Repressione dei movimenti

Attivista sociale "avvisato" dalla Questura di Palermo

Pietro Milazzo, attivista sociale ed esponente dei movimenti politici e sindacali, ha ricevuto qualche giorno fa un Avviso Orale da parte della Questura di Palermo. Di fatto si tratta di un avvertimento che potrebbe precedere l'attuazione di misure cautelari applicate di norma ai criminali pericolosi.
Riportiamo di seguito il comunicato stilato da Pietro e l'appello di solidarietà sottoscrivibile lasciando un commento al post pubblicato in www.kom-pa.net (senza necessità di registrazione al sito) o inviando una e-mail a redazione@kom-pa.net

30 settembre 2008

Comunicato di Pietro Milazzo

Venerdì 26 settembre 2008, mi è stato notificato un avviso orale del Questore di Palermo ai sensi dell'articolo 1 della legge 1423 del 27/12/56. Si tratta della legge che regolamenta le misure di prevenzione nei confronti delle persone pericolose per la sicurezza e sulla base della quale si riscontra una condotta socialmente pericolosa. Nel provvedimento si fa riferimento ai miei precedenti penali risalenti all'attività politica e sociale svolta negli anni '70 e per la quale ho subito due sole condanne passate in giudicato circa 30 anni fa. A quei fatti vengono associati anche i più recenti eventi e si cita, tra l'altro, il reato di violazione delle disposizioni su riunioni in luogo pubblico, relativo alla protesta durante il Festino a Luglio e per il quale sono ancora in corso le fasi preliminari del procedimento giudiziario.
L'avviso orale precede l'emissione di un provvedimento di prevenzione ai sensi dell'art.3 della predetta legge, che è la sorveglianza speciale della pubblica sicurezza...insomma, il provvedimento che si applica ai mafiosi!||!
Agli ufficiali di ps che mi hanno notificato l'atto ho fatto presente di rivendicare in pieno e di essere orgoglioso di quanto ho fatto in questi anni, e di essere intenzionato a proseguire sulla mia strada anche facendo opposizione a quest'atto repressivo ed intimidatorio (non tanto e non solo nei miei confronti).
Nessuna misura repressiva può fermare la mia scelta di vita, razionale e viscerale.
Non sono e non voglio essere nè un eroe, nè un martire, sono solo un attivista sociale che, come tanti altri qui ed altrove, crede nelle battaglie che conduce e se ne assume tutte le responsabilità e conseguenze.
Credo che denunciare queste porcherie sia parte di una battaglia
collettiva, non tanto per difendere me e la mia libertà, ma i diritti, la dignità, la libertà di tutte/i.


Appello di solidarietà e invito alla mobilitazione collettiva

Alcuni giorni fa Pietro Milazzo, attivista sociale ed esponente dei movimenti politici e sindacali, è stato raggiunto da un provvedimento della Questura di Palermo con cui lo si avvisa di cambiare condotta, adeguare la stessa a norma di vita onesta e laboriosa e ad osservare le leggi, intimandogli, di fatto, di porre fine al proprio percorso politico per non incorrere nel rischio di applicazione di misure cautelari riservate di norma ai sorvegliati speciali.
La gravità di questo provvedimento è evidente: questo 'avvertimento' lede Pietro così come l'intera vita democratica nella nostra città. Lede Pietro perché tratta la sua personale storia di impegno politico e sociale alla stregua della carriera di un criminale. Lede tutti noi perché intacca la libertà di espressione e di dissenso, l'agibilità politica e il diritto di manifestare .
In una città in cui la gestione della cosa pubblica è oramai palesemente articolata su diversi livelli di connivenza clientelare e criminale (e ne danno prova gli 'scandali' degli ultimi giorni), dove si progettano interventi speculativi finalizzati all'arricchimento di vecchi e nuovi comitati d'affari, ci appare paradossale e inquietante il tentativo di sanzionare un attivista sociale come se si trattasse di un soggetto altamente pericoloso, al punto da minacciare, sulla base di una valutazione di semplice sospetto la applicazione delle misure di sorveglianza che si rivolgono di solito a coloro che delinquono.
Pietro Milazzo ed i movimenti politici e sociali della città hanno gridato incessantemente il loro dissenso rispetto alle politiche guerrafondaie, all'oppressione neoliberista, alle leggi liberticide contro i migranti e hanno rivendicato giustizia sociale e rispetto dei diritti fondamentali, in primis quello dell'abitare. E proprio sulla 'questione casa', in questi anni si è sviluppata a Palermo una piattaforma composita e articolata, con proposte concrete, che hanno messo in luce le contraddizioni, le ambiguità e gli interessi illeciti nella gestione dell'emergenza abitativa, a partire dall’utilizzazione dei beni confiscati.
Per questo denunciamo fermamente la natura intimidatoria del provvedimento a carico di Pietro e rivendichiamo al contempo la legittimità di un percorso politico collettivo svolto sempre alla luce del sole. Quanto sta accadendo non è una questione personale bensì è un atto politico che riguarda collettivamente tutti coloro che sono impegnati nelle lotte a difesa dei diritti dei più deboli, per la giustizia sociale.