Con le dimissioni di Veltroni si conclude la partita cominciata il 27 marzo del 2004, giorno della prima vittoria di Berlusconi alle elezioni politiche. La destra ha vinto e non ci sarà spareggio.
Adesso dobbiamo pensare a un’altra partita. Nella nuova partita il contesto è cambiato: il nuovo contesto è una crisi sociale di proporzioni inimmaginabili, prodotta dalla bancarotta del neoliberismo e della politica di privatizzazione.
Su questo fronte PD e PDL sono la stessa cosa, entrambi hanno perseguito una politica di privatizzazione e di santificazione della competitività. Entrambi persistono dogmaticamente su quella strada.
Né sarà la sinistra novecentesca a costruire la forma politica capace di interpretare l’autonomia del sociale dalla catastrofe in corso.
Questa forma nascerà dai movimenti, dai processi di autorganizzazione sociale che sfuggono alla dinamica della crescita, e alla logica del consumismo privato.
Non ci sarà alcuna ripresa, l’epoca della crescita è terminata.
Ora si tratta di interpretare questa tendenza in maniera felice e solidale.
Con Veltroni se ne va la politica novecentesca. Rimangono sul campo l’ignoranza delle forze di governo, e l’intelligenza collettiva, forma vivente della politica futura.