Anche quest'anno donne e lesbiche di Bologna scendono in piazza in occasione dell'8 marzo e riprendono la parola. Circa un migliaio le donne presenti all'appuntamento in piazza dell'Unità per affermare, mediante un corteo notturno, la propria libertà e dire no alla logica della paura. Il corteo è partito intorno alle 20e30 da Piazza dell'Unità imboccando via Matteotti per poi risalire lungo via Indipendenza. In apertura un significativo striscione che recitava: "Basta femminicidio basta". All'incrocio con via Irnerio il corteo ha trovato davanti a sè schierata una fila di carabinieri, che, come prescritto dalla direttiva Maroni sulle manifestazioni, impediva al corteo l'accesso al centro storico. Alcune manifestanti sono quindi passate dietro lo schieramento ed hanno teso un nastro rosso e bianco di quelli che solitamente delimitano i lavori stradali, e vi hanno affisso un cartello che diceva: "zona interdetta al libero pensiero".
Il corteo ha quindi proseguito lungo via Irnerio fino a Porta San Donato per poi risalire su via Zamboni e arrivare in Piazza Verdi, dove si è concluso in festa. Da segnalare che, all'altezza del teatro Testoni, un gruppo teatrale brasiliano che partecipa al festival dedicato al teatro per l'infanzia che si svolge in questi giorni al Testoni, si è unito al corteo parlando della vicenda della banbina brasiliana di 9 anni, stuprata per anni dal patrigno e rimasta incinta; La madre ha deciso di interrompere la gravidanza e per questo è stata scomunicata dalla Chiesa e lo stessa sorte è toccata ai medici che hanno praticato l'intervento. Elemento ancora più vergognoso il fatto che l'Arcivescovo che ha lanciato la scomunica sostenga che l'aborto è un crimine più grave dello stupro.
Soddisfazione per la riuscita della manifestazione da parte dell'"Assemblea cittadina donne e lesbiche", le cui esponenti sottolineano come quella che ci viene presentata come "emergenza stupri" sia strumentale ad avvallare il ricorso a politiche autoritarie e securitarie ma il problema della violenza sulle donne, viene più volte sottolineato, non riguarda la militarizzazione del territorio ma riguarda il conflitto tra sessi. Inoltre il "pacchetto antistupri", recentemente approvato dal Governo, si configura secondo le manifestanti come un "pacchetto antiimmigrati" che non affronta il nodo del carattere politico, culturale e sociale della violenza maschile, la quale si consuma, nella grande maggioranza dei casi, tra le pareti domestiche per mano di mariti e conviventi.
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