Chi l’avrebbe mai detto, dopo tanti Comitati antidegrado, contro i locali fracassoni, a Bologna, gli ultimi mesi di proibizionismo di Sergio Gaetano Cofferati fanno nascere anche un Comitato contro le ordinanze del sindaco. Forse è una novità a livello nazionale, ma le centinaia di avventori del baretto di Piazza Aldrovandi (quello dall’aperitivo rinforzato con lo spritz a 1 euro) hanno prima fatto partire una raccolta di firme per la riapertura al tramonto del “loro” locale e poi, immediatamente dopo, hanno indetto una manifestazione per lunedì 27 ottobre, alle ore 18.
Non state sognando, avete capito bene, la prossima settimana ci sarà un corteo che arriverà sotto le finestre del Comune, per gridare a gran voce che uno dei luoghi cult della movida universitaria bolognese sia riaperto, dalle 18 alle 22, per svolgere quella attività per cui è diventato famoso, non solo a Bologna ma anche sulle “guide giovani” di tutta Europa.
Tanta partecipazione non è dovuta solo alla politica di prezzi “popolari” che l’esercizio portava avanti, ma soprattutto perché, attorno al bar, si era formato spontaneamente un vero e proprio spazio pubblico di incontro e di aggregazione giovanile, essendo diventato il “bar dei vecchi” uno dei luoghi più frequentati dagli studenti universitari dell’Ateneo bolognese.
La misura di chiusura anticipata (alle 18 anziché alle 22) è stata voluta dal sindaco Sergio Cofferati, che si è potuto avvalere delle nuove prerogative conferitegli dalla Legge 125/08, in vigore dallo scorso 26 luglio, che modifica il Testo Unico sugli Enti Locali dando attuazione agli accordi della cosiddetta Carta di Parma del 18 aprile. «
Guardando l’ordinanza “sindacale”, sembra di leggere un rapporto della Digos o, peggio, della vecchia Squadra Politica della Questura, in cui si contesta a dei manifestanti l’adunata sediziosa, la manifestazione non autorizzata o l’incauto assembramento. Infatti, il locale è stato accusato di occupazione impropria di suolo pubblico: l'elevata affluenza arrecherebbe disagio, impedendo il transito sotto i portici.
Quindi, le ragioni dell’obbligo della chiusura alle 18, non stanno nel rumore prodotto dalla musica a tarda ora (il locale infatti chiudeva alle 22) o nello sforamento degli orari, ma dal fatto che troppi ragazzi (forse dal look non conforme) “cazzeggiavano” davanti al bar in numero esorbitante.
Della serie: anche l’occhio vuole la sua parte.
Questo ed altro ci toccherà vedere negli ultimi mesi del Coffy, infatti il sindaco dalla stella di latta ha promesso interventi anche in altri locali.
Siamo pronti a scommettere, però, che lunedì prossimo contro questa ordinanza saranno tanti giovani a sfilare… quasi quasi si confonderanno con una delle tante manifestazioni che, in questi giorni, si incrociano nelle strade di Bologna conto la Gelmini.
L’unica cosa che auspichiamo è che ad attendere i ragazzi del baretto di Piazza Aldrovandi, davanti al portone del palazzo comunale, non ci siano polizia e carabinieri come il 24 ottobre 2005, quando, a suon di mangannellate, si impedì l’ingresso degli studenti universitari alla “casa dei cittadini”.