Nei giorni precedenti la manifestazione del 2 agosto, istituzioni e mass media avevano enfatizzato il “pericolo dei fischi”, continuando una criminalizzazione del dissenso che a Bologna dura da anni e che cataloga la “violenza” del fischio al pari di un ordigno bellico tra i più pericolosi.
Ma perché, a Bologna, fischiare a una manifestazione è considerato grave come gettare una bomba?
Già ai tempi dei funerali delle vittime della Strage alla Stazione del 2 agosto 1980 il servizio d’ordine della CGIL fece cordone intorno agli “estremisti del movimento” (le code dei “violenti del ‘77”) per impedire che entrassero in Piazza Maggiore, col pericolo che si potessero mischiare tra la folla, per fischiare Francesco Cossiga (che se ne stava sull’attenti sul sagrato di San Petronio con le altre autorità). E le Istituzioni, a prescindere da chi in quella straziante circostanza le rappresentava, andavano “comunque” difese dal disprezzo della “ciurmaglia extraparlamentare”.
E vi ricordate i fischi che il sindaco Guazzaloca si prese il 25 aprile 2002 nel corso delle celebrazioni della Liberazione furono descritti da commentatori ed esponenti politici di tutte le parrocchie come gesti inconsulti, intolleranti e violenti.
Per l’anniversario della strage del 2 agosto, ogni anno, 15 giorni prima, scatta la “paura” del fischio e così è stato anche per questo 2008.
Quest’anno però, invece dello stridente sibilo, la forma della protesta è stata quella dell’esodo di massa dalla piazza, così come era avvenuto nel 2001, quando il Bologna Social Forum girò gli striscioni e si portò dietro quasi tutti i manifestanti lasciando di stucco l’allora presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini.
Oggi, non sono stati i fischi, l’elemento centrale della protesta: le persone che sono scese in piazza hanno seguito la proposta delle Rdb e di Rifondazione comunista e, al momento in cui il ministro Gianfranco Rotondi, ha preso la parola, se ne sono andati dando la sensazione di un vero e proprio esodo di massa. Non appena dal palco hanno annunciato che stava per parlare Rotondi, nella parte della piazza dove stavano le Rdb si è alzato lo striscione "Ci rivediamo in autunno, sciopero generale" (quello che il sindacalismo di base ha proclamato contro i tagli del Governo nel settore pubblico) ed è iniziata una vera e propria migrazione. Sono partite le Rdb con le loro bandiere, poi se ne è andata anche la parte di piazza che stava dietro gli striscioni di Rifondazione, infine gli esponenti dei Comunisti italiani.. E dietro di loro, un sacco di gente se n’è andata via. A piedi o in bicicletta, i manifestanti hanno fatto a ritroso il percorso del corteo verso via Indipendenza e hanno abbandonato piazza Medaglie d'Oro. Tra chi ha scelto di andarsene, anche alcuni vigili urbani e il gruppo al completo, della Protezione civile di Imola, tutti in uniforme verde.
Alcuni fischi però ci sono stati. Mentre stava parlando il sindaco di Bologna Sergio Cofferati, sono stati lanciati strepiti ed urla da persone che si trovano nello spezzone delle Rdb e dell'Assemblea antifascista permanente. Sono stati gli stessi che poi, alle 10.38, mentre il sindaco stava ancora parlando, gli hanno urlato "Basta", intonando anche "Bella ciao".
Pure l’intervento del ministro Rotondi è stato disturbato dai militanti dell'Assemblea Antifascista Permanente.
Ma la contestazione della piazza nei confronti del ministro per l’Attuazione del Programma, non ha fatto cambiare il bilancio della giornata da parte del sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, che ha applaudito il ministro, dichiarando: “Mi è parso che abbia detto cose molto sentite, molto sincere. Per questo sono soddisfatto, per come la manifestazione si è svolta, per il discorso del ministro e per la riconferma dello spirito largamente unitario, la cosa più importante di un appuntamento come questo”.
Per quanto riguarda coloro che se ne sono andati per protesta, Cofferati ha preferito minimizzare: “Chi non condivide e decide di andarsene dalla piazza fa una sua scelta, ma non mi pare che abbia minimamente inciso sul risultato della manifestazione. Anche perché la settimana era stata abbastanza vivace, come capita troppo di frequente in prossimità del 2 agosto. Date le premesse, la conclusione è largamente positiva e questo è quel che conta”.
Ai giornalisti che gli hanno fatto presente che tra coloro che avevano contestato c'erano anche bandiere della Fiom e di altre sigle sindacali, l'ex leader della Cgil ha risposto: “In questo caso, anche qualche settore del sindacato avrà opinioni diverse, ma questi comportamenti, che io non condivido, non hanno messo in discussione lo spirito largamente unitario. Prendo comunque atto che, in occasione del 2 agosto, c’è sempre qualcuno che cerca di approfittare della circostanza per contestare la politica del governo, una pratica che io non approvo”.
Anche sul fronte Pdl si attacca chi ha contestato; in una nota il vice capogruppo alla Camera, Italo Bocchino ha dichiarato: “I fischi a Bologna a Cofferati e Rotondi rappresentano una occasione mancata, l'ennesimo trincerarsi di certa sinistra dietro logiche ideologiche che cercano lo scontro a tutti i costi anziché ricercare la verità. Ci sono ancora molti punti oscuri sul 2 agosto che la Procura farebbe bene a voler approfondire: chi non vuol battere anche la pista palestinese non svolge un buon servizio alla verità e al rispetto della memoria delle vittime”.
Sull’altra sponda, il segretario provinciale di Rifondazione comunista, Tiziano Loreti, ha usato parole di tutt’altro tenore: “Chi, in questi giorni, ci ha definito 'minoranza estremista', lontana dalle sensibilità del popolo, ora si deve ricredere. Oggi, la gente se n’è andata, dopo il discorso del presidente dell'associazione dei familiari delle vittime, Paolo Bolognesi. Sono quindi le istituzioni che si sono ritrovate con meno uditorio. La città ha dimostrato che la solidarietà istituzionale e le sole parole non bastano più. Chi pensava che il Prc fosse avulso dal sentire comune ha trovato lasmentite nella piazza che si è svuotata. Bologna non dimentica, la ferita non si rimargina”.
Anche le Rdb, in un loro comunicato hanno rivendicato l’azione di protesta di oggi: “Come ogni anno i delegati e i lavorati di RdB/CUB hanno partecipato alla manifestazione di commemorazione della strage di Bologna ed hanno distribuito un volantino che spiegava le ragioni della presenza ed invitava ad abbandonare la piazza durante l'intervento del rappresentante del Governo. Così è stato: quando ha preso la parola Rotondi, gli abbiamo girato le spalle; l'abbiamo salutato alzando lo striscione con la scritta rivolta al palco ‘CI RIVEDIAMO IN AUTUNNO – SCIOPERO’ e ce ne siamo andati dalla piazza; con noi moltissimi cittadini. Il ministro ha parlato in una piazza praticamente svuotata se si escludono i gonfaloni di rappresentanza istituzionale e quelli della CGIL. Fin dall'inizio abbiamo detto che non avremmo organizzato i fischi al rappresentante del governo, che del resto, ogni anno, viene contestato spontaneamente dalla piazza ma allo stesso tempo non avremmo fatto finta che sul palco non ci fosse un rappresentante di un governo che ogni giorno sforna una qualche provocazione nei confronti dei lavoratori, dei giovani e dei pensionati.”
Chi ha visto tutta un’altra scena è stato invece il Ministro Rotondi. Infatti il suo ufficio stampa ha stilato una nota, a dir poco, ardua: “Apprezzata la presenza del ministro Rotondi alla commemorazione della strage di Bologna. Complimenti all'intervento del ministro da parte del presidente della Regione, Errani, del presidente della Provincia, Draghetti, del sindaco Cofferati e del presidente delle vittime, Bolognesi, per i quali in 28 anni non era mai accaduto che un ministro non fosse fischiato, ma, anzi, applaudito. A salutare il ministro sul palco anche l'ex onorevole Grillini”.
Addirittura il ministro per l'Attuazione del programma si è candidato per fare il bis l’anno prossimo.