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Circa duecento morti e oltre trecento feriti. Questo il bilancio, destinato a crescere, dell’attacco israeliano contro la Striscia di Gaza di stamani. A riferirlo sono fonti mediche. Rotta la tregua voluta da Hamas a Giugno, Israele scatena tutta la sua potenza di fuoco contro le sedi amministrative e politiche della Striscia. L’altro dato drammatico è che Israele abbia deciso di portare l’attacco proprio nell’orario di uscita dalle scuole. Bombardate sino a questo momento Tawam, sede delle forze preventive, Ansar, la direzione civile e al Safina, la sede dei passaporti; due palazzine di civili sono state poi distrutte nei pressi del porto. Nella sede della polizia gazese era in corso un’esercitazione di giovani reclute.
Si parla di trenta attacchi aerei simultanei portati all’intera Striscia. E non si escludono ulteriori evoluzioni dell’operazione militare. Eppure, ieri Israele aveva concesso la temporanea riapertura dei valichi per i rifornimenti. Forse l’ha fatto per cogliere alla sprovvista la popolazione. Che Gerusalemme avesse l’intenzione di rispondere ai razzi Qassam lanciati in settimana era stato ampiamente detto, solo non si sapeva quando. Comunque, chi ieri sorrideva, oggi, probabilmente, giace a terra esangue. E non si tratta di un attacco mirato contro i ‘terroristi’, se è legittimo usare questa definizione, come affermano il governo israeliano e i giornalisti che si basano sui dispacci dell'I.D.F, ma di una carneficina di civili, intuibile anche dalla proporzione del massacro.
Secondo Israele si tratterebbe quindi di un attacco al cuore di Hamas, rea di aver ripreso il lancio dei razzi Qassam mercoledì scorso e di aver infranto il ‘cessate il fuoco’. Ma è veramente così? La tregua di Giugno era stata proposta proprio da Hamas in cambio del blocco degli attacchi israeliani e della riapertura dei valichi per attenuare la miseria in cui versa il milione e mezzo di persone che abitano la Striscia. L’esito dei sei mesi d’interruzione degli attacchi annovera però nelle statistiche oltre venticinque palestinesi ammazzati da Israele e vede la prosecuzione dell’assedio attraverso la serrata dei valichi. Perché Israele ha fatto dei valichi un uso strumentale che va ben oltre il semplice ricatto nei confronti di Hamas. E se si deve attribuire la responsabilità dell’interruzione del ’cessate il fuoco’ bisogna poi ricordare che Hamas ha ripreso a lanciare razzi solo in seguito all’attacco israeliano del cinque Novembre.
Adesso si teme un’ulteriore escalation delle operazioni militari israeliane che, probabilmente, procederanno anche con attacchi di terra. Da parte sua Hamas ha diramato un comunicato in cui invita tutti i suoi militanti a contrattaccare con ogni mezzo disponibile e prosegue il lancio di razzi verso il Sud dello stato ebraico. Gli analisti parlano di una probabile escalation del conflitto che porterà alla parziale rioccupazione della Striscia; a niente valgono gli appelli della Comunità Internazionale, complice anch’essa dell’incancrenirsi della situazione israelo-palestinese.
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