Ha certo senso pubblicare, sebbene a due giorni di distanza ormai - tempi lunghi anche per un giornale come il nostro - un resoconto del presidio che la cittadinanza della zona Mattei-Martelli ha voluto mettere in scena sabato pomeriggio. Non fosse altro perché quel luogo, o meglio quel non luogo, è oggetto, da una settimana a questa parte di una contesa simbolica capace di produrre, ahimè, effetti molto reali, troppo reali. Ripercorriamo i fatti: venerdì tredici un tunisino, pregiudicato, violenta una ragazza di appena quattordici anni. Pochi giorni dopo viene approvato dal governo un nuovo testo sulla sicurezza che prevede la legalizzazione delle ronde; a distanza di una settimana i neofascisti di Forza Nuova vengono autorizzati a presentarsi in quel territorio: un gruppo la cui cultura affonda nella xenofobia e nel sessismo cosa ci sta a fare in questo angolo di periferia del nuovo proletariato urbano composto da immigrati di prima e seconda generazione e italiani e dove, malauguratamente, è stata commessa una violenza su una ragazza? Sempre ieri, un contro-presidio antifascista contrastava efficacemente i fasci con una buona azione di controcomunicazione ma il giorno prima, in piazza dei Colori, tante persone della zona, unite dalla volontà di prendere la situazione tra le mani, rielaboravano quanto di terribile avvenuto alla ragazza violentata. Si tratta di genitori, figli, ragazzi, vecchi, italiani e immigrati, clandestini e non, mossi da due desideri: innanzitutto che quello che è accaduto non si ripeta mai più e, in secondo luogo, che le istituzioni non si lascino andare alla militarizzazione del territorio ma che dispongano sul campo delle misure di gestione dell'esistente diverse, volte ad incrementare la socialità in quei luoghi e l'integrazione (gli unici modi attraverso i quali garantire sicurezza). Ma la gente del posto, insieme alle associazioni presenti, segue già da tempo questa strada.
Emma e Songul sono due abitanti della zona Mattei-Martelli. Alla prima chiediamo cosa voglia esprimere il presidio. La seconda, riflettendo sugli effetti che episodi spiacevoli come questo creano, esprime la sua preoccupazione per la visione degli immigrati che i media veicolano
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Silvia, operatrice dello Spazio polivalente Mattei-Martelli, centro di aggregazione giovanile della zona, ci racconta la reazione della gente del posto alla notizia della violenza. Con lei focalizziamo il discorso su come, in maniera del tutto spontanea, sia nata l'iniziativa e sui rapporti tra la gente che abita il posto. Domandiamo pure cosa ne pensi delle ronde da poco legalizzate.
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Al presidio in p.zza dei Colori troviamo anche un'amica della ragazza violentata. Le chiediamo come stia, a distanza di una settimana, la vittima dello stupro.
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Infine chiediamo al vicepresidente dell'associazione Mattei-Martelli quali sono le linee d'azione dell'associazionismo diffuso in quel territorio ai fini di una maggiore integrazione. Chiediamo anche, al sig. Pino Chiarelli, cosa pensi di eventuali ronde in quello spicchio di periferia bolognese
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