L’opposizione politica e sociale si dà una mossa

11 ottobre: l’imbarazzo della scelta

Sabato 11 ottobre, ci sono tutte le condizioni per un vero e proprio “ingorgo mobilitativo”. Infatti, nella stessa giornata si terranno: la manifestazione nazionale a Roma “L’opposizione è nelle nostre mani” promossa da persone della cosiddetta “sinistra diffusa”, militanti e dirigenti dei partiti dell’ex Sinistra Arcobaleno, sindacalisti della FIOM e di alcune categorie della CGIL; la manifestazione nazionale a Palermo dei centri sociali del cosiddetto “blocco antagonista” contro l’annunciato sgombero del C.S. Ex Carcere (da Bologna ha aderito il Laboratorio del precariato metropolitano CRASH, anch’esso sotto sgombero); infine, al Rivolta di Marghera si terrà un’assemblea nazionale degli spazi sociali (per comodità di sintesi, anche se è un po’ riduttivo, ex area della disobbedienza), dal titolo “ Spazi indipendenti per la libertà comune”, a cui ha aderito il TPO di Bologna. Noi parliamo di questi 3 eventi pubblicando le sintesi degli appelli di convocazione.

7 ottobre 2008

Dopo mesi in cui tutti gli obbrobri del governo Berlusconi sembravano passare senza la minima forma di contrasto, da qualche settimana, a partire dalla mobilitazione del mondo della scuola contro la legge Gelmini, comincia a delinearsi un percorso di lotta concreto contro le politiche delle destre. Altro elemento importante di novità sono state le manifestazioni contro il razzismo e la violenza xenofoba di Milano, Parma, Roma e Caserta che hanno visto il protagonismo dei giovani migranti. E poi il referendum autogestito dei vicentini che ha sancito il rifiuto del 95 % della città al raddoppio della base Usa. Il 17 ottobre prossimo ci sarà lo sciopero generale del sindacalismo di base contro le politiche del governo, mentre, per quanto riguarda sabato 11 ottobre, ci sono tutte le condizioni per un vero e proprio “ingorgo mobilitativo”. Infatti, nella stessa giornata si terranno: la manifestazione nazionale a Roma “L’opposizione è nelle nostre mani” promossa da persone della cosiddetta “sinistra diffusa”, militanti e dirigenti dei partiti dell’ex Sinistra Arcobaleno, sindacalisti della FIOM e di alcune categorie della CGIL; la manifestazione nazionale a Palermo dei centri sociali del cosiddetto “blocco antagonista” contro l’annunciato sgombero del C.S. Ex Carcere (da Bologna ha aderito il Laboratorio del precariato metropolitano CRASH, anch’esso sotto sgombero); infine, al Rivolta di Marghera si terrà un’assemblea nazionale degli spazi sociali (per comodità di sintesi, anche se è un po’ riduttivo, ex area della disobbedienza), dal titolo “ Spazi indipendenti per la libertà comune”, a cui ha aderito il TPO di Bologna. Noi parliamo di questi 3 eventi pubblicando le sintesi degli appelli di convocazione.

 




L’OPPOSIZIONE NELLE NOSTRE MANI
PER UN’ALTRA POLITICA PER UN’ALTRA ITALIA

 

http://www.11ottobreinpiazza.org/

Le politiche aggressive del Governo di centrodestra, sostenute in primo luogo da Confindustria, disegnano il quadro di un’Italia ripiegata su se stessa e che guarda con paura al futuro, un Paese dove pochi comandano, in cui il lavoro viene continuamente umiliato e mortificato, nel quale l’emergenza è evocata costantemente per giustificare la restaurazione di una società classista razzista e sessista. Che vede nei poveri, nei marginali enei differenti, i suoi principali nemici. Che nega, specie nei migranti, il riconoscimento di diritti di cittadinanza con leggi come la Bossi Fini che non solo generano clandestinità e lavoro nero, ma calpestano fondamentali valori di umanità.

Questa è la risposta delle destre alla crisi profonda, di cui quella finanziaria è solo un aspetto, che attraversa il processo di globalizzazione e le teorie liberiste che l’hanno sostenuto. Una risposta che, naturalmente,
ignora il fatto che solo un deciso mutamento del modello economico oggi operante può risolvere problemi drammatici, dei quali il più grave è la crisi ecologica planetaria. Spetta alla sinistra contrapporre un’altra idea
di società e un coerente programma in difesa della democrazia e delle condizioni di vita delle persone. E’ una risposta che non può tardare ed è l’unico modo per superare le conseguenze della sconfitta elettorale e
politica.
Ci proponiamo perciò di contribuire alla costruzione di un’opposizione che sappia parlare al Paese a partire dai seguenti obiettivi :
1.. riprendere un’azione per la pace e il disarmo di fronte a tutti i rischi di guerra, oggi particolarmente acuti nello scacchiere del Caucaso. La scommessa è ridare prospettiva a un ruolo dell’Europa quale principale
protagonista di una politica che metta la parola fine all’unilateralismo dell’amministrazione Bush, al suo programma di scudo spaziale e di estensione delle basi militari nel mondo, all’occupazione in Iraq e
Afghanistan (dove la presenza di truppe italiane non ha ormai alcuna giustificazione), ma anche alla sindrome da grande potenza che sta impossessandosi della Russia di Putin;
2.. imporre su larga scala un’azione di difesa di retribuzioni e pensioni falcidiate dal caro vita, il quale causa un malessere che la destra tenta di trasformare in egoismo sociale, guerra tra poveri, in un protezionismo
economico del tutto insensibile al permanere di gravi squilibri tra il Nord e il Sud del mondo. Di fronte alla piaga degli “omicidi bianchi” è necessario intensificare i controlli e imporre l’applicazione delle sanzioni
alle imprese. Si tratta inoltre di valorizzare tutte le forme di lavoro:
lottando contro precariato e lavoro nero, anche attraverso la determinazione di un nuovo quadro legislativo; sostenendo il reddito dei disoccupati e dei giovani inoccupati; ottenendo il riconoscimento di forme di lavoro informale e di economia solidale;
3.. respingere l’attacco alla scuola pubblica, all’Università alla ricerca e alla cultura, al servizio sanitario nazionale, ai diritti dei lavoratori e alla contrattazione collettiva. E’ una vera e propria demolizione attuata attraverso un’azione di tagli indiscriminati e di licenziamenti,
l’introduzione di processi di privatizzazione, e un’offensiva ideologica improntata a un ritorno al passato di chiaro stampo reazionario (maestro unico, ecc.). L’obiettivo della destra al governo è colpire al cuore le
istituzioni del welfare che garantiscono l’esercizio dei diritti di cittadinanza. L’affondo è costituito da un’ipotesi di federalismo fiscale deprivato di ogni principio di mutua solidarietà;
4.. rispondere con forza all’attacco contro le politiche volte a contrastare la violenza degli uomini contro le donne, riconoscendo il valore politico della lotta a tutte le forme di dominio patriarcale, dell’autodeterminazione delle donne e della libertà femminile nello spazio
pubblico e nelle scelte personali;
5..sostenere il valore della laicità dello stato e riconoscere piena cittadinanza alle richieste dei movimenti Gay Lesbici Trans Queer per la pari dignità e l’uguaglianza dei diritti, e a quelle relative alla scelta del proprio destino biologico;
6.. sostenere le vertenze territoriali (No Tav, No Dal Molin, ecc.) che intendono intervenire democraticamente su temi di grande valore per le comunità, a partire dalle decisioni collettive sui temi ambientali, sulla salute e sui beni comuni., prima fra tutti l’acqua. Quella che si sta affermando con la destra al governo è un’idea di comunità corporativa, egoista, rozza e cattiva, un’idea di società che rischia di trasformare le nostre città e le loro periferie nei luoghi dell’esclusione. Bisogna far crescere una capacità di cambiamento radicale delle politiche riguardanti la gestione dei rifiuti e il sistema energetico. Con al centro la massima efficienza nell’uso delle risorse e l’uso delle fonti rinnovabili. Superando la logica dei megaimpianti distruttivi dei territori, del clima e delle risorse in via di esaurimento. E’ fondamentale sostenere una forte ripresa del movimento antinuclearista che respinga la velleitaria politica del governo in campo energetico.
7.. contrastare tutte le tentazioni autoritarie volte a negare o limitare fondamentali libertà democratiche e civili, a partire dalle scelte del governo dai temi della giustizia, della comunicazione e della libertà di stampa. O in tema di legge elettorale mettendo in questione diritti costituzionali di associazione e di rappresentanza. Si tratta anche di affermare una cultura della legalità contro le tendenze a garantire l’immunità dei forti con leggi ad personam e a criminalizzare i deboli.
Per queste ragioni e con questi obiettivi vogliamo costruire insieme un percorso che dia voce ad un’opposizione efficace, che superi la delusione provocata in tanti dal fallimento del Governo Prodi e dalla contemporanea sconfitta della sinistra, e raccolga risorse e proposte per questo paese in
affanno. L’attuale minoranza parlamentare non è certo in grado di svolgere questo compito, e comunque non da sola, animata com’è da pulsioni consociative sul piano delle riforme istituzionali, e su alcuni aspetti delle politiche economiche e sociali (come tanti imbarazzati silenzi dimostrano, dal caso Alitalia all’attacco a cui è sottoposta la scuola, dalla militarizzazione della gestione dei rifiuti campani alle ordinanze di tante amministrazioni locali lesive degli stessi principi costituzionali).
Bisogna invece sapere cogliere il carattere sistematico dell’offensiva condotta dalle destre, sia sul terreno democratico, che su quelli civile e sociale, per potere generare un’opposizione politica e sociale che abbia l’ambizione di sconfiggere il Governo Berlusconi. Quindi, proponiamo una mobilitazione a sinistra, per “fare insieme”, al fine di suscitare un fronte largo di opposizione che, pur in presenza di diverse prospettive di movimenti partiti, associazioni, comitati e singoli, sappia contribuire a contrastare in modo efficace le politiche di questo governo.
Al tal fine proponiamo la convocazione per il 11 ottobre di un’iniziativa di massa, pubblica e unitaria, rivolgendoci a tutte le forze politiche, sociali e culturali della sinistra e chiedendo a ognuna di esse di concorrere a un’iniziativa che non sia di una parte sola. Il nostro intento è contribuire all’avvio di una nuova stagione politica segnata da mobilitazioni, anche territorialmente articolate, sulle singole questioni e sui temi specifici sollevati.

Ecco il percorso della manifestazione:
ore 14, concentramento in Piazza della Repubblica, poi Via Terme Diocleziano, Via Giovanni Amendola, Via Cavour, Via dei Fori Imperiali, Piazza del Colosseo, Via Celio Vibenna, Via san Gregorio, Piazza Porta Capena, Via dei Cerchi, Piazza della Bocca della Verità.

Da Bologna, sono organizzati pulman da: Comitato della sinistra bolognese per l’11 ottobre, Comitato (3357307499), Pdci (339 7231318), Prc (051 19985906), SD (051 6395281)

 




11 OTTOBRE APPELLO PER UNA MANIFESTAZIONE NAZIONALE A PALERMOCONTRO LO SGOMBERO DELL'EXKARCERE!!

 

ExKarcere ha rappresentato in questi anni una significativa espressione cittadina di antagonismo che , rifiutando la logica del compromesso con le istituzioni , ha ostacolato in più di un’occasione i processi di valorizzazione del capitale nella metropoli, attirando così la decisa risposta degli apparati repressivi. In questi sette anni però la resistenza determinata dei compagni e delle compagne ha saputo avere la meglio sulle continue minacce di sgombero e su tutte le iniziative giudiziarie e poliziesche che ci hanno colpiti , continuando con fermezza il lavoro politico all’Albergheria e in tutta la città. Il potere tenta nuovamente di cancellare una storia fatta di lotte sociali , di battaglie di riappropriazione di diritti e grandi mobilitazioni di piazza lontane anni luce da ogni schematismo di partito e da ogni forma di delega e di rappresentanza in una metropoli caratterizzata da uno stravolgimento delle relazioni sociali e da modernizzazioni imposte da modelli neo-coloniali.
Dalla nascita , poco prima del g8 a Genova , l’ExKarcere ha saputo essere punto di riferimento per migliaia di giovani palermitani e per intere fasce di proletariato dei quartieri popolari palermitani al fianco dei quali siamo scesi in piazza ogni volta che si e’ trattato di impedire uno sfratto o uno sgombero o di sostenere la lotta per la casa , per un reddito garantito lavoro o non lavoro, quando si e’ trattato di opporsi al vertice ONU tenutosi in una Palermo blindata oppure quando si e’ rilanciato il ruolo del 1 maggio e della lotta contro la precarietà e per un reddito garantito costruendo la Palermomayday ; ha saputo farsi portavoce delle istanze di chi in città lotta per il problema abitativo , combattendo al loro fianco gli sfratti e organicamente con le fasce proletarie di popolazione che affrontano quotidianamente i drammi prodotti da miserie e speculazioni; è stato accanto ai lavoratori in agitazione della FIAT di Termini Imerese e di fronte alle agenzie interinali per reclamare lavoro , reddito e dignità; è stato protagonista delle grandi mobilitazioni contro il Ponte sullo Stretto e contro altre grandi opere (la prossima costruzione dell’inceneritore di Bellolampo) denunciandone non solo invasività, inutilità e pericolosità per l’ambiente e la salute , ma opponendosi soprattutto ad un modello di sviluppo , che fa degli interessi economici delle varie lobbies imprenditoriali (del cemento , della guerra…) l’unico criterio valido per determinare le vie al “progresso” di un determinato territorio , non preoccupandosi di distruggere irreversibilmente le naturali vocazioni e le specificità dei luoghi , delle popolazioni , delle relazioni sociali; ma ExKarcere è stato in questi anni anche sinonimo di antifascismo militante , pratica coltivata oltreché con una politica culturale e di controinformazione , soprattutto impedendo la conquista di agibilità politica cittadina alle formazioni neofasciste e andando in controtendenza con un atteggiamento “vittimista” nei confronti del tema “antifascismo” che va per la maggiore in alcuni territori anche fra le realtà di compagni sia a Palermo che nel resto d’Italia.
Oggi , questo bagaglio di lotte e idee di cambiamento è messo in discussione dall’ennesima manovra affarista dell’amministrazione Cammarata (Forza Italia), che , mettendo in campo il suo apparato poliziesco-repressivo , si vuol riprendere un posto di valore dalla cui vendita a enti privati tanti governanti troveranno il proprio portafoglio più gonfio.
In opposizione a politiche securitarie e pratiche di controllo sociale che vorrebbero reprimere e cancellare quelle realtà che , sempre in prima linea nella costruzione e diffusione di lotte dal basso , hanno saputo generare e interpretare le istanze di una vera e propria conflittualità di classe , rispondiamo indicendo nel giorno 11 ottobre 2008 un corteo nazionale dei centri sociali che , sull’onda della radicalità e della determinazione che ci ha contraddistinto in questi anni , risponda con la dovuta rabbia ai processi di militarizzazione delle politiche di ordine pubblico e di repressione delle esperienze di lotta. Nessuno fermerà la nostra voglia,il nostro bisogno di conquistare spazi di agibilità politica nella nostra città, giorno dopo giorno, ci riprenderemo metro dopo metro , pezzo dopo pezzo le strade e le piazze , per creare spazi di contro potere da contrapporre alle logiche capitalistiche.
Invitiamo dunque la cittadinanza , i compagni e le compagne di tutt’Italia , e tutti coloro i quali sono ancora pronti a difendere la legittimità e il ruolo politico e sociale che spazi antagonisti quali l’ExKarcere svolgono nelle metropoli, a partecipare con la propria determinazione al corteo in difesa degli spazi sociali e delle realtà autonome continuamente minacciate dalla repressione del comando capitalista.
MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEI CENTRI SOCIALI
PALERMO 11 OTTOBRE 2008
Concentramento
ORE 16 VIA MONGITORE 77(davanti ExKarcere
http://isole.ecn.org/excarcere/

 


 

ASSEMBLEA DEGLI SPAZI SOCIALI
Sabato 11 ottobre 2008 ore 15.00 @CS Rivolta, Marghera-Venezia Italia
Spazi indipendenti per la libertà comune


Li ci sono chiese, macerie, moschee e questure
Li frontiere, prezzi inaccessibile e freddure
Li paludi, minacce, cecchini coi fucili, documenti, file notturne e clandestini
Qui incontri, lotte, passi sincronizzati, colori, capannelli non autorizzati, uccelli migratori, reti, informazioni, piazze di tutti, laiche, pazze di passioni
Si entra e si esce di qua
Si entra e si esce da queste mappe della città
Si entra e si esce, cerca di stare in gruppo
la tranquillità è importante ma la libertà è tutto
AF, Mappe della Libertà (2008)


Partiamo da un fatto. Anzi da decine di fatti. I centri sociali sono oggi più che mai, una dorsale strategica dei movimenti. Ogni ciclo di lotte vede la loro insostituibile partecipazione come arricchimento e potenziamento. I centri, insomma, sono stati incubatore, volano e detonatore delle lotte negli ultimi venticinque anni; un tempo, peraltro, troppo grande perchè le soggettività non siano cambiate e questo è un assunto così come lo è che non ci siano modelli da copiare o per i quali tifare.
La nostra scommessa è che i centri sociali siano e rimarranno centrali anche per i cicli futuri e per questo vogliamo proporre una grande assemblea, aperta e pubblica il cui dibattito sia all’altezza dei tempi.
Un’assemblea non formale e dagli esiti non scontati che sia un’occasione per discutere tra esperienze simili, partendo da ciò che ci accomuna e che sappia valorizzare ciò che caratterizza come unico ogni spazio e percorso territoriale.
Un’assemblea che vogliamo sia di spazi indipendenti e che sia un passo, un altro passo, verso la libertà comune.
Un’assemblea nella quale non valga il postulato per il quale il modo più efficace per andare da un punto ad un altro è percorrere una linea retta.
Ma facciamo un passo indietro per costruire il contesto nel quale nasce quest’invito.
A noi pare che gli spazi sociali siano cambiati, profondamente, e siano sospsesi tra un non più ed un non ancora.
Se pensiamo alla nostra identità la troviamo tra gli echi dei primo grande ciclo di lotte no global. Correvano gli anni della fase espansiva della globalizzazione nella quale le eccedenze di quella soggettività che era messa al lavoro nella metropoli, dall’università al terziario, dallo spettacolo all’informazione, dall’edilizia ai trasporti, trovavano un modo concreto per organizzarsi nella grande fabbrica senza più reparti. non più Lì, spesso, i centri sociali sono stati motori di eventi politici nei quali la soggettività si accumulava e ri/produceva. E del resto che sarebbe stato se l’esperienza no global italiana avesse avuto solo l’infosfera o le sedi di qualche partito o sindacato come luoghi di riferimento? Anche in questo i centri sono stati formidabili luoghi dell’anticipazione politica.
Il non più è proprio suggerito dall’esaurirsi di questo paradigma: i centri sociali erano la basi dalle quali ci proiettavamo per evocare e costruire un altro mondo migliore, cioè per praticare esodo.
Non solo. Se pensiamo alle realtà che vorremmo partecipassero all’assemblea troviamo centri sociali che dieci anni fa non esistevano, altri con cui non eravamo in relazione, ma anche spazi che non sono mai stati centrisociali, pur essendo in movimento ed avendo straordinari percorsi di rete su specifiche tematiche. Il perimetro degli spazi sociali è quindi ampio, in movimento e complesso cioè ricco, plurale, nomade.
Territorialità
Gli spazi hanno sempre avuto una connotazione territoriale (chi se non i centri sociali ha posto il problema politico del quartiere e della fabbrica diffusa?) ed il rapporto tra agire locale e pensare globale è stata una sintesi che ci ha aiutato a definire la relazione con il territorio.
I processi di globalizzazione, ed i cicli di resistenze, hanno impattato il territorio, lo hanno trasformato. I flussi di produzione e riproduzione sociale si sono ri /territorializzati e, come riflesso, la crisi dei modelli di governance si riflette completamente e compiutamente nei territori.
Quando parliamo di centri e spazi nei territori ci poniamo direttamente nel punto più alto dello scontro con i processi di accumulazione: il territorio non protegge dalla globalizzazione, non è un muretto che isola dalla fortissima socializzazione operata da vent’anni di globalizzazione.
Chi pensa al territorio come protezione si troverà travolto proprio da processi globali che fugge altrove. Gli spazi sociali sono increspature in un territorio definitivamente globalizzato.
Gli spazi, per noi, devono trovare nel territorio la chiave per combattere il paradigma della sicurezza, che, in questa nuova fase dello scontro tra capitale e vita sta diventando la cifra per un nuovo modello di espressione del comando. La sicurezza appare la forma contemporanea della governance, che riassume su di sè la tensione ordinativa, la problematica del consenso (a chi è sfuggito il baratto trasversale alla sinistra ed alla destra: sicurezza in cambio di precarietà e rappresentanza?) e la necessità per il comando di localizzare e differerenziare.
Nel paradigma della sicurezza collochiamo la politica dei sindaci sceriffi di destra e di sinistra, l’esercizio di un razzismo differenzialista, il controllo sulla felicità, libera e per sua costituzione ribelle, eccedente e cooperante, dei corpi nella metropoli.
Dobbiamo partire dalla constatazione che le metropoli stanno vivendo una stagione di nuovi movimenti di destra, la diffusione di nuove e vecchie forme di razzismo e sessismo, la sperimentazione moralista e feroce del proibizionismo. Come spazi in movimento ci poniamo il problema di rifocalizzare teorie e pratiche antifasciste ed antirazziste. Mai più Nicola, Renato e Abba, questo è il punto di non ritorno.
Libertà è Indipendenza
Combattere il paradigma della sicurezza è pensare la libertà come processo di lotta, di sottrazione al controllo del biopotere sui nostri corpi e sul nostro immaginario, come sottrazione soggettiva al comando nelle filiere della fabbrica diffusa nel territorio. Il discorso sulla libertà, e sul suo attuale attacco, si ridefinisce all’interno del controllo di quelle eccedenze che la produzione metropolitana comporta.
Intendiamo la libertà come poter essere, poter decidere di sé, poter fare a meno di dipendere, insomma come percorso di lotta e come processo di federazione di differenze.
La libertà è indipendenza e l’indipendenza è costitutio libertatis, appunto.
L’assemblea di sabato può essere il momento per condividere le esperienze e pratiche di libertà che negli spazi sono già in essere e prefigurare nuove linee di fuga.
Pensiamo ai percorsi di lotta alla proibizione, alla pratiche antifasciste ed antiautoritarie, alla cooperazione antirazzista. Pensiamo alle lotte per la libertà di genere.
Crediamo che i centri e gli spazi sociali possano divenire un punto di riferimento per la costruzione di nuovi percorsi che abbiano la conquista della libertà come sogno comune.
Se pensiamo alla storia dei centri sociali, appunto, essi hanno anticipato di due decadi la comprensione del concetto di biopolitica, mettendo il bios, il comune bios, al centro dell’attività politica. Forse proprio la relazione tra divenire comunità, cooperante, mutuale negli spazi ed il rapporto con il territorio è un punto importante da ricondividere e sviluppare in assemblea.
Ci piace pensare che i nostri spazi siano, e divengano sempre più, un cross point di realtà territoriali indipendenti, quali cooperative di produzione o consumo critico, etichette musicali e laboratori del lavoro immateriale, strutture produttive creative in conflitto per la propria indipendenza.
Se è vero che i movimenti di capitale hanno evocato enormi potenze produttive e che ci sono potenti eccedenze indipendenti per scelta perchè non pensare che sia possibile intersecarle nel territorio? I nostri occhiali, dalle lenti spesso appannate, qualche volta non ci fanno vedere i movimenti di soggettività che ci sfiorano nella metropoli.
Da questa prospettiva gli spazi sono luoghi del comune, luoghi cioè nei quali si tessono trame di soggettivazione, si produce soggettività, decisione politica, comune, appunto.
Non ci sono risposte date e universali, scorciatoie semplici, proprio perchè non dobbiamo semplificare le differenze soggettive ed oggettive, che rendono unici e singolari spazi, territori e percorsi di lotta.
Ci piace invitarvi a partecipare all’assemblea evocandola come vera, aperta, libera e sognarla ricca di potenza e discorso. Con una suggestione sullo sfondo: è possibile pensare ad una federazione come stile organizzativo adeguato alla ricerca del comune? Saremo capaci di costruire una proposta forte e radicale, inclusiva ed aperta? In fin dei conti questo piccolo miracolo accade tutte le settimane nelle assemblee di gestione dei nostri spazi.
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