I pendolari nel mirino dell’amministratore delegato di FS

Mauro Moretti, un altro ex sindacalista della CGIL che se la prende coi più poveri

Presentata la partenza dell’Alta Velocità per la tratta Milano-Bologna, si annunciano nuovi disagi per chi tutte le mattine usa il treno per andare a lavorare. E poi dove salteranno fuori i 340 milioni di euro necessari per realizzare la nuova grande stazione del capoluogo emiliano?
5 dicembre 2008

Mauro Moretti Mauro Moretti, un tempo era segretario nazionale della CGIL dei ferrovieri, poi guarda caso (spesso capita per dei sindacalisti di fama), è diventato amministratore delegato del Gruppo Ferrovie dello Stato e da quando ha preso in mano la situazione si è caratterizzato come un duro, soprattutto contro i manifestanti che volevano usare il treno per recarsi dalle città di origine ai cortei nazionali. E' colui che si è assunto la responsabilità di licenziare Dante de Angelis.
Guarda un po’, conosciamo bene un altro ex leader della CGIL che gli piace fare il duro, abbiamo dovuto fare i conti con le scelte da sceriffo in questi anni in cui è stato sindaco di Bologna.
Bene, ieri Mauro Moretti, a margine della inaugurazione della mostra allestita in Sala Borsa a Bologna sugli 11 progetti del concorso internazionale di architettura per la nuova stazione, ha risposto in questo modo ai giornalisti che gli facevano domande sulle proteste dei pendolari che denunciano la possibilità di nuovi disagi con l'avvio dell'Alta Velocità sulla tratta Milano-Bologna: "Tutti i cittadini hanno diritto alla mobilità, non soltanto i pendolari. I diritti devono stare sullo stesso livello. Se pensiamo sempre in maniera demagogica e dunque che i diritti sono sempre e solo di una fascia di cittadini, sbagliamo. Certamente, ogni volta che si comincia un nuovo servizio non si può pensare di non dare fastidio a nessuno”.
Guardate come ha commentato Sergio Cofferati: “Credo però che il tema che Moretti ha indicato sia un tema fondato e che riguardi tutto il paese”.
La cosa buffa è che questi signori tentano di ignorare che per quanto riguarda la “nuova grande stazione di Bologna” i 340 milioni di euro necessari per realizzarla non è molto chiaro da dove saltino fuori. Anche perché il via al progetto si fondava sulla cosiddetta “valorizzazione” di 162 mila metri quadri di aree ferroviarie, che sicuramente, in questa situazione di crisi e recessione perderanno una parte considerevole del loro valore, stimato qualche anno fa. E comunque con l’attuale tsunami finanziario chi ha i soldi per realizzare nuove costruzioni, dal cosiddetto “direzionale”, a nuovi gradi alberghi e via discorrendo.
Altrettanto, staremo a vedere su un altro progetto faraonico, il People Mover, da realizzare in project financing per la spesa di 90 milioni di euro (da ammortizzare in 20 anni). Quale sarà l’istituto bancario che rischierà di divenire il patner finanziario delle cordate di costruttori per portare a termine l’opera?
Intanto i pendolari vedranno i loro treni scassati arrivare sempre in ritardo e i cittadini che si devono muovere in città saranno sempre più “intasati da traffico” e “gasati dall’inquinamento da motori a scoppio”.