«Macché esproprio, la nostra è contrattazione sociale»

Dal Tpo, sull'azione all'Esselunga [comunicato+video]

Riceviamo e pubblichiamo dal Centro Sociale di Via Casarini
23 dicembre 2008 - cs Tpo

> Guarda il video dell'iniziativa diffuso dal cs Tpo (youtube)

> Leggi il comunicato:

Una proposta di definizione e tre cose

Se scorriamo con attenzione il dibattito che si è aperto sui quotidiani, radio e siti, di movimento e non, dopo la nostra iniziativa di sabato all'Esselunga del Centro Commerciale Meridiana di Casalecchio possiamo rimanere stupiti dei sinonimi utilizzati per descriverla: "esproprio", "autoriduzione", "spesa proletaria" e altro.
Il linguaggio è una cosa seria, ed una passione o un'iniziativa esistono anche sulla base di come vengono descritte o narrate.
Per questo partiamo dalla definizione: quanto accaduto lo chiamiamo contrattazione sociale.
L'ISTAT ha appena diffuso dati secondo i quali il 5% delle famiglie ha vissuto periodi con insufficienti risorse per l'acquisto di cibo e sale dal 14,6% al 15,4% il numero delle famiglie che ha dichiarato di arrivare con molta difficoltà alla fine del mese. A Bologna, in questo distretto che a noi piace chiamare metropoli diffusa, non si contano le imprese che chiudono o vanno in Cassa Integrazione, dopo aver usato i migranti come prima valvola di de-compressione della crisi (non votano e, of course, non si possono neppure ribellare, visto che la perdita del contratto comporta la cessazione del permesso di soggiorno) ed aver
scaricato sulle donne i primi tagli alla spesa (questo e non altro è il DDL Gelmini).
L'iniziativa di sabato dice tre cose, la prima delle quali è che noi giovani non siamo disposti a pagare la crisi. Non siamo, cioè, disposti ad accettare l'ideologia del sacrificio, trasversale alla destra ed alla sinistra di governo (e poco di opposizione): siamo già stati precarizzati, impoveriti e messi nelle condizioni di non poter neppure pensare ad un futuro, neanche a quello prossimo, perciò non ci stiamo ad essere l'agnello sacrificale per l'uscita dalla crisi.
La seconda è che vogliamo un reddito sganciato dall'obbligo alla prestazione lavorativa, sia perchè già contribuiamo alla creazione della ricchezza sociale, sia perchè i famigerati Lavori Socialmente Utili sono stati sufficiente e pessimo esempio di cosa accade quando il rapporto s'inverte in favore del lavoro ed in sfavore del reddito.
La terza cosa è una positiva sorpresa: come molti quotidiani hanno sottolineato la quasi totalità dei dipendenti e dei clienti ha partecipato alla protesta.
Non siamo rappresentati da nessuno e le nuove lotte sono già cominciate.
Esse non avranno capi bastone che rappresentano poveri senza voce, cioè incapaci di prendere parola ed organizzarsi autonomamente, ma, vedrete, avremo nuove e molte contrattazioni sociali che, auspichiamo,
riempiranno le nostre agende al ritorno dalle vacanze. O prima? :-)

TPO


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con le foto di GlobalProject e una nostra intervista a Gianmarco del Tpo