Nella ricorrenza della strage di piazza Fontana i neofascisti di CasaPound intendono presentare un libro-intervista di Pierluigi Concutelli, terrorista «mai pentito» nelle file di Ordine Nuovo, l'organizzazione neonazista che portò avanti lo stragismo di stato e la «strategia della tensione».
A soli tre giorni dalla rinuncia dell'Osteria del Moretto a ospitare l'iniziativa, CasaPound ottiene una sala comunale: la Sala dell'Angelo. Certo è che a Bologna questi neofascisti (pur rivendicando autonomia e prendendo continuamente le distanze da partiti e istituzioni) sono tenuti su in ogni modo: giornalisti amici, simpatie in Questura, appoggi politici istituzionali nel centrodestra.
Per ottenere la Sala dell'Angelo un qualsiasi gruppo di cittadini ci metterebbe vari mesi. E non è la prima volta che la Sala dell'Angelo viene concessa per iniziative neofasciste o neonaziste, fra l'altro spesso organizzate in date simbolo con studiata provocazione.
Già il 21 aprile 2007, nel giorno della Liberazione di Bologna, l'Associazione Edera aveva organizzato una conferenza alla Sala dell'Angelo su «Etnicità, Eugenismo, Genetica delle popolazioni». Anziché uno straccio di dibattito, a rivendicare la necessità dell'eugenetica fu allora tal Stefano Vaj, secondo cui, grazie «alle potenzialità della tecnica moderna» (cioè le biotecnologie), l'eugenetica sarebbe «un passo obbligato di qualsiasi possibile sogno di libertà e di potenza».
A nulla valsero nel 2007 le numerose mail di protesta indirizzate al presidente del quartiere affinché non concedesse una sala pubblica per iniziative neofasciste, provocatorie, razziste e contrarie ai valori di eguaglianza e civiltà per cui le donne e gli uomini della Resistenza hanno combattuto.
In questa città ci sono figure istituzionali che, attraverso le loro cariche politiche, continuano nell'ombra a dare copertura ai neofascisti: a trovare sale, a garantire visibilità, a non condannare pubblicamente i pestaggi e le intimidazioni fasciste.
Che vengano allo scoperto! Che abbiano l'onestà di dichiarare apertamente che agevolano l'azione neofascista in città e trovano sedi a chi diffonde una cultura dell'odio e dell'intolleranza.
E anche i presidenti di quartiere che accettano di dare sale a formazioni politiche incompatibili con la costituzione repubblicana antifascista - che dovrebbero far rispettare - si rendano conto che proprio la loro indifferenza e ignavia ha contribuito alla rilegittimazione, anche "culturale", della violenza fascista in città.