Cinque giorni di tensione

Due migranti parlano da dentro il CIE

E' da poco meno di una settimana che si susseguono nell'ex cpt rivolte e repressione; proteste per il prolungamento della detenzione, sancito dal decreto Maroni, e condizioni all'interno del carcere . Tra espulsioni, ritardi nei soccorsi, episodi di autolesionismo e manganelli.
5 marzo 2009

 «Una situazione di schifo per sei mesi». E’ questo il messaggio di un detenuto all’interno del CIE di via Mattei, lanciato durante una diretta radiofonica di Radio Blackout ieri martedì 3 Marzo. Il decreto sulla sicurezza di Maroni non manca di far sentire i suoi effetti. Sei mesi invece di due, tanto deve durare adesso la permanenza dei migranti. Gliel’ha detto una guardia, dice, e allora sono saliti sul tetto, «qua è un casino, la gente fa di tutto…si tagliano». Tra di loro un ragazzo che è dentro da settanta giorni, oltre il limite dei due mesi stabilito dalla precedente legge. Hanno invece fatto uscire un detenuto, il 24 Febbraio, entrato insieme a lui.

I fatti che si susseguono da sabato, quando cioè una detenuto ha opposto resistenza al rimpatrio coatto finendo al Sant’Orsola, parlano di una settimana di tensioni serpeggianti, di gesti autolesionisti e manganellate. Succede anche, come riferisce un altro migrante intervistato, che la polizia attenda tre-quattro ore prima di accompagnare un detenuto che aveva ingerito qualcosa per ledersi. Probabilmente si riferisce all’episodio di sabato, già oggetto di segnalazione in questi giorni. In quel caso non si sa se il migrante sia andato al pronto soccorso per lesioni infertegli o provocate da sé. Ieri un’altra persona si sarebbe auto lesionata. Le notizie arrivano in maniera frammentaria da via Mattei.

La stessa persona dice che lunedì, giorno in cui i detenuti salirono sui tetti e saltarono sui muri divisori tra i settori femminili e maschili, si voleva inscenare una protesta che denunciasse le miserevoli condizioni di vita all’interno del Cie. E in quel caso ci sarebbe stata una forte reazione da parte dei “militari” oltre che della polizia, carabinieri e vigili del fuoco.

Nuovi e vecchi problemi s’intrecciano, dentro ai centri di permanenza, ora che il decreto legge sulla sicurezza è stato approvato. Più tempo di detenzione, più centri di permanenza, più rimpatri, più barbiturici nei pasti. E' questa parte della soluzione in tempi in cui si minaccia di far andare a regime i nuovi CIE, tanto come anticamera per il rimpatrio che come campo di lunga sosta forzata.

> Ascolta gli audio da Radio Blackout

> Leggi l'articolo del 4 marzo: «Espulsioni di massa, è rivolta al CIE»

> Leggi il flash del 3 marzo: «Tensione all'ex-Cpt»


Ci viene intanto segnalata la convocazione in rete, a firma Anarchici, di un presidio alle Due Torri per le ore 16 di sabato e in via Mattei alle 18, in solidarietà alla sollevazione dei reclusi.