“La carica dei neofascisti”. Questo il titolo del lungo (ben sei pagine, ricche di illustrazioni) articolo pubblicato dal mensile per teen-agers Top Girl, editore Mondadori, nel numero di febbraio. Il pezzo definisce il fenomeno del neofascismo come una nuova cultura giovanile e ne indaga le cause intervistando alcuni giovanissimi di Forza Nuova. I ragazzi descrivono la loro come una scelta anticonformista, un modo per distaccarsi da una società in cui non si riconoscono, recuperando valori tradizionali come quelli di patria, famiglia, religione. Fra le testimonianze più interessanti -per non dire agghiaccianti- una tale Claudia dice di essersi avvicinata al movimento quando nella sua zona si è “riversata una vera e propria ondata di zingari”, mentre un altro ragazzo afferma che “la donna nasce moglie e madre. La sua carriera non deve compromettere la famiglia!”. Un terzo poi rassicura i lettori sulla natura del suo gruppo dicendo: “La violenza? Solo per difesa!”
A completare le parole, ci pensano le immagini: foto accattivanti di giovani sorridenti, tatuaggi cool e simboli fascisti, accompagnati da un piccolissimo trafiletto che informa che l'apologia di fascismo è reato.
Naturalmente il pezzo ha suscitato delle -purtroppo limitate- polemiche. Alcune lettrici e qualche genitore hanno scritto alla redazione lamentandosi della superficilità e della pericolosità dell'articolo : “Il tono dell'articolo era totalmente fuorviante e mi spaventa il pensiero che un tale articolo possa essere letto da ragazzi che sono facilmente influenzabili”, scrive un genitore giustamente indignato. Annalisa Monfreda, direttrice della rivista, ha pensato bene di pubblicare alcune di queste lettere nel numero di marzo, rispondendo che lo scopo del pezzo era puramente informativo e che Top Girl non condivide le opinioni dei giovani intervistati. Riguardo poi ai simboli fascisti messi in bella mostra nell'articolo, si difende: “Volevamo denunciare la violazione della Costituzione italiana, ma se non portavamo le prove come avremmo potuto rendere credibile la denuncia?”
Resta il fatto che migliaia di ragazzine italiane fra i 12 e i 16 anni hanno letto l'articolo e hanno recepito il messaggio che essere neofascisti è cool. E non serve una laurea in pedagogia per capire che, ad un'età in cui i meccanismi di imitazione e di aggregazione sono potentissimi, un messaggio del genere può avere conseguenze devastanti.
N.B. Le scritte in giallo sono state aggiunte a posteriori.