Quello che pubblichiamo è il volantino di minacce razziste che, nella notte, del 19 ottobre, è stato infilato sotto le serrande di diversi negozi gestiti da cittadini del Pakistan, del Bangladesh, dello Sry Lanka, in diverse parti di Bologna (nelle vie Altabella, Testoni, Protti, della Zecca, Torleone, Barbieri).
Oltre a questi gravissimi episodi, lo scorso venerdì (il giorno della preghiera per i musulmani), davanti all’abitazione di un cittadino pakistano, in via Martelli, ha trovato un sacco di spazzatura ai piedi della porta e un cartello “Stranieri, musulmani, rumeni BASTARDI, andate via!”.
Ma questo è nulla: nella notte tra lunedì 20 e martedì 21 ci sono due attentati incendiari in due dei negozi che, il giorno precedente, avevano ricevuto il foglio di insulti intimidatori.
Alle 3 di notte, in via Porotti 13 (angolo via Mazzini), Mohammad, il gestore del call center – internet point aperto in quella strada, viene svegliato dai carabinieri che lo avvisano che nel suo negozio si è sviluppato un incendio. Il materiale incendiario era stato gettato all’interno da una finestrella sopra la vetrina di ingresso, dopo che era stato rotto il vetro. L’esercizio commerciale ha subito diversi danni.
Alle 8.30 di martedì 20 ottobre, in via Barbieri 66/b, all’atto dell’apertura del suo phone center, Naveed, un ragazzo pakistano da diversi anni in Italia, si accorge che la vetrina è stata rotta, che il vetro è stato annerito e che un piccolo incendio è ancora in corso. Il negozio non ha subito danni rilevanti perché il secondo vetro all’entrata ha tenuto pur se si è liquefatto dal calore.
Questa mattina diversi rappresentanti della Comunità pakistana e del Coordinamento “Siamo Tutti Cittadini” hanno denunciato, in una conferenza stampa, la gravità di questi episodi, il clima di paura che si vive nelle comunità migranti, e hanno chiesto una risposta di massa contro il razzismo da parte delle forze politiche, dei sindacati, delle istituzioni, dei cittadini tutti.
Alla domanda di un giornalista “Come ha reagito la città a questi episodi di intolleranza?”
La risposta è stata laconica, ma in qualche modo era rivolta anche al lavoro degli operatori della comunicazione: “Non solo la città non ha reagito… la città non si è nemmeno accorta di questi episodi”.
Del resto, se il primo cittadino, Sergio Gaetano Cofferati, contattato dai rappresentati delle associazioni dei pakistani affinché prendesse posizione, ha risposto che lo avrebbe fatto solo dopo 48 ore (cioè il tempo necessario per i riscontri delle indagini di polizia), come ci si può stupire che sia altrimenti.