Oggi pomeriggio alle 17 il consigliere comunale di Bologna Città Libera, Valerio Monteventi, e il segretario di Rifondazione Comunista, Tiziano Loreti (accompagnato dal capogruppo del Prc in Comune Roberto Sconciaforni), sono stati convocati dal Prefetto Angelo Tranfaglia, nell’ambito di un giro di incontri che la Prefettura ha organizzato con partiti, sindacati, associazioni di categoria e parti sociali, prima di dare attuazione alla Direttiva del Ministro Maroni per “le manifetsazioni nei centri urbani e nelle aree sensibili”.
L’incontro di oggi pomeriggio è uno degli ultimi (nei prossimi giorni saranno sentiti Cobas e CUB – RdB), poi il Prefetto riunirà il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica e, d’intesa con il sindaco, emanerà le nuove regole per le manifestazioni a Bologna, che, seguendo i dettami della Direttiva, dovranno “sottrarre alcune aree cittadine alle manifestazioni; prevedere forme di garanzia per eventuali danni ed altre indicazioni”.
Il pensiero che ha guidato Maroni è stato quello di vietare che i cortei, soprattutto quelli a cui partecipano migranti si possano avvicinare a “luoghi di culto importanti”. Il ministro leghista ha detto chiaramente che i prefetti dovranno tenere conto della “salvaguardia” di alcune aree “di particolare importanza dal punto di vista sociale, simbolico e religioso”.
“L’obiettivo” per Maroni, “è una migliore gestione delle manifestazioni e garantire il diritto dei cittadini a fruire pacificamente degli spazi della propria città”.
Concretamente, un’applicazione alla lettera di questa direttiva può di fatto vietare qualsiasi manifestazione nei centri storici delle città italiane, dove monumenti e chiese abbondano.
Nella direttiva si citano “siti riconosciuti dall’Unesco patrimonio dell’umanità”… nemmeno troppo paradossalmente, questo per Bologna vorrebbe dire che lungo i 14 chilometri di portici non dovrebbe passare nessun corteo.
Nel documento di Maroni (che è stato consegnato a Monteventi e Loreti) si parla anche di tutelare il "trasporto pubblico" (dunque di evitare blocchi del traffico) e le "aree protette" (come gli ospedali), da cui d'ora in avanti i cortei dovranno tenersi alla larga. Ma la direttiva parla anche più genericamente di "patrimonio urbano" che deve essere "tutelato".
Dunque, il giro di vite è imminente.
Monteventi, all’uscita dell’incontro ha dichiarato: "Il Prefetto ci ha fatto capire che quella di sabato 14 febbraio, a difesa della scuola pubblica, sarà l'ultima manifestazione senza le nuove limitazioni". Al Prefetto, lui e Loreti si sono limitati a dire che "sono profondamente contrari" alle restrizioni in arrivo. "E' gravissimo, si tratta di una violazione al diritto di manifestare… se la direttiva verrà applicata alla lettera significa che a Bologna non si potrà più manifestare in centro… i cortei si potranno fare solo al CAAB?" prosegue il consigliere di Bologna Città Libera.
Un altro passo della direttiva parla infine di "aree sensibili" e gli "obiettivi critici", in riferimento ai quali, riferisce Monteventi, andranno "di volta in volta" decise le limitazioni di "tempo e luogo". Secondo il consigliere comunale, potenzialmente ogni luogo può diventare un “obiettivo sensibile". Ad esempio, ragiona Monteventi, se “gli operai vorranno manifestare contro la Confidustria, la sede potrebbe diventare un obiettivo sensibile e così il Rettorato per gli studenti universitari, San Petronio per una manifestazione sulla laicità, o la sede del Provveditorato per gli insegnanti". Per l’esponenente di Bologna Città Libera "tutto questo è inaccettabile".
Dalla Prefettura si limitano a dire che quella di oggi pomeriggio è stata "una delle ultime consultazioni, tra forze politiche e sociali, previste dalla stessa direttiva". Quando tutti i soggetti coinvolti saranno stati ricevuti in piazza Roosevelt e avranno detto la loro sui nuovi criteri in arrivo, il Comitato per l'ordine pubblico discuterà la direttiva. Poi arriveranno le "nuove regole", in un tempo relativamente molto breve, dicono da piazza Roosevelt.
Secondo Monteventi, “in questi giorni sono andate avanti misure da parte del governo che spingono a un mutamento rapidissimo in senso fascista, reazionario, xenofobo dell'assetto istituzionale del nostro paese. Berlusconi si fa interprete, reinterpretandole in chiave nazionalpopulista, delle esigenze incrociate di Lega Nord, Confindustria e Gerarchie Ecclesiastiche. Ci stiamo rapidamente spostando dal terreno della dialettica politica e del conflitto sociale al terreno degli atti di forza”.
Per supportare queste sue tesi, il consigliere comunale elenca, oltre la direttiva Maroni, i provvedimenti già adottati dal governo o in fase di approvazione: “il Disegno di legge sulla Sicurezza in cui i medici vogliono esseri trasformati in delatori o poliziotti, negando di fatto le cure per i migranti non regolari; il registro dei "senza fissa dimora", vera e propria lista di proscrizione che anticperà il reato di "povertà"; la legalizzazione delle codiddette "ronde padane"; la stessa rete Internet è in pericolo, infatti un emendamento approvato al Senato, nel decreto sicurezza, potrebbe imporre la chiusura di molti siti e di migliaia di blog per i reati di istigazione a delinquere e apologia di reato; la limitazione del diritto di sciopero per cui solo un sindacato rappresentante del 50% dei dipendenti può indire scioperi, inoltre chi partecipa a uno sciopero deve dichiararlo individualmente ilo giorno precedente”.
Per Monteventi occorre prepararsi a resistere, in varie forme, dalla disobbedienza all'obiezione di coscienza, alle manifestazioni nei “percorsi proibiti”.
ALLEGHIAMO COME DOCUMENTAZIONE IL TESTO
Direttiva del Ministro per le manifestazioni nei centri urbani e nelle aree sensibili
1. Premessa
Si susseguono quotidianamente, nelle città, iniziative e manifestazioni pubbliche con cortei che percorrono i centri storici per dare voce e forma organizzata a dissensi e proteste o comunque per rappresentare e richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle Istituzioni su problemi e proposte.
Il diritto costituzionalmente garantito di riunirsi e manifestare liberamente in luogo pubblico costituisce espressione fondamentale della vita democratica e come tale va preservato e tutelato.
L’esercizio di tale diritto deve tuttavia svolgersi nel rispetto di altri diritti costituzionalmente garantiti e delle norme che disciplinano l’ordinato svolgimento della convivenza civile.
La frequenza di manifestazioni determina non di rado, nella complessa realtà dei centri urbani di maggiori dimensioni, criticità nell’ordinato svolgersi della vita cittadina tali da limitare, condizionandoli, i più comuni diritti dei cittadini come ad esempio il diritto allo studio, il diritto al lavoro e il diritto alla mobilità.
E’ necessario quindi intervenire sulla disciplina esistente, adeguandola alle nuove esigenze.
La necessità di un tale intervento è ancor più evidente in ragione del fatto che le iniziative si ripetono e si concentrano, per ricercare la massima visibilità, nelle maggiori città, luoghi privilegiati della rappresentanza istituzionale e politica.
In ogni caso è importante che la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza siano sempre resi compatibili con il diritto di riunione e con la libertà di manifestazione del pensiero
2. Centri urbani
La necessità di individuare percorsi e di prevedere altre indicazioni finalizzate alla regolamentazione delle manifestazioni, nasce anche dall’esigenza di evitare diseconomie e, ove sussistano forme di garanzia per assicurare la mobilità territoriale, di non vanificarne gli effetti. Ad esempio, laddove normativa ed accordi hanno reso effettive “le fasce di garanzia” del trasporto pubblico (senza per questo ledere l’altrettanto fondamentale diritto di sciopero) una manifestazione che si svolga in quegli stessi orari garantiti potrebbe causare, anche involontariamente, il blocco del traffico cittadino e ledere il diritto alla libera circolazione.
L’adozione di nuovi criteri nella regolamentazione di percorsi delle manifestazioni può costituire un equilibrato punto di approdo nel contemperamento dei diversi diritti da tutelare. In tal senso, l’esclusione di aree nevralgiche per la mobilità territoriale o di luoghi d’arte (si pensi ad esempio ai siti riconosciuti dall’UNESCO patrimonio dell’umanità), o ancora delle aree “particolarmente protette” sotto il profilo dell’inquinamento acustico, come gli ospedali, potrebbe rappresentare la scelta più confacente alla risoluzione delle problematiche descritte.
Ulteriore elemento da considerare è il patrimonio urbano, pubblico e privato, per la cui tutela potranno prevedersi forme di garanzia a carico dei promotori e degli organizzatori.
3. Aree sensibili
L’art. 17 della Costituzione riconosce ai cittadini il diritto di riunione, purché sia pacifico e senza armi. Per le riunioni in luogo pubblico è previsto l’obbligo di preavviso alle autorità che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica.
Coerente alla norma costituzionale è il disposto dell’art. 18 del TULPS che sancisce l’obbligo, in capo ai promotori, di preavviso al Questore almeno tre giorni prima. Il quarto comma prevede che il Questore possa, in caso di omesso avviso o per ragioni di ordine pubblico, di moralità o di sanità pubblica, impedire che la riunione abbia luogo o prescrivere modalità di tempo e di luogo della riunione.
Analoga previsione è contenuta nell’articolo 26 dello stesso TULPS per quel che concerne le funzioni, le cerimonie, le pratiche religiose e le processioni ecclesiastiche o civili: il Questore può, per ragioni di ordine pubblico o di sanità pubblica, vietarle o prescrivere l’osservanza di determinate modalità, dandone avviso ai promotori almeno ventiquattro ore prima. L’articolo 30 del regolamento di esecuzione del TULPS prevede inoltre che, in tali casi, possa essere richiesto il consenso scritto dell’Autorità competente, per percorrere determinate aree pubbliche.
Il Questore può di volta in volta valutare discrezionalmente la conformità della manifestazione alle esigenze di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, in ragione di considerazioni fattuali, di tempo e di luogo.
In particolare, tale valutazione troverà applicazione con riferimento alle aree nelle quali siano collocati obiettivi critici in relazione ai quali sarà opportuno disporre le necessarie limitazioni all’accesso.
4. Direttiva
In relazione a tanto, si rende opportuna la definizione di criteri che orientino le decisione dei competenti Prefetti e Questori, ferme restando le valutazioni necessarie in relazione a casi specifici.
Fra questi criteri si evidenzia la necessità di limitare l’accesso ad alcune aree particolarmente sensibili, specialmente quando la manifestazione coinvolga un numero di partecipanti elevato.
Tali aree sensibili saranno individuate in zone a forte caratterizzazione simbolica per motivi sociali, culturali o religiosi (ad esempio cattedrali, basiliche o altri importanti luoghi di culto) o che siano caratterizzate – anche in condizioni normali – da un notevole afflusso di persone o nelle aree nelle quali siano collocati obiettivi critici.
Tali limiti potranno operare specialmente quando ci siano state precedenti manifestazioni, con stesso oggetto e organizzazione, che abbiano turbato l’ordine e la sicurezza pubblica.
Ai sensi dell’articolo 1, della Legge n. 121, del 1° aprile 1981, si emana la presente direttiva generale per le pubbliche manifestazioni, con l’invito ai Prefetti a stabilire regole – d’intesa con i Sindaci – e sentito il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, per:
1. sottrarre alcune aree alle manifestazioni;
2. prevedere, ove necessario, forme di garanzia per gli eventuali danni;
3. prevedere altre indicazioni per lo svolgimento delle manifestazioni.
Tali determinazioni (da condividere il più possibile con le forze politiche e sociali) troveranno forma in un apposito provvedimento del Prefetto, inizialmente anche in forma sperimentale.
IL MINISTRO
Roma, 26 gennaio 2009