bologna): “Le assemblee autonome e i comitati operai nelle fabbriche degli anni ''70
- Emilio Mentasti, autore del libro “La guardia rossa racconta. Storia del Comitato operaio della Magneti Marelli”
- Valerio Monteventi: due esperienze bolognesi: il Comitato operaio della Ducati ed il Coordinamento fabbriche di S.Viola
- Alessandro Palmi: la Lista Stralcio e il primo movimento dei precari della Fiera di Bologna
>>>Leggi il programma della 1° iniziativa della rassegna
>>>Leggi il programma della 2° iniziativa della rassegna
>>>Leggi il programma della 4° iniziativa della rassegna
>>>Leggi il programma della 5° iniziativa della rassegna
Rassegna a cura di:
VAG61 –Officina dei Media Indipendenti
Confederazione Cobas Bologna
Autorganizzazione Operaia
STOP (Sportello Territoriale Operativo sulla Precarietà)
Info >>>
Mail: stop.ora@gmail.com
Tel: 3206914118 – 3488996698
Siti di riferimento: www.vag61.info – www.zic.it