E’ pessimista il nostro rettore, catastrofista e forse un po’ anche facinoroso.
La relazione sullo stato dell' università fornita agli amministratori, ai dirigenti delle associazioni imprenditoriali e ai sindacalisti riuniti al Comune di Bologna per gli stati generali sulla crisi economica, lascia presagire una preoccupazione che, d’improvviso, è diventata reale.
Dopo il passaggio definitivo della legge e il fallimento delle speranze di chi ambiva a far parte della TopList delle facoltà italiane più meritevoli, il nostro rettore può finalmente parlare. Ormai i giochi sono fatti, le strategie politiche non possono più nulla: Pier Ugo urla tutta la sua moderata indignazione (meglio mantenersi cauti, che in Italia non si sa mai, magari qualcuno viene fuori dicendo esattamente il contrario delle precedenti affermazioni).
A nulla erano valse le manifestazioni, le pressioni e le sollecitazioni da parte degli studenti, dei ricercatori, dei precari e dei molti docenti che dallo scorso settembre hanno animato il dibattito sulla legge Tremonti-Gelmini e chiesto più volte al rettore una semplice cosa: prendere una posizione chiara, dichiararsi contro la 133. Come molti rettori avevano tempestivamente fatto in altri atenei. Dire qualcosa, qualsiasi cosa. Nemmeno necessariamente di sinistra.
Just to say something.
Perché, dall’incontro nell’aula di santa Lucia, era evidente che il nostro rettore non poteva e non voleva prendere una posizione. C’era in ballo una creatura da proteggere, c’era qualcuno a cui bisognava fare l’occhiolino come a dirgli Guarda, io sono meritevole e non ti metto nemmeno i bastoni tra le ruote. Ricordati della mia meritevolezza.
La creatura in questione è ovviamente il baronato Aquis, le cui linee guida sono quelle di Confindustria e il cui concetto di meritocrazia risponde a requisiti economico-aziendali. L’industria del sapere, la chiama qualcuno, e ci sta pure bene se si vuol giocare con le parole. Ma che non si pretenda di ridurre l’università a questo. Per noi l’università è ancora una fucina di idee, un posto per incontrarsi, per imparare e confrontarsi. Per inseguire il Sapere, sì, con la “s” maiuscola. Un Sapere che, per quanto ci riguarda, è di tutti ed è estraneo alle logiche economiche, ai giochini politici e alla meritocrazia secondo Pier Ugo.
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