Con una lettera a firma Ufficio Stampa di Coop
Adriatica Babacar Ndiaye è stato accusato a mezzo stampa di aver compiuto
diverse infrazioni delle quali Coop sostiene di avere le prove, e il
Coordinamento Migranti Bologna e provincia di aver diffamato l'azienda. Con
questa lettera Coop Adriatica tenta di intimidire e coprire con il silenzio una
denuncia che non ha nessuna intenzione di fermarsi: Babacar Ndiaye non è solo,
insieme a lui, il Coordinamento migranti è deciso a mostrare l'ipocrisia dello
"stile Coop".
Non abbiamo paura di dire che Coop Adriatica,
nonostante le sue campagne pubblicitarie, abbia assunto in questa vicenda un
atteggiamento razzista, dato che finché Babacar Ndiaye lavorava di notte
nell'allestimento scaffali non ci sono stati problemi. I problemi sono invece
iniziati con lo spostamento alle casse causa malattia. Uno spostamento dovuto,
secondo quanto stabilito dal contratto, ma che ha richiesto oltre sei mesi.
Dopo questo spostamento e l'arrivo di un nuovo capo negozio, è stata costruita
una trappola per mettere a tacere un lavoratore scomodo e per arrivare al
licenziamento, utilizzando la possibilità da parte del capo negozio di cambi di
turno senza preavviso, che vengono soltanto affissi in bacheca.
Babacar Ndiaye era un lavoratore scomodo perché
quando era addetto all'allestimento non ha smesso di denunciare che i turni
serali erano pagati come normali in busta paga, nonostante sia prevista una
maggiorazione notturna; perché quando era in cassa non ha potuto tacere la
difficile condizione di lavoro determinata da turni spezzati imposti al sabato,
nonostante il contratto di lavoro part-time.
La pratica di non pagare la maggiorazione
notturna sembra essere una pratica diffusa in Coop Adriatica, una pratica che
deve essere conosciuta. La maggiorazione notturna non viene inclusa in busta
paga e non viene calcolata né nella tredicesima né nella quattordicesima: anche
questo rientra nel codice etico di Coop Adriatica? E rientra nel codice etico
di Coop Adriatica il licenziamento di lavoratori con esperienza all'interno
dell'azienda, per sostituirli con contratti temporanei, anche di 2 o 3 mesi? E
il mancato rispetto degli accordi sindacali per quanto concerne l'allestimento
serale che prevedono contratti a tempo determinato, ma con assunzione al terzo
rinnovo? E la decisione di rimpiazzare precari con altri precari assumendo
giovani lavoratori e lavoratrici con contratti di formazione lavoro di
quattro anni?
Il codice etico di Coop Adriatica sembra così
prevedere il massimo risparmio sui contratti a discapito dei lavoratori.
Massimo risparmio che viene ottenuto anche costringendo tutti i lavoratori ad
aspettare sei anni prima di ottenere il tempo pieno, mentre nel frattempo
assume a tempo determinato nuovi lavoratori e apre nuovi negozi perché il
risparmio di Coop è in realtà il suo profitto. E nel calcolo del profitto
rientra l'impiego di forza lavoro ormai composta per la maggioranza da precari
con contratti a termine.
Per questo non sarà certo il codice etico di Coop
Adriatica a mettere a tacere Babacar Ndiaye e il Coordinamento Migranti Bologna
con lui. Con questa lettera vogliamo allora rompere il silenzio della città su
Coop Adriatica. E rispondere al tentativo di mettere a tacere chi alza la voce
dicendo che le "sedi opportune" di cui parla Coop Adriatica sono per
noi le mobilitazioni pubbliche, perché questa vicenda non ha nulla di privato.
È per questo che, nei prossimi giorni,
pubblicamente ci faremo sentire. Lo faremo nelle sedi che noi riteniamo
opportune, ovvero dove coloro che lavorano e che consumano presso Coop
Adriatica possano ascoltare.