Caro Emerito Presidente,
mi permetto di scriverLe sollecitato dalla sua lettera pubblicata su "Il Tempo" di oggi.
Innanzitutto vorrei farle presente che non sono il capo dei noglobal o dei blackblok e ancor meno il geniale inventore dello slogan sui morti di Nassirya.
Non sono diventato un moderato e un pacifico, in quanto a suo confronto lo
sono sempre stato.
Del resto mentre io giocavo a tre anni con il mio primo trenino, lei pianificava l'omicidio di Giorgiana Masi, una studentessa di vent'anni uccisa dai proiettili di un agente infiltrato nel corteo del 12 maggio 1977, di cui ancor'oggi in una recente intervista al corriere della Sera lei afferma di conoscerne il nome del barbaro assassino.
Le violenze poliziesche con le loro pallottole eternamente vaganti che guarda caso si conficcavano sempre nei cuori di giovani studenti, da Francesco Lorusso a Giorgiana Masi, erano una costante durante il suo mandato di ministro degli interni.
E le complicità e le connivenze della burocrazia comunista e sindacale non possono certo essere un'attenuante o ancor peggio una giustificazione a quell'ignobile strategia della tensione che ha insanguinato le strade e le piazze del nostro paese negli anni settanta.
Per questo capirà che sentir dire proprio da Lei, che a mio avviso fu non il migliore ma il peggior ministro degli interni della storia della repubblica, alcune esortazioni rivolte ai vertici delle forze dell'ordine sul modo con cui trattare le recenti mobilitazioni studentesche, passando da un "picchiare a sangue professori e studenti" al desiderio perverso di una vittima "preferibilmente una donna o un bambino", capirà il senso di inquietitudine.
L'attenuante che molti rivolgono nei suoi confronti di una senilità avanzata e dei suoi inevitabili effetti collaterali, tuttavia non può sminuire il valore storico delle sue affermazioni che ci restituiscono alcuni squarci di una verità che per decenni lei stesso e gli apparati istituzionali hanno sistematicamente negato, cioè come dinanzi alle insorgenze sociali di allora, lo stato scelse di porre in essere una strategia criminale di violenza assassina per sospingere i movimenti sul terreno dello scontro armato.
Ripensi alle sue azioni se veramente, come scrive, vuol sforzarsi di "comprendere perché tanti giovani si siano dati alla lotta armata".
Alle loro istanze radicali di trasformazione, la risposta furono i suoi carri armati nelle piazze, i carri armati della Democrazia Cristiana e del Partito Comunista.
Tornando all'oggi però probabimente Lei nemmeno si rende conto della distanza siderale che intercorre tra i suoi schematismi e il mondo reale.
Gli studenti in piazza avranno risvegliato in lei nostalgici ricordi, ma il mondo nel frattempo è cambiato, e con esso i movimenti, gli studenti e la lotta.
Il movimento contro la Gelmini, con il suo carattere moltitudinario, il suo esodo culturale dalle cosiddette categorie del novecento, la sua irriducibilità alle forme tradizionali e incancrenite della politica, non si riesce a comprimere sul terreno della compatibilità nè tantomeno sconfiggere sul terreno della violenza.
Non ci riescono i manganelli che anzichè intimorire e desertificare, rafforzano ed estendono la mobilitazione.
Non ci riescono le infiltrazioni neofasciste, che tentano invano di riportare un'altrettanto archeologica strategia degli opposti estremismi.
Il movimento inizia a far paura nei palazzi del potere perchè il suo slogan "non pagheremo noi la vostra crisi" allude anche ad una ricomposizione delle figure sociali colpite dai processi selvaggi della capitalismo neoliberista: milioni di persone, disoccupati, precari, studenti, lavoratori, altrochè la saldatura fantasmagorica - perchè di fantasmi e null'altro si parla - tra il movimento studentesco e le frange più di sinistra del sindacato, gli anarco-sindacalisti e le Nuove Br che lei cita nella sua lettera.
Dopo i suoi continui appelli alla polizia che dal punto di vista penale rasentano l'istigazione a delinquere e l'apologia di reato, Lei oggi scrive che nei confronti dell' "Onda" ci vuole tolleranza e dialogo. In verità dialogare con chi ha una pistola in una mano e il manganello nell'altra non viene proprio naturale.
Tuttavia, se ha un pò di tempo, faccia una telefonata a Trenitalia affinchè garantisca il diritto a manifestare per tutti gli studenti in vista del corteo nazionale del 14 novembre a Roma. Però, La prego, sui treni speciali niente bombe. Grazie.
Cordialmente.
Francesco Caruso
http://altrosud.wordpress.com/2008/11/10/a-cossiga/
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