Mercoledì 10 dicembre ore 20,30 alla sala del Baraccano

Assemblea cittadina "Noi la crisi non la paghiamo!"

In vista dello sciopero generale di venerdì 12, i Cobas di Bologna invitano ad un confronto pubblico tutte le realtà che intendono partecipare alla giornata di lotta, ma senza accodarsi acriticamente alla Cgil. L'obiettivo è fare un ragionamento di prospettiva sulle conseguenze della crisi economica e porre le basi per costruire percorsi comuni di mobilitazione in città, anche nei prossimi mesi.
Confederazione Cobas Bologna

Verso lo sciopero generale del 12 Dicembre e molto oltre…

Appello per la costruzione di un’assemblea cittadina “Noi la crisi non la paghiamo!

Che la crisi economico-finanziaria esplosa in questi mesi fosse estremamente seria e che le conseguenze sulle condizioni materiali di vita delle persone sarebbero state pesanti era purtroppo facile da immaginare.

L’ideologia liberista che ci hanno propinato per decenni come l’unica possibile ora mostra improvvisamente la corda, tanto che gli stati non esitano a finanziare con soldi pubblici banche, compagnie assicurative e grandi industrie. Ma se l’idea del “non intervento” e del liberismo puro viene ridiscussa, nessun governo occidentale sembra disposto a ridiscutere gli assi portanti dell’applicazione sociale del liberismo: privatizzazioni, tagli alla spesa sociale e attacco ai diritti dei lavoratori.

In Italia, nascondendosi dietro piccole misure populiste di facciata come l’elemosina della Social Card, il Governo Berlusconi finanzia banche e cordate amiche, insiste nella folle sponsorizzazione della previdenza complementare privata (nonostante il flop questi anni e i rischi legati alla crisi) e continua imperterrito l’opera di distruzione dello stato sociale e dei diritti

La “Riforma” Gelmini vuole smantellare quel che resta del sistema di istruzione pubblica, peraltro nel solco di 15 anni di controriforme tentate da governi di entrambi gli schieramenti e spesso bloccate almeno in parte dai movimenti delle scuole.

La privatizzazione di sanità, trasporti e servizi idrici non si arresta, ed i tagli alla spesa sociale si confermano elemento centrale di ogni finanziaria.

Il potere di salari e pensioni crolla e le condizioni di vita di precari, lavoratori dipendenti e pensionati peggiorano continuamente. Nel frattempo si continua quotidianamente a morire sul lavoro e la questione della sicurezza sul lavoro viene costantemente derubricata dall’agenda politica.

In questo contesto, Confindustria tenta quello che minaccia di essere realmente il tassello definitivo dell’opera di precarizzazione del mondo del lavoro: la distruzione del concetto stesso di contratto collettivo nazionale.

Il movimento No-Gelmini, partendo dalla critica ai provvedimenti del governo in materia di istruzione, è andato di fatto molto oltre, diventando in questi mesi l’unico argine alla devastazione sociale e l’unico terreno di reale opposizione sociale dal basso a questo governo. Ha invaso le piazze al grido “noi la crisi non la paghiamo”, con una forza ed una trasversalità difficilmente prevedibili.

È necessario però che il movimento delle scuole e delle università non sia lasciato solo.

“Noi la crisi non la paghiamo” è uno slogan che può e deve parlare anche ai precari che tentano disperatamente di arrivare a fine mese, agli operai che rischiano quotidianamente la cassa integrazione, ai lavoratori migranti oggetto dello sfruttamento più selvaggio e insieme vittime degli impulsi razzisti sempre più diffusi in molti quartieri popolari.  

“Noi la crisi non la paghiamo” significa anche uscire dal perverso meccanismo culturale per cui ti chiedono di identificarti con le sorti dell’azienda in cui lavori, abbandonando ogni idea di conflitto di classe, e contemporaneamente ti spingono a riversare la tua rabbia verso chi sta peggio di te.

Lo sciopero generale del 12, convocato dal sindacalismo aut organizzato e di base per l’intera giornata, rappresenta un primo importantissimo passaggio, da cui assolutamente deve emergere una soggettività autonoma dei movimenti sociali rispetto alla mobilitazione della Cgil. Una mobilitazione che potrà anche risultare imponente e che forse riuscirà ad incanalare buona parte del dissenso verso questo governo, ma che a noi ricorda drammaticamente la mobilitazione del Marzo 2002, quella che portò all’unico risultato di dare il via alla brillante carriera politica di Sergio Cofferati. Ma se il 12 rappresenta una tappa importante, è ancora più importante andare oltre, è necessario rialzare la testa.    

Proponiamo un’assemblea cittadina che possa essere un punto di partenza per un rilancio dell’iniziativa sociale in città, a partire dai nostri luoghi di lavoro, dalle nostre strade, dai nostri quartieri. Verso lo sciopero del 12 e molto oltre.

 

ASSEMBLEA CITTADINA

Mercoledì 10 Dicembre ore 20,30 Sala del Baraccano (Via Santo stefano 119)

 

Confederazione Cobas Bologna

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