L'Università pubblica italiana sta subendo un attacco senza precedenti. È anzi l'intera struttura educativa nazionale a essere sotto attacco, attraverso provvedimenti legislativi improntati a un chiaro progetto politico-culturale, spesso mascherato da "virtuosa" operazione di taglio alla spesa: lo smantellamento del sistema pubblico dell'istruzione. Questa lucidità distruttiva, peraltro, è complementare alla miopia e al dilettantismo con cui si vagheggia di omologare le nostre università a non meglio identificati modelli anglosassoni, assolutamente incongrui rispetto al tessuto economico e socio-culturale italiano.
Nel merito, il Decreto-legge 112/08, emanato a suo tempo nel rassegnato, quasi totale silenzio degli organi accademici (e già convertito in legge, n. 133/08), contiene gli strumenti operativi per attuare quel progetto: la possibilità di trasformare gli Atenei in Fondazioni private, il sostanziale blocco del turn-over, il taglio brutale e soprattutto indiscriminato dei finanziamenti, che colpisce allo stesso modo le aree efficienti e quelle inefficienti. Non è certo difficile individuare i soggetti danneggiati da questi provvedimenti: innanzitutto gli studenti, che vedranno ridursi inesorabilmente i servizi e le opportunità formative; poi i giovani studiosi, costretti - nella migliore delle ipotesi - a cercare all'estero spazi che qui non troveranno mai; quindi i docenti di ruolo, che si troveranno a far fronte a carichi di lavoro insostenibili; e infine tutti i cittadini italiani, espropriati di un modello educativo (e in generale di un modello di società) tutelato dalla Costituzione, basato sull'estensione dei diritti, sulle pari opportunità e sulla riduzione delle disuguaglianze sociali.
La Facoltà di Lingue e letterature straniere di Bologna non vuole assistere in silenzio a questo scempio. In tutta Italia si stanno moltiplicando iniziative di protesta, che vanno dalle assemblee al blocco della didattica. Pensiamo che anche a Bologna sia necessario mobilitarsi e promuovere azioni di vario tipo: portare questi temi all'attenzione delle altre Facoltà, dell'Ateneo e in generale di tutti gli organi accademici; dedicare parte delle lezioni all'informazione e alla discussione con gli studenti; organizzare incontri "aperti" per sensibilizzare la cittadinanza, viste le inevitabili distorsioni con cui i mezzi di comunicazione affrontano il tema università; cercare forme di collaborazione e di coordinamento con chi si batte per obiettivi analoghi sul fronte della scuola.
Siamo consapevoli che il sistema universitario ha molti difetti, che dovrebbero essere affrontati anche e soprattutto con un'opera di ripensamento dall'interno. Può darsi che questa emergenza sia una buona occasione per riflettere e per studiare gli opportuni provvedimenti, la cui chiave non si troverà tanto in un articolo di legge o nell'ennesimo progetto di riforma, ma in un profondo rinnovamento culturale e morale, perché l'Università sia davvero un bene comune al servizio della società. Anche per questo pensiamo che adesso sia necessario difenderla, perché è l'istituzione in cui crediamo, alla quale dedichiamo il nostro tempo, le nostre energie e la nostra passione intellettuale.
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